NAPOLI

Napoli, l'agente di Di Lorenzo: "Ha sempre detto che sarebbe rimasto solo con Conte"

 Giuffredi in conferenza stampa: "La goccia che fece traboccare il vaso quando Manna ci ha detto che davanti a un'offerta l'avrebbe presa in considerazione"

@Getty Images

Dopo settimane ad altissima tensione e un Europeo disastroso, Giovanni Di Lorenzo ha deciso di rimanere al Napoli. Il suo agente, Mario Giuffredi, ha convocato un'apposita conferenza stampa per spiegare cosa è successo tra il suo assistito e il Napoli. "È un ragazzo che ha passato un'annata difficile, che mai pensava di vivere - ha spiegato - In più, oltre all'aspetto tecnico, Giovanni ha dovuto affrontare tanti altri problemi e si è sostituito un po' ai dirigenti. Nelle mie conversazioni con Manna ho sempre detto che Di Lorenzo sarebbe rimasto solo con l'arrivo di Conte. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando Manna, nel corso dei colloqui individuali fatti con tutti i giocatori, dice a Di Lorenzo che se fosse arrivata un'offerta l'avrebbe presa in considerazione". L'incontro con Conte: "È un campione come allenatore e anche come uomo. Voleva a tutti i costi Di Lorenzo". Sulla trattativa con la Juve: "Io non mi sono mai seduto con la Juventus, non ho mai avuto nessun accordo con la Juventus. La Juventus, come l'Inter e l'Atletico Madrid, mi ha detto che si sarebbero sedute a parlarne con piacere".

LA CONFERENZA DI GIUFFREDI
"Voi sapere quant'è stato difficile il campionato appena finito. Dopo la vittoria dello Scudetto, Giovanni si è trovato con dei cambi radicali. C'è stato un cambio d'allenatore, c'è stato un cambio dirigenziale perché è andato via Giuntoli dopo tanti anni ed è arrivato Meluso. E c'è stato un cambio nel modus operandi, col presidente De Laurentiis molto più vivo nella vita della società. Nessuno si aspettava di fare un campionato da decimo posto. Pensate che annata difficile è stata per i calciatori. Da parte di Di Lorenzo, come da parte di tutti i compagni di squadra, sono stati vissuti momenti difficilissimi, ma tutti loro pensavano che a un certo punto sarebbero riusciti a rimettere la squadra in corsa. Invece passava il tempo e le cose peggioravano. Questo a cosa portava? Alla frustrazione nei confronti del ragazzo, portava alla delusione. Si sentiva inerme perché non riusciva a risolvere i problemi. Passando il tempo la situazione è andata sempre peggiorando. È un ragazzo che ha passato un'annata difficile, che mai pensava di vivere.

In più, oltre all'aspetto tecnico, Giovanni ha dovuto affrontare tanti altri problemi e si è sostituito un po' ai dirigenti. Oltre a fare il calciatore si è dovuto prendere parte di tantissimi problemi, non di natura calcistica, ma anche quei problemi tra la società e la squadra. Quando un giocatore è solo e deve affrontare col presidente tutti i problemi, si arriva alla disperazione e alla frustrazione, non si ha più la forza di reagire. Tutte queste problematiche si sono portate fino alla fine del campionato. Più passavano le domeniche, più diventava pesante la situazione. Nonostante sia arrivato devastato, Giovanni - e lo dico perché ci parlo tutti i giorni, specie alla fine del campionato, come fatto con tutti i giocatori - mi ha sempre detto che se fosse arrivato Antonio Conte sarebbe rimasto, era l'unico allenatore che poteva farlo rimanere. Ma non perché voleva mollare la barca e il club in una situazione difficile, ma perché aveva paura che un altro tipo di allenatore poteva lasciarlo nella stessa situazione. Conte era l'unico allenatore che gli dava garanzie sotto tutti i punti di vista, anche quello personale perché non avrebbe affrontato da solo tutti i problemi com'è accaduto l'anno scorso. Nelle mie conversazioni con Manna ho sempre detto che Di Lorenzo sarebbe rimasto solo con l'arrivo di Conte.

Poi ci sono state due-tre situazioni che hanno portato a un determinato seguito. La prima, durante Fiorentina-Napoli: Di Lorenzo è in trasferta, non va a giocare la partita, resta in camera perché non stava benissimo; a fine partita, quando la squadra va a prendere il treno, il pullman passa a prendere Di Lorenzo in albergo, provano a chiamare il ragazzo e non risponde al telefono. I dottori entrano nella stanza e trovano il ragazzo collassato. È stato un episodio dovuto al tanto stress. Il giorno dopo, invece, si ritrova scritto sui giornali che Di Lorenzo ha finto di star male perché aveva un accordo con la Juventus e non voleva andare alla partita. Non poteva esserci cosa più ingenerosa di questa. Di quella situazione c'è rimasto male perché, nonostante il club sapesse dell'accaduto, nessuno della società abbia fatto una smentita a quelle voci infondate.

Poi è arrivato il momento di Napoli-Lecce. Non ricordo un capitano che venga sostituito a tre minuti dalla fine in una squadra già contestata per un'annata bruttissima, prendendosi i fischi di 50 mila persone. Prendersi i fischi individualmente ha un dolore totalmente diverso dai fischi che ti prendi col resto della squadra. È stato un altro episodio angosciante per il ragazzo. Sono convinto che l'episodio di Napoli-Lecce non sia dovuto alla strategia del presidente De Laurentiis, ma è dovuto a un allenatore che ha fatto una roba neanche nella fantasia più assoluta si può pensare di fare. Una sciagura del signor Calzona. Il presidente non c'entra niente. Ma anche in quell'occasione il ragazzo si sarebbe aspettato che qualcuno spendesse due parole e suo fare.

Poi, nonostante ci siano state tutte queste cose che l'avevano angosciato, il ragazzo aveva sempre detto che sarebbe rimasto con Conte. All'epoca però non c'era la certezza che sarebbe arrivato Conte, il Napoli stava parlando anche con Gasperini e Italiano.

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Poi c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Manna è un mio caro amico, una persona che stimo tantissimo, un ragazzo che sarà al livello di Giuntoli per la grande lungimiranza che ha. Mi dispiace che nei mesi iniziali io sia stato poco collaborativo con lui, mi ha dovuto un po' sopportare. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando Manna, nel corso dei colloqui individuali fatti con tutti i giocaotri, dice a Di Lorenzo che se fosse arrivata un'offerta l'avrebbe presa in considerazione. Ovviamente Manna trasferisce il pensiero del presidente De Laurentiis, che aveva già espresso nella conferenza stampa precedente. Ma quando De Laurentiis lo disse in conferenza a noi non toccarono perché sapevamo che erano generiche, sono cose che si dicono. Quando invece arriva il d.s., ti parla direttamente e ti dice questa cosa, è chiaro che tale cosa ha un impatto diverso sul giocatore.

Manna fin dai primi giorni mi aveva detto però che Di Lorenzo era insostituibile e incedibile, facendomi capire che quello di prima era un pensiero del presidente. Da quel momento però Giovanni ha cominciato a pensare di andar via. Il giorno dopo o la sera stessa mi ha espresso la volontà di cambiare aria. Mettetevi nei panni del ragazzo, che fa 99 cose buone e ne sbaglia una, ma si vede trattato in questo modo, moralmente si sente malissimo. Prima di questo campionato Di Lorenzo ha fatto circa 200 partite col Napoli, senza sbagliarne nessuna. Poi sentirsi messo in discussione per l'ultima stagione pure ha fatto male. In più c'è stata una parola detta durante la conferenza di Conte dal presidente, che disse che si era sentito abbandonato a se stesso. E quella è stata la cosa che ha fatto più male.

Qui entro in scena io. Faccio l'agente, devo tutelare l'interesse dei miei giocatori. Non devo piacere ai tifosi o ai giornalisti. Io ho la fortuna di avere la fiducia dei miei giocatori e non posso mai tradirla. Devo fare sempre e solamente gli interessi dei miei calciatori. Questo lo dico in generale per tutti i miei calciatori, ma soprattutto per Di Lorenzo perché rappresenta una parte importante della mia vita professionale. Uno che viene dal niente come me si trova ad avere il capitano del Napoli e il terzino della Nazionale, è un pezzo importante della mia carriera. Io cerco di tutelare e difendere i miei giocatori, faccio da parafulmine e lo faccio senza nessun problema perché è uno degli aspetti del mio lavoro. Poi vado avanti con le mie strategie. Io non sono un pazzo che si alza la mattina e non sa cosa fa. Quando faccio delle cose è perché le ho calcolate, ho le mie strategie. A volte queste strategie possono sembrare incoerenti, azzardate, anche da pazzo scatenato. Ma sono le mie strategie, so dove voglio arrivare e come ci voglio arrivare. Non faccio capire niente a nessuno. Chi fa il mio lavoro deve essere anche un po' bugiardo, non può dire sempre la verità.

Allora faccio una prima intervista in cui dico che Di Lorenzo vuole andare via, che il ciclo è finito, me la prendo anche con Calzona. Dopo tre giorni ne faccio un'altra, ancora più dura, rivendicando sempre gli stessi argomenti. L'ho fatta in modo duro non perché volevo sfidare qualcuno, né il club né i giornalisti né i tifosi. Lo faccio perché voglio scaturire due cose. Avendo avuto un impatto mediatico così forte, da parte del club mi aspetto due cose: o che si stanchi e mi dica che davvero deve andar via, e a quel punto mi sarei tolto il pensiero. Sono stato mediaticamente pesante per scaturire questa reazione. Oppure la seconda reazione è che il club lo tenesse. Ma tenerlo vuol dire che non fosse una situazione forzata, ma davvero voluta. Questi sono stati i due punti che volevo toccare. Nel frattempo Conte ancora non c'è, quindi non c'è ancora l'allenatore e io vado dritto per la mia strada, cercando ancora di scaturire queste cose. Ogni volta che parlo con Manna infatti dico sempre che Di Lorenzo voleva andar via, non parlavo più col presidente che non sentivo dal match col Barcellona.

Poi è arrivato Conte, ma questo non vuol dire che siamo rimasti per via di Conte. Anche col suo arrivo ho continuato a essere pesante, in modo da essere messo alla porta o essere tenuto con gran convinzione. A quel punto entra in scena il mister, Manna mi combina un incontro con lui, che non avevo ancora avuto il piacere di conoscere. Conte è un campione come allenatore e anche come uomo. È stato lì a sopportarmi. Ho continuato a dire per un'ora che non volevamo sapere niente, che volevamo andare via. Il mister mi ha ascoltato per un'ora. A differenza di ciò che dicono le persone, cioè che Conte ha detto a Di Lorenzo che sarebbe rimasto punto e basta, il mister non si è mai posto così. E se l'avesse fatto chi mi conosce sa che io non l'avrei mai accettato e sarei andato in guerra fino alla morte. Il mister invece si è posto come un campione, ha capito tutti i nostri pensieri, tutto ciò che era successo. Ci ha dato ragione su determinati aspetti che abbiamo toccato. Non c'è stato quindi un allenatore che ha detto che sarebbe rimasto punto e basta, c'è stato un allenatore che si è affiancato a me e a Di Lorenzo e che ha fatto di tutto per rimettere tutto a posto. Si è messo per un momento nei panni di un giocatore che in un anno ne ha passate di cotte e di crude, si è affiancato a noi e ha dimostrato coi fatti di volerlo tenere. Affiancandosi a noi ci ha dunque aiutato a capire se era il caso di rimanere veramente. Ci tengo a sottolinearlo perché questa cosa che si è detta su Conte non mi piace. Non ha detto 'Resta punto e basta', ha risolto i problemi con noi. Io ho tirato un po' la corda anche col mister, per capire se voleva tenerlo con convinzione. Ho parlato tanto con lui, ho avuto due incontri, ci sono andato a cena, ci siamo scambiati tantissimi messaggi. E alla fine sono arrivato alla conclusione che questo era un allenatore che voleva a tutti i costi Di Lorenzo. Allora mi sono tranquillizzato e ho potuto tranquillizzare Giovanni.

Oggi tutti dite che Di Lorenzo aveva fatto tutto alla Juve. Invece io mi ricordo un solo uomo della Juventus che mi chiamava per Di Lorenzo: proprio Manna, quando era alla Juventus, prima che arrivasse Giuntoli. Appurato dunque che sia l'allenatore che il direttore volevano tenere Giovanni, c'era un ultimo ostacolo: capire la volontà della proprietà. I direttori e gli allenatori possono andar via, il presidente De Laurentiis resta. Allora volevo avere l'ultima certezza. Vado a un appuntamento con lui alla Filmauro, lo rivedo dopo tantissimi mesi. Da Barcellona-Napoli non l'avevo mai più visto e sentito perché anch'io, come i tifosi e i giocatori, provano una frustrazione nel vedere il Napoli che non ho mai più visto una partita da quella lì di Champions, ero anch'io molto giù di morale e mi sono allontanato dal Napoli perché anch'io ne sono tifoso.

De Laurentiis nell'incontro alla Filmauro è stato carino e gentile come sempre, ha ammesso alcune mancanze avute dal club nei confronti di Giovanni. Anche il presidente a volte ha detto che non hanno fatto piacere, ma rendiamoci conto che si tratta di un presidente che prende in mano la situazione dopo Giuntoli e Spalletti, ci mette tutti i soldi che ci deve mettere e si ritrova quei risultati. Era anche lui dunque frustrato e incavolato. Anche lui era estremamente deluso. Sono sicuro che io al suo posto ne avrei dette di peggio. La delusione dell'anno scorso non è facile da contenere, quindi anche lui va giustificato se ha avuto qualche mancanza nei confronti di Giovanni. In quelle quattro ore lui mi ha rivendicato queste cose, ciononostante io dicevo che volevamo andare via da Napoli. Ma lo dicevo perché mi mancava l'ultimo gradino per capire se veramente la voglia di tenere Giovanni era tanta da parte del presidente. All'incontro avuto c'era anche l'amministratore delegato Chiavelli, il vice-direttore Sinicropri, persone su cui non ho mai avuto dubbi, volevano Di Lorenzo. I dubbi erano legati solo al presidente. Sono andato via da quell'incontro dicendo che non volevamo rimanere.

Quando vado via, poi, il presidente mi chiama e mi dice se potevamo incontrarci anche il giorno dopo a Napoli. Allora ho capito che anche lui non mollava la presa. Dopo quattro ore di confronto, voleva ancora parlarmi. Ha avuto la pazienza di chiamarmi, di convocarmi al Britannique e siamo stati altre ore a parlare. Dopo quest'ultimo incontro ho avuto la certezza che il presidente voleva tenere Giovanni a Napoli. A quel punto io dovevo anche fare attenzione a far rimanere sereno il giocatore, che stava giocando l'Europeo. Comunque ho parlato con lui, gli ho spiegato tutto questo percorso di chiacchierate, telefonate, stuzzicate verso l'allenatore e verso il presidente. Gli ho spiegato che alla fine di questa mia strategia c'era la certezza che al Napoli lo volessero tutti, che poteva rimanere tranquillo e sereno lì.

Poi a decidere devono essere sempre i calciatori. Questa scelta era importante per Di Lorenzo, allora gli ho detto che la risposta poteva darmela a fine Europeo. Abbiamo così avuto un momento di stand-by, il mio lavoro era concluso, non dovevo parlare più con nessuno e dovevo solo dare serenità a Giovanni durante l'Europeo per maturare la sua scelta. Quand'è finito l'Europeo ed è rientrato in Italia, l'ho chiamato e gli ho chiesto cosa avesse deciso. Lui mi rispose che aveva deciso di rimanere al Napoli perché non poteva lasciare un ricordo così brutto, quello dell'annata precedente. Quando lui mi ha detto queste cose, io gli ho risposto che secondo me doveva andare via. E l'ho fatto per testare anche la sua convinzione di restare. Per due giorni gli ho continuato a dire 'Devi andare via'. E lui in modo sempre deciso mi ha detto 'Mario, resto a Napoli, punto e basta'. Questa cosa mi ha lasciato sereno perché sapevo che voleva continuare con serenità questo percorso al Napoli. Così ho comunicato al club la volontà di rimanere. Di Lorenzo nel frattempo ha avuto dei colloqui con Conte, Manna e 2-3 anche col presidente al telefono. Si è chiuso così il cerchio.

Voglio chiarire una cosa importante sulla Juventus perché ne ho sentite di cotte e di crude. Io non chiamo un club e propongo Di Lorenzo. Quando faccio quelle interviste le faccio anche per far capire agli altri club che Di Lorenzo è sul mercato. Io non mi sono mai seduto con la Juventus, non ho mai avuto nessun accordo con la Juventus. La Juventus, come l'Inter e l'Atletico Madrid, mi ha detto che si sarebbero sedute a parlarne con piacere. Non c'è mai stato nessun accordo, anche perché altrimenti poi avrei fatto una brutta figura. Né con la Juventus né con altri club mi sono seduto. Giuntoli è stata una persona correttissima. È un direttore furbo, scaltro, intelligente. Ma non è andato mai oltre alla frase che mi hanno detto anche tutti gli altri: 'Se il Napoli lo lascia partire io ci sono'. Mi dispiace che si sia creato un polverone su questa cosa della Juventus. Ci tengo a sottolinearlo".

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