Umberto Molineris è uno degli uomini-chiave del team di Luna Rossa Prada Pirelli. Il velista italo-francese prenderà parte la seconda edizione dell’America’s Cup dopo l’esperienza vissuta nel 2021, tuttavia il romagnolo porterà in barca tutta la freschezza di coloro che sono arrivati nell’equipaggio italiano grazie al programma “New Generation”. Dopo esser passato dalle classi 470 e 49er aggiudicandosi il titolo italiano e alcune top ten a livello mondiale, il 34enne ravennate è diventato trimmer di Luna Rossa occupandosi della regolazione delle vele e dei foil con l’obiettivo di conquistare la 37a America's Cup.
Lei è entrato in Luna Rossa nel 2021 attraverso il programma “New Generation”. Come si è sentito quando è diventato parte di un gruppo così importante?
Avere la fortuna di lavorare in un team di Coppa America ed entrare a far parte di un gruppo così importante come quello di Luna Rossa Prada Pirelli è stato bellissimo, il raggiungimento di un sogno. È un’opportunità che hanno in pochi e rappresenta l’obiettivo massimo per chi pratica il nostro sport e fa il nostro lavoro.
Com’è stato accolto dai membri più “esperti” del gruppo?
Viviamo dalla mattina alla sera tutti assieme. Un team di Coppa è veramente come una grande famiglia, e l’accoglienza non può che essere delle migliori. La fortuna di essere in un contesto del genere è quella di poter interagire con persone di esperienza in tanti campi diversi, e di potere imparare tantissimo.
Lei ha cambiato parecchie tipologie di barche prima di approdare qui. Come mai ci sono state così tante modifiche nel corso della sua carriera?
Come la maggioranza dei velisti, si cresce con le classi giovanili dai singoli ai doppi, poi c’è chi intraprende la classe Olimpica e/o qualche altro circuito professionistico, fino ad arrivare alla Coppa America. Il nostro sport è molto vario e navigare con imbarcazioni diverse è importante, in quanto aumenta il bagaglio d’esperienza.
Lei è chiamato a regolare la vela in base alle condizioni del meteo. Essendo tutto “automatizzato”, come funziona oggi questo ruolo?
Dire che è tutto automatizzato non è corretto, anzi il regolamento è scritto in modo da limitare il più possibile le automazioni. Quello che cambia sono più che altro i sistemi di controllo delle vele (non tanto il modo in cui le controlli): una volta c’erano principalmente scotte, winch e pulegge, ora tutto si muove con sistemi idraulici ed elettronici. Oggi le barche fanno più di quaranta nodi (circa 80 km/h) di bolina, sarebbe impensabile avere gli stessi sistemi di quando ne facevano otto.
Proprio a causa di questa automatizzazione, in futuro non si potrebbe gestire la barca direttamente da remoto?
Già molte cose si possono fare in remoto, ma anche se la tecnologia dà una grossa mano, alla fine è sempre il velista che timona e regola le vele in base alle sensazioni che gli trasmette la barca, quindi non penso sarebbe possibile.
Nel gestire questi aspetti, non l’aiutano i suoi studi di economia?
No, nell’approccio tecnico i miei studi di economia non mi aiutano. Tuttavia, seguire un percorso di studi penso sia importante in qualsiasi ambito, perché ti permette di avere una buona metodologia di lavoro e ti aiuta a rapportarti con le persone. Competenze trasversali sono comunque importanti per affrontare qualsiasi tipo di lavoro, anche in contesti non strettamente legati ai propri studi.
Quanto contatto c’è con gli ingegneri per riuscire a mettere a punto l’imbarcazione?
Un contatto costante. Per sviluppare un’imbarcazione veloce è importante che ingegneri, tecnici e velisti abbiano un rapporto sinergico.
Guardando proprio le esperienze che ha vissuto in precedenza, non le piacerebbe svolgere un altro ruolo nel team in futuro?
Un velista in Coppa America non si limita solo a navigare sulla barca, ognuno di noi ha altri ruoli all’interno del team. Sicuramente, in futuro, quando sarò troppo vecchio per navigare, mi piacerebbe svolgere un altro ruolo e aiutare il team tramite le mie esperienze.