PARIGI 2024

Team Usa, buona la prima con la Serbia: LeBron e Durant show

L'esordio degli Stati Uniti è condito da 18 triple e uno strapotere di fronte al quale nemmeno Jokic può nulla: il +26 finale (84-110) è lapidario

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Dopo la storica vittoria del Sud Sudan in mattinata, la domenica del Pierre Mauroy serve il piatto forte del gruppo C nel tardo pomeriggio. Serbia-USA è di nuovo sfida olimpica a 8 anni dal doppio confronto a Rio, dopo che il 105-79 di 11 giorni fa è stata l'unica amichevole di avvicinamento a Parigi 2024 nella quale LeBron e compagni hanno mantenuto la promessa di dominio che si addice a una simile somma di talento.

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Il 10-2 con cui la Serbia obbliga coach Kerr a chiamare il primo timeout dice molto del diverso tono atletico e mentale con cui Avramovic (6 punti nei primi 3') e compagni approcciano la gara: la squadra di Pesic concede le ricezioni in angolo agli USA, scommettendo sulla disabitudine di stelle conclamate ad attaccare come fossero "solo" specialisti, e attacca Embiid o Davis sul P&R centrale. Le triple di Curry dal palleggio e Booker sugli scarichi riportano Team USA a contatto (12-11), alzando di conseguenza la fisicità americana nella protezione del ferro e generando transizioni rapide e ingestibili dai corpi balcanici. Sono le percentuali da 3, paradossalmente, a tenere gli USA avanti (6/10 nel primo quarto), quando è invece la Serbia a riconoscere tutti i vantaggi costruiti nei pressi del ferro e sfruttarli con tutti gli effettivi (8/12 da 2). Alla prima sirena è 20-25 per Team USA, con la ciliegina dell'alley oop di LeBron per Edwards sulla torta di talento realizzativo americano.

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Dopo lo scambio di parziali di fine primo quarto, l'inizio del secondo è proprietà dell'eleganza letale di Kevin Durant: 14 punti nei primi 5' sul parquet, 5/5 dal campo e primo distacco notevole in favore degli Stati Uniti (25-35). La Serbia persevera nel non punire la difesa che passa sotto ogni blocco sulla palla, non trovando ritmo al tiro dalla media e dalla lunga: sono i movimenti in avvicinamento al ferro e la leadership di Jokic a rispondere parzialmente a un rientro meno ingolfato del quintetto titolare di Kerr (36-40, 9-0 di parziale firmato interamente dal genio di Sombor). 10 palle perse degli USA riportano la Serbia in linea di galleggiamento, almeno fino al rientro in campo di Durant: 21 punti col 100% dal campo nel solo primo tempo - mai successo prima nella carriera di uno dei più grandi attaccanti della storia NBA - hanno l'effetto di galvanizzare tutta la squadra americana, più propensa a cercare e finalizzare sulle riaperture (12/18 da 3 di squadra nel primo tempo, ancor più impressionante se paragonato al 5/16 dei serbi nello stesso lasso di tempo) che non a intestardirsi negli isolamenti verso il ferro. All'intervallo, a ritmi e qualità di scoring elevatissimi - e col secondo canestro di Team USA a fil di sirena della partita, stavolta un fadeaway di KD in faccia a Petrusev, è 49-58 USA.

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Raggiunto il massimo vantaggio USA sul +15 a metà terzo quarto (61-76), una ripresa spezzettata e sporca riporta al centro del dibattito l'impatto di Joel Embiid nelle dinamiche statunitensi: da dove starà il confine tra lo sforzo difensivo di inizio terzo quarto e i possessi nei quali concedere l'inerzia della gara agli avversari - Avramovic, nello specifico - dipenderà la sostenibilità difensiva dei quintetti con LeBron-Curry-Durant contemporaneamente in campo. Il +19 a fine terzo quarto (65-84), firmato dal secondo canestro allo scadere di Edwards del tardo pomeriggio, pare la pietra tombale su una contesa durata sino a quando la lettura dei movimenti serbi su lato debole non è contemplata dalla mentalità difensiva a stelle e strisce: non appena Team USA mantiene la connessione lungo tutti i 28 metri del Pierre Mauroy, perfino la Serbia sembra inerme di fronte al tonnellaggio degli uomini in blu.

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Da sfilacciamento tecnico e tattico a morbidezza di atteggiamento rischia di passare poco, soprattutto se si affrontano gli Stati Uniti: a far alzare le sopracciglia nel finale di gara è il primo errore dal campo di Durant, che "rovina" una partita altrimenti perfetta in attacco. Il parziale di 8-0 che riporta la squadra di Pesic a -13 è puramente illusorio, anzi: il divario finale rovina oltre i demeriti balcanici un pomeriggio contro cui nessuna difesa avrebbe potuto molto, ma il +26 finale (col quarto canestro sullo scadere della gara, in questo caso una tripla di un silente Curry) rischia addirittura di compromettere il piazzamento serbo in caso di sconfitte - quelle sì, non quelle contro i favoriti all'oro - impreviste sul percorso. L'84-110 illumina forse più del dovuto la prestazione globale di Team USA, ma è l'ennesima dimostrazione delle potenzialità di un gruppo giustamente messo nell'ordine di grandezza di Dream Team e Redeem Team: giusto per gradire, l'MVP delle ultime Finals Jayson Tatum e Tyrese Haliburton non hanno messo piede sul parquet. Auguri a tutti gli avversari, e auguri a tutti gli appassionati che continueranno a godersi questa meraviglia a Parigi 2024.

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TABELLINO

SERBIA: Plavsic ne, Petrusev 4, Jovic 5, Bogdanovic 14, Marinkovic 6, Dobric 13, Jokic 20, Micic 11, Guduric 0, Davidovac ne, Avramovic 10, Milutinov 1. Coach: Svetislav Pesic.

USA: Curry 11, Edwards 11, James 21, Durant 23, White 2, Haliburton ne, Tatum ne, Embiid 4, Holiday 15, Adebayo 4, Davis 7, Booker 12. Coach: Steve Kerr.

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