L'INTERVISTA

Dall'amore per il rap al consiglio di Vlahovic: la nuova avventura di Moise Kean in viola

Il nuovo acquisto della Fiorentina si racconta in un'intervista e rivela un retroscena su cosa lo ha spinto ad accettare l'offerta: "Dusan mi ha consigliato di venire qui, era contento della mia scelta"

Nuova vita e nuova avventura per Moise Kean, che dopo gli anni in bianconero è pronto a rimettersi in gioco e a ripartire da Firenze. La sua è una carriera che ancora non ha preso il volo passando da eterna promessa, con l'esordio a 16 anni e 264 giorni nel 2016 con indosso la maglia della Juve, alle aspettative non sempre confermate sia con i bianconeri che con la nazionale azzurra. È stato il più giovane esordiente in Serie A della Vecchia Signora, ma il percorso in casa Juve poi è rimasto in salita, senza mai decollare, e da qui l'addio. Il nuovo attaccante viola ha rilasciato un'intervista all'edizione locale de La Repubblica dal ritiro pre campionato in Inghilterra, rivelando raccontandosi a cuore aperto e svelando alcuni retroscena sul suo passaggio alla Fiorentina (segnalata da un amico speciale)... "Vlahovic mi ha sempre parlato bene di Firenze. Mi ha detto che questa città gli ha dato la svolta, che è grazie anche alla gente che aveva intorno, che l’amava tantissimo. Mi ha consigliato di venire qui ed era contento della mia scelta", ha raccontato l'ex bianconero. Poi una piccola parentesi sul calcio italiano, sulla rinascita che deve ancora compiere, ma soprattutto sui problemi da risolvere con urgenza: "Giovani? Non riusciamo a sfruttarli bene. Anche io sono dovuto andare all’estero per far capire che di talenti giovani e italiani ce ne sono tanti, manca ancora l’approccio giusto. Uno step al quale arriveremo presto, ne sono sicuro", confida in questo Kean.

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L'attaccante parla poi della sua più grande passione dopo il calcio da quando è piccolo: la musica. Quando non è in campo dedica tutto il suo tempo a comporre canzoni, soprattutto rap, con tanto di singolo scritto a quattro mani con l'amico rossonero Leao. "Avevo tredici anni. Tornavo a casa dopo aver giocato per strada: tra una partitella e l’altra vedevo dei ragazzini che facevano freestlye e battle rap improvvisando. Io giocavo e poi mi fermavo con loro. La musica mi ha sempre seguito nel mio percorso da calciatore. Ho scritto 'Outfit' e adesso potrebbe uscire un altro singolo scritto proprio con Leao. I miei riferimenti musicali sono Capo Plaza, col quale ho un ottimo rapporto. Boro Boro che ho conosciuto a Torino e poi Bob Marley. Quando ero piccolo mio padre portava a casa nostra le sue cassette. Anzi - ha raccontato - se c’era un’unica cassetta che potevo ascoltare ed era di Bob. Mi è sempre piaciuta la sua storia: un uomo che ha preso la vita in un altro modo. Le sue frasi sono intense, il suo modo di vivere mi ha ispirato. Lo ammiro così tanto che ho chiamato mio figlio Marley", ha raccontato Kean. "Se Dio ti dà la possibilità di possedere un talento, perché non mostrarlo?", il calciatore spiega così questo fuoco che ha dentro, dispiaciuto che in tanti non riescano ancora a capire quello che trasmette la musica e quale valore possa avere, a prescindere dalla professione di ognuno. 

Altra grande battaglia in cui Kean ha messo anima e corpo è quella contro il razzismo, per tutte le angherie subite e per far si che nessuno possa sentirsi sbagliato: "Quando ero piccolo ci rimanevo male, mi dicevo: io respiro, tu respiri, siamo uguali. Siamo umani. Cosa c’è di strano? Poi ho capito che dobbiamo combattere. Quando vai fuori dall’Italia trovi mentalità che non arrivano a questi pensieri. Pian piano ce la faremo, spero il prima possibile", ha raccontato. E poi c'è il calcio, che ha curato tutti i mali: "Mi dicevo di credere sempre in me stesso, nessuno lo farà per me. In campo sei tu contro tutti e anche contro te stesso. Do sempre il meglio, ora il futuro è la Fiorentina". Infine ha fatto chiarezza sul video diventato virale dei suoi tentativi, non riusciti, di mirare il centro di un gioco per bambini al Viola Park: "Ho pensato di lasciar vincere loro, quel che contava era renderli felici. Se poi la gente la prende in un altro modo, non è un problema mio. Ero lì per far divertire i bambini ed era giusto mettere in chiaro questa cosa sui social", ha concluso.

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