FORMULA 1

Domenicali a tutta pista: "Gare Sprint e GP cittadini? C'è spazio per crescere ancora"

Il cinquantanovenne CEO della F1 rivendica il successo delle scelte dell'Organizzatore del Mondiale e si toglie qualche sassolino dalla scarpa

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© Getty Images

"Ricordo che quando abbiamo introdotto la Sprint Race abbiamo ricevuto molte critiche dai puristi, che peraltro dobbiamo sempre ascoltare, anche quelli che non sono contenti delle nostre scelte. Sento però che ora le cosa sono completamente cambiate, anzi si sono rovesciate. Penso che il cambiamento che abbiamo introdotto quest'anno sia quello giusto per molte ragioni: qualifiche e parco chiuso separati. Non siamo in grado di dire che seguiremo la MotoGP, con la Sprint estesa all'intero calendario, ma c'è margine per crescere, forse fino ad un terzo del calendario: è una possibilità". Nel pieno della pausa estiva del Mondiale (si riparte l'ultimo weekend di agosto con il GP d'Olanda seguito in rapida successione dalla rinnovata Monza), il CEO di F1 Stefano Domenicali spazia a tutto campo con motorsport.com, rivendicando la bontà delle scelte recenti della sua gestione (gare sprint e GP cittadini innanzitutto) ma garantendone l'impegno di fondo a restare aperta al dibattito interno e lanciando un paio di ipotesi ardite" relativamente al formato breve: possibile aumento del numero e inversione (anche solo parziale) della griglia di partenza.

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"Naturalmente poi ci sono argomenti abbastanza controversi. Possiamo discutere ancora una volta sulla necessità di invertire la griglia, o almeno metà della griglia come stanno facendo Formula 2 e Formula 3. Occorre rimanere sempre aperti e possibilisti, nell'interesse dello sport e dell'azione. Personalmente, perché no? Qualcuno può dire: "È un modo falso di correre. Ma non c'è nulla di falso se sei convinto che si tratti del formato giusto per produrre grande azione in pista. Quindi sarei interessato a discuterne ancora".

"È un buon intrattenimento per le persone che vengono in autodromo il venerdì per vedere le macchine che girano solo in vista delle qualifiche e della gara? È davvero questo che la gente vuole vedere? Il mio sogno è: ogni volta che si scende in pista, deve esserci qualcosa in palio. Questa è l'essenza stessa delle corse, questa è la natura dei piloti, perché loro vogliono essere sempre i primi. Penso che siamo sulla strada giusta e l'emozione che portiamo nella gara sprint è molto evidente, visti che molti organizzatori i candidano per averle".

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"Per quanto riguarda il calendario e l'aumento delle gare su circuiti cittadini, è tutta questione di equilibrio. Ricordo che una delle più grandi critiche che erano sul tavolo prima del Gran Premio di Las Vegas era: 'Oh, dai, hai una gara in cui non ci saranno sorpassi, drammi, azione e così via'. In realtà abbiamo dimostrato che i critici della prima ora avevano largamente torto. Sicuramente è fondamentale rispettare i luoghi storici delle corse. La storia è una buona base per investire nel futuro, ma non è tutto. Ci sono piloti che amano le piste permanenti, altri che amano i circuiti cittadini. A costo di ripetermi, la risposta giusta è sempre la via di mezzo. Di sicuro questo è il mio approccio".

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Nell'intervista a tutto campo con motorsport, Domenicali discute anche del prodigioso allargamento della "fan base" del Mondiale portato (negli USA in particolare, storicamente nervo scoperto" della massima formula) dalla serie televisiva Netflix "Drive To Survive" ma non offre novità sostanziali sul futuro del Mondiale in Italia, relativamente alla possibilità che Monza e Imola possano sopravvivere - contemporaneamente - nel calendario dei GP al di là del 2025. Monza che ha appena completato una ristrutturazione completa dell'Autodromo Nazionale (ed è seconda in ordine di apparizione - dopo - Zandvoort - alla ripresa del Mondiale), Imola che Domenicali porta nel cuore come luogo d'origine e alla quale riserva un pensiero particolare alla conclusione dell'intervista stessa, tornando alla cancellazione 2023 a causa dell'alluvione di quell'anno.

"Non sono il tipo di persona che si preoccupa di qualcosa che non è in grado di controllare e inoltre da sempre penso che dietro ad un problema ci sia un'opportunità. Ci sono cose, al di fuori dal nostro controllo, che potrebbero avere un impatto. Siamo uno sport mondiale che in quanto tale è soggetto a fenomeni globali, come quelli legati al cosiddetto cambiamento climatico. Dobbiamo focalizzarci sulla gestione di ciò che possiamo controllare. Se ci riusciamo, siamo in linea con il nostro compito".

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