LANDO NORRIS: VOTO 5
Può solo prendersela con se stesso per aver perso la prima posizione al via, di fatto cedendo al compagno di squadra una sorta di "progenitura" al gradino più alto del podio in caso di mancanza di sfida da parte della concorrenza, che di fatto (bagarre iniziale con Verstappen a parte) non si è mai materializzata. Il problema è che il ponte di comando McLaren intendeva riproteggersi da Hamilton e dalla Mercedes, scegliendo una strategia che ha... illuso Lando, salvo poi richiamarlo all'ordine. Estremizzando: sedotto e abbandonato. La storia delle corse però insegna che il più delle volte il campione si impone. Evidentemente Norris ha ancora molta pista da fare e... magari la radio da chiudere ogni tanto.
OSCAR PIASTRI: VOTO 6,5
Ha messo le basi "formali" della sua prima vittoria (pensando a un più che probabile accordo interno a ruote ferme) con una partenza impeccabile e un aiutino da parte del duo Norris-Verstappen nella staccata di curva uno del Gran Premio. Bravo poi a puntellarla con un ritmo superiore a quello del compagno di squadra nella parte centrale della corsa. Poi si è messo alle spalle di Lando seguendo le indicazioni del suo team, aspettando (magari ad un certo punto sudando freddo dentro il casco) che la vittoria gli venisse servita su un piatto d'argento. Rimane un retrogusto amaro, poi passa! Certo, lo avremmo preferito comunque più efficace nel finale, "rassicurazioni" via radio a parte.
MCLAREN: VOTO 5
La cabina di regia orange difende a spada tratta le proprie scelte e l'ordine d'arrivo dà ragione alla catena di comando guidata da Andrea Stella ma una gestione di questo tipo - valida a inizio Mondiale o magari appena al di la della boa di metà distanza, come in questo caso - è potenzialmente "suicida" nel caso di lotta per il titolo piloti... Nel 2025 verosimilmente, quando Lando e Oscar potrebbero essere lì a giocarsela con Verstappen. McLaren dispone ormai di una monoposto vincente (e globalmente superiore alla Red Bull) ma sul piano della mentalità c'è ancora da lavorare. Poco lucido e ancora meno plausibile autorizzare nello stesso GP i propri piloti a lottare tra di loro per la vittoria (messaggio radio appena oltre la boa di metà gara), salvo poi di fatto smentirsi e "assegnarla" a tavolino a uno dei due, appena una decina di giri più in là.
MAX VERSTAPPEN: VOTO 6
Tre Gran Premi senza mettere piede sul gradino più alto del podio (l'ultima volta ormai un mese fa a Barcellona) rischiano di inceppare un meccanismo quasi perfetto o viceversa di forgiare ulteriormente il carattere di Max. Va all'arrembaggio delle McLaren alla prima curva dopo il semaforo (era la sua unica chances di provare a cambiare la storia del GP), poi deve giocoforza rinfoderare le sue ambizioni. Dai dialoghi di fuoco con il suo pit wall per la strategia "taurina" si passa all'inchiodata su Hamilton che lo scaraventa giù dal podio e anche dietro alla Ferrari di Leclerc. Siamo certi che i toni caldissimi della domenica pomeriggio ungherese si raffredderanno nel giro di poche ore, al massimo un paio di giorni: Spa-Francorchamps bussa già alle porte e non è il caso di lasciare questioni in sospeso. Il rapporto di fiducia con i Tori però è a questo punto compromesso, con possibile effetto-bomba a medio termine. Perché va bene matrimonio di convenienza (reciproca) ma se la convenienza stessa viene meno, lo fanno anche le sue ragioni.
CHARLES LECLERC: VOTO 6,5
Il weekend ungherese era iniziato con l'incidente del venerdì e proseguito con due giorni di prove (senza distinzione tra libere e ufficiali) costantemente nell'ombra del compagno di squadra. Charles cambia passo nella fase centrale del Gran Premio, dimostrando che quando la macchina e le gomme lo supportano, lui è all'altezza. Solo che non basta, non può bastare. VOTO 5,5 a CARLOS SAINZ. Lui dà tutta la colpa di una performance anonima ad una partenza poco efficace che gli fa perdere tre posizioni in trecento metri. Ne recupera una subito sul connazionale Alonso, ma quello rimane il suo unico acuto dell'intero Gran Premio.
LEWIS HAMILTON: VOTO 7,5
Anche un sette volte campione del mondo ha bisogno a volte di un'iniezione di fiducia: nel caso di sir Lewis si è trattato della vittoria nel recente Gran Premio d'Inghilterra. Certo, Budapest non è Silverstone e la Mercedes non è una Red Bull, pardon una McLaren (i tempi cambiano!) ma lui ci passa sopra e mette sull'asfalto una prova di gran classe, respingendo il primo assalto di Verstappen e costringendo l'olandese all'errore nel secondo. Viene da dire: quando un terzo posto vale quasi quanto una vittoria!