Si dice che l'appetito venga mangiando, e chi meglio della società della città di Partenope dovrebbe saperlo? La settimana di Torino del febbraio 2024, al culmine di un avvio esaltante sotto coach Milicic, rimarrà nella mente della GeVi Napoli e della dirigenza. Le dichiarazioni del patron biancazzurro Federico Grassi al Giffoni Film Festival fotografano il momento della Napoli del basket, tra ambizioni e realtà.
"Una sorta di “lucida follia” partita dal palazzetto di Casalnuovo in Serie B, passata al raggiungimento di due salvezze sportive miracolose, fino ad arrivare, grazie al contributo dell’Amministratore Delegato Alessandro Dalla Salda e il Responsabile Area Tecnica Sportiva Pedro Llompart, alla storica vittoria in Coppa Italia": già la consapevolezza di quale sia stato il punto di partenza e quale quello di (parziale) arrivo indica come, almeno nella stanza dei bottoni, non siano la frenesia e l'ansia a dominare una sessione di mercato nella quale non è stato possibile confermate - sino al momento - nessuna delle colonne portanti della passata stagione.
La conferma più importante è quella della guida tecnica, fattore che ha innalzato l'efficacia di tutti gli elementi schierati sul parquet: le aspettative e la resa del 2023/24 suggeriscono che sia Igor Milicic il reale MVP della stagione della GeVi, grazie al quale diversi elementi si sono rilanciati verso destinazioni più attrattive - nello specifico, economicamente - di Napoli.
"Ci dispiace non essere riusciti a trattenere i giocatori protagonisti della passata stagione per la richiesta di aumento dei loro ingaggi. Nel basket non bisogna affezionarsi ai giocatori, soprattutto agli stranieri che sottoscrivono contratti annuali. Comprendo le aspettative dei tifosi, ma bisogna essere realisti e procedere con la politica dei piccoli passi": parole crude, ciniche, pronunciabili solo da chi ha incassato i rifiuti netti di Ennis, Pullen, Zubcic e Brown e non ha nemmeno tentato di confermare Sokolowski e Owens.
Se della rotazione principale della LBA 2023/24 è rimasto solamente il capitano, Giovanni De Nicolao, con Saccoccia e Mabor Dut Biar a rappresentare più polizze a livello di liste e tesseramenti che un reale trait d'union col passato. Inevitabile, dunque, cambiare alcuni cardini dell'impianti di gioco. Un lungo da servire spalle a canestro per concludere nel pitturato come Totè era assente nella scorsa stagione, così come un tiratore da innescare costantemente in uscita dai blocchi come Woldetensae (almeno dall'infortunio di Jaworski in poi).
L'inserimento di Copeland e di Charles Manning Jr. (affare fatto, manca solo l'annuncio) suggeriscono un playmaking meno affidato alle letture a metà campo come era quello di Ennis e Pullen ma, considerando anche la provenienza da un campionato molto più intenso e atletico come quello tedesco, ancor più improntato alla transizione ("Sarà una squadra più atletica" era il dettame firmato Pedro Llompart in apertura di mercato) e all'attacco nei primi secondi dell'azione: secondo il modello di tracciamento di Hack-a-Stat, la GeVi Napoli è stata 2° nell'ultimo campionato per pace (possessi giocati di media per 40') con 77.6, meno solo dell'irraggiungibile Openjobmetis Varese (78.4).
Le idee della proprietà sono chiare. Le indicazioni del comparto tecnico della GeVi Napoli, dal GM al coach, ancor di più. E allora perché saziarsi, per di più nella città fondata da Partenope?