SKYRUNNING

Sport, identità e memoria: è la ricetta vincente di Val Brevettola Skyrace

Tra i testimonial dell'evento in calendario domenica 28 luglio anche l'alpinista valdostano François Cazzanelli

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© Sara Mellerio

Ritagliarsi uno spazio nel fine settimana più… off limits dell’anno per quanto riguarda la corsa in natura è un’impresa che addirittura precede quella attende i corridori d’alta quota ma lo staff organizzatore di Val Brevettola Skyrace ha ancora una volta deciso di accettarla. La settima edizione dell’evento VBS è in programma domenica 28 luglio con campo base nel paese di Montescheno (provincia del Verbano-Cusio-Ossola) e teatro d’operazioni sulle montagne circostanti, noncurante del confronto diretto con eventi più blasonati, di più lunga tradizione e ambientati in scenari più conosciuti al grande pubblico. Noncurante ma soprattutto consapevole del proprio valore, anzi dei proprio valori. Davide contro Golia insomma ma soprattutto un’intera comunità con Davide e Manuel, due ragazzi del luogo scomparsi in montagna. Ambientata in Valle Antrona, terra del Lautani d’i sèt fréi (la processione più antica dell'arco alpino, oltre quattro secoli), Val Brevettola Skyrace è dedicata alla loro memoria, a un dolore che prova a stemperarsi in ricordo lungo una traccia-gara da 21 chilometri e 1600 metri di dislivello positivo.

© Sara Mellerio

Sempre alla ricerca di un ampliamento di orizzonti, di un respiro più profondo e di una condivisione a largo raggio, oltre i confini della passione sportiva, il giovane comitato organizzatore di ASD Val Brevettola ha pensato quest’anno di scandire la marcia di avvicinamento alla gara di fine mese con la realizzazione e la proiezione di un docufilm dal titolo “L’eco delle campane d’inverno”, che contestualizza l’evento sportivo stesso e lo inserisce nel suo scenario naturale, precisandolo. Perché un conto è lasciare Montescheno con una coppa, un cesto alimentare o un gadget da pacco-gara, un altro ripartire verso casa con la consapevolezza di ciò che si è fatto e di dove lo si è fatto. E più ancora con il desiderio di tornare per comprendere ancora meglio, condividere un po’ di più o magari anche solo “raccontarsela” in santa pace davanti a un boccale di buona birra.

© Sara Mellerio

Nata nel 2016 e messa in pausa per due anni di fila (2020 e 2021) dall’emergenza-Covid, Val Brevettola Skyrace è ha nel corso degli anni strappato consensi da toprunners e amatori, grazie ai valori di cui sopra, alla qualità dei servizi offerti e - last bu not least - al passaparola tra gli stessi atleti, che al momento di stendere il proprio calendario agonistico, funziona più di locandine accattivanti, promesse di terzo tempo luculliano e quant’altro. O almeno dovrebbe, ma a Montescheno… sì! Senza per questo tirarsi indietro di fronte a opportunità… imperdibili di promuovere il proprio evento.

© Val Brevettola Skyrace Uffcio Stampa

Come è avvenuto in occasione della serata-evento di venerdì 28 giugno (in collaborazione con il CAI di Villadossola e la stazione sciistica Domobianca 265) con François Cazzanelli, uno dei più forti alpinisti attualmenTe in azione, sulle nostre Alpi come sugli Ottomila dell’Himalaya e del Karakorum. Ad un mese esatto dal via di Val Brevettola Skyrace Memorial Meme&Dado.

© Marco Bertolacci

LA GARA

Val Brevettola Skyrace si sviluppa su un anello dallo sviluppo di 21 chilometri per 1860 metri di dislivello positivo/negativo. Si tratta di un percorso molto tecnico: quello di una gara che porta gli atleti ad assaporare la vera montagna, quella meravigliosamente selvaggia dell’alta val Brevettola. La partenza è in Piazza Minacci a Montescheno, a quota 702 metri. Da lì si sviluppa subito una lunga e intensa salita che porta (dopo poco meno di otto chilometri dal via - ai 1977 metri di quota del GPM di Alpe Ogaggia: in pratica una vertical da quasi 1300 metri D+ nel cuore di una skyrace! Qui si trova anche il primo cancello orario: due ore e trenta minuti dal via.

© Roberto Motta

Quindi, una discesa (in certi tratti particolarmente tecnica) consente di raggiungere quota 1653 (Alpe Vauzone). Ecco quindi una nuova salita, molto ripida, che riporta in alta quota: il Passo di Arnigo è la “Cima Coppi” della gara, a quota 2000. Con un lungo saliscendi si raggiunge il Passo di Saudera (metri 1890), ormai a tre quarti della missione finisher (sedicesimo chilometro). Non resta a questo punto che smarcare il secondo e ultimo cancello orario di Colle del Pianino (tempo massimo: cinque ore dal via) e lanciarsi nei cinque chilometri della discesa finale che - non prima di un'ultima breve salita da trecento metri - riporta al capo base di Piazza Minacci, al centro del paese.

© Roberto Motta

Dal punto di vista sportivo si riparte dai risultati di una sesta edizione - quella andata in scena un anno fa - caratterizzata da un vero e proprio one-man-show tra agli uomini e da una sfida molto più incerta in gara-donne. Il keniano Lengen Lolkurraru (ASD Pegarun) aveva infatti sbaragliato la concorrenza in campo maschile, mentre la portacolori di ASD Bognanco l’aveva spuntata sulle due rivali al capolinea di un confronto dall’esito molto più incerto in gara-donne. Al traguardo con il tempo finale di due ore, cinque minuti e 26 secondi, Lolkurraru si era anche impossessato del nuovo primato sulla distanza, abbassando di due minuti e 26 secondi quello fissato nel 2022 dal ruandese Jean-Baptiste Simukeka, che lo aveva a sua volta strappato dopo quattro anni all’esperto campione local Paolo Bert.

© Roberto Motta

Da parte sua, Chiara Iulita (seconda a traguardo nel 2022), aveva fatto il passo decisivo verso il gradino più alto del podio, bloccando la fotocellula del cronometraggio due ore, 52 minuti e 18 secondi dopo il segnale di partenza, piazzandosi ventunesima della classifica assoluta. Niente da fare invece per il record, fin dal 2018 (terza edizione) saldamente nelle mani della rumena Denisa Dragomir.

© Val Brevettola Skyrace Uffcio Stampa

Duecento volontari in servizio nel giorno della gara a Montescheno, paese di quattrocento anime. Più di metà della popolazione attivamente conivolta nello svogimento dell’evento e - in buona sostanza - ogni singolo concorrente… affidato alle cure di un volontario. Non è solo statistica: è il senso della partecipazione e della condivisione. Poi, certo, serve anche la sostanza: servono una “targa” e i fondi necessari affinché tutto possa essere organizzato con cura e responsabilità. Ce ne parla Lorenzo Pavesi, portavoce del comitato organizzatore di ASD Val Brevettola:

“La recente serata con François Cazzanelli ci ha permesso di dare un’ulteriore dimensione culturale al nostro progetto. Ora siamo concentrati sulla settima edizione di VBS, che si arricchisce di parecchie novità: dall’ingresso nel calendario FISky (Federazione Italiana Skyrunning), al nuovo main sponsor CRAZY IDEA. La gara, un giro ad anello di venti chilometri per 1860 metri di dislivello, attraversa l’omonima valle sul sentiero di una delle processioni più antiche delle Alpi, il Lautani d’i sèt fréi. Per mantenere alta la qualità della manifestazione abbiamo deciso di mantenere un tetto di iscritti pari a duecento concorrenti, esclusi i professionisti, che rientreranno in una lista a parte”.

© Val Brevettola Skyrace Uffcio Stampa

Abbiamo scelto di integrare e soprattutto approfondire ulteriormente la nostra presentazione di Val Brevettola Skyrace con le parole dello staff organizzatore (in particolare ancora con quelle del suo portavoce Pavesi) e il racconto delle motivazioni che hanno spinto i suoi membri ad uno sforzo economico e produttivo non indifferente per la realizzazione del docufilm di cui abbiamo scritto sopra. 

© Val Brevettola Skyrace Uffcio Stampa

LA VBS SUL GRANDE SCHERMO CON UN DOCUMENTARIO PRIMA DELLA SETTIMA EDIZIONE

Non è mai facile proporre un documentario indipendente che, oltre a costi di produzione elevati, presenta delle sfide complesse in termini di distribuzione. Eppure, in val d’Ossola “L’eco delle campane d’inverno”, documentario realizzato dal giovane regista Davide Casarotti, che racconta la storia della Val Brevettola Skyrace, ha letteralmente spopolato. L’ennesima sfida lanciata dal gruppo organizzativo della VBS ha ottenuto nei mesi scorsi risultati confortanti. “I numeri delle prime proiezioni sono stati ben oltre le aspettative” ha commentato Casarotti.

© Val Brevettola Skyrace Uffcio Stampa

Quattro proiezioni per lanciare il documentario nello storico Cinema Corso di Domodossola, più di millecinquecento biglietti venduti in poche ore e un’accoglienza estremamente positiva da parte del pubblico, che hanno spinto l’organizzazione ad aggiungere un’ultima data a poche settimane dall'evento sportivo. Certo, sono numeri che ancora registrano una dimensione territoriale, ma l’obiettivo è quello di superarla a breve, anche grazie all’importante appoggio di Premiere Film, una delle realtà distributive più importanti nel nostro Paese, che attualmente ne sta curando la distribuzione festivaliera.

© Val Brevettola Skyrace Uffcio Stampa

IL DOCUMENTARIO

“Perché un documentario? È sempre stato difficile raccontare l’essenza della VBS a chi non la conosce, spiegando a parole la sua carica emotiva e l’aspetto umano. Finanziare la realizzazione di un prodotto di questo tipo è sembrata la soluzione ideale” spiega Lorenzo Pavesi dell’ASD Val Brevettola. Il film non si limita infatti a raccontare l’aspetto sportivo dell’evento, ma torna alle sue origini, ripercorre la nascita di un’iniziativa unica nel suo genere nel contesto di una comunità, quella del paesino di Montescheno, che ha saputo reagire compatta a un lutto tremendo. La VBS nasce infatti nel 2016, quando un gruppo di ragazzi uniscono le forze per costruire un evento in memoria di due amici, Davide e Manuel, morti in un incidente tra le montagne del vicino Vallese.

© Val Brevettola Skyrace Uffcio Stampa

Attorno a loro si stringe l’intera comunità del paese e della valle Antrona, che permette la nascita di una gara di skyrunning in grado di assumere in pochi anni una dimensione nazionale. Sempre, però, mantenendo al centro del progetto l’idea di una sensibilizzazione al ricordo, alla sicurezza in montagna, alla valorizzazione del territorio e al senso di unione dei piccoli borghi alpini. “Abbiamo cercato di raccontare gli aspetti più umani e intensi che ci ha trasmesso la gente di Montescheno" spiegano il regista Davide Casarotti e l’aiuto regista Paolo La Naia. "Ritrovare Manuel e Davide negli sguardi delle persone ci ha permesso di indagare quel sottile rapporto che lega fede, lutto e valore dello sport”.

© Sara Mellerio
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