Peter Sagan ha cambiato per certi versi il mondo del ciclismo traghettandoci dal movimento a cui ci eravamo abituati negli Anni 2000 a ciò che siamo abituati oggi, con fenomeni come Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard, Mathieu Van der Poel o Wout Van Aert far divertire il pubblico con imprese al limite dell'impossibile. Le radici di questa generazione senza precedenti vanno però ricercato al fuoriclasse slovacco che, dopo una vita trascorsa in bicicletta, ha annunciato il proprio ritiro a trentaquattro anni.
Unico a conquistare sette maglie verdi al Tour de France e, soprattutto, tre titoli mondiali consecutivi su strada, il campione di Žilina ha deciso di dire basta dopo alcune stagioni travagliate, rese ancor più complicate da una doppia operazione al cuore e alla mancata qualificazione alle Olimpiadi Estive di Parigi 2024. Sagan aveva già lasciato il mondo della strada che gli ha regalato anche un titolo europeo, un Giro delle Fiandre e una Parigi-Roubaix oltre a dodici tappe al Tour de France, quattro alla Vuelta di Spagna e una al Giro d'Italia; tuttavia l'obiettivo di puntare tutto sulla mountain bike si è ben presto spento a causa dei problemi di salute che l'hanno afflitto.
A quel punto lo slovacco ha deciso di appiccicare per un'ultima volta il dorsale sulla schiena e prendere parte ai Campionati Nazionali di cross-country andati in scena a Kosice ponendo di fatto fine a una carriera piena di aneddoti e grandi soddisfazioni, ma con l'unico grande rimpianto di non esser riuscito a vincere la Milano-Sanremo, una Classica a lungo inseguito da Sagan, ma sempre mancata per una manciata di centimetri.