PARIGI 2024

Ecco il piano della Francia per la finale con gli alieni di Team USA

Il pubblico di casa, le rotazioni di Collet e il talento di Wembanyama e compagni possono tenere testa allo status marziano degli Stati Uniti

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La finale che tutta Parigi 2024 si era auspicata per il basket maschile. Francia contro USA, l'enfant prodige Wembanyama contro il "traditore" Embiid, l’abitudine a spazi e regolamenti FIBA contro la capacità di atleti altrimenti inarrivabili di adattarsi a tempi di gioco diversi dall'universo NBA. Si sono evitate nelle amichevoli in preparazione, ora eccole alla palla a due della Bercy Arena (9 agosto, 21.30).

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Rispetto alle condizioni di partenza del torneo, infatti, è proprio la forma assunta dalla Francia di Collet a ripresentare l'annosa questione tra il basket europeo e quello a stelle e strisce. Due degli elementi sulla carta cardine dei transalpini - Gobert e Fournier, rispettivamente 11 e 12 stagioni alle spalle in NBA - hanno visto ridimensionarsi considerevolmente minutaggio e responsabilità a cavallo tra gironi e fase a eliminazione diretta.

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Ci sono importantissime ragioni fisiche - Gobert ha un paio di dita della mano sinistra costantemente fasciate e bloccate - ed "emotive" - Fournier ha pubblicamente criticato la gestione di Collet in merito all'organizzazione dell'attacco francese, mantenendo le proprie posizioni anche dopo esser stato redarguito dal coach -, ma è inevitabile constatare come i due galletti che hanno fatto un netto step in termini di rendimento siano molto più aderenti al tipo di basket del Vecchio Continente.

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Isaia Cordinier e Mathias Lessort sono non solo formati cestisticamente in Francia, non solo hanno intrapreso la carriera professionistica oltralpe ma hanno - finora - fatto esperienze unicamente in contesti di EuroCup, Eurolega e campionati nazionali europei. Il discorso non deve però incagliarsi nelle secche del consueto "basket vero", "circo NBA" e simili luoghi comuni, ma può essere il manifesto di un livello di giocatori e atleti internazionali sempre più vicino agli standard americani.

A Parigi 2024, la Francia sta trovando risposte da giocatori dal dubbio ambientamento in NBA contro giocatori dal sicuro rendimento nella Lega perché, facendo la tara sulle condizioni di forma fisica e mentale specifiche, è una cosa che Collet e il suo staff si sono potuti permettere di fare.

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Essendo questo il primo reale momento storico in cui ha diritto di cittadinanza un confronto tra questi due mondi, sempre più interconnessi grazie alla migrazione di giocatori, allenatori e idee da una parte all'altra dell'Atlantico, si può affermare che NBA ed Europa sono vicine l'una all'altra. Se però si nutre ancora qualche dubbio su chi guardi ancora l'altro dall'alto in basso, la tripla doppia di LeBron James e i 36 punti di Stephen Curry nella semifinale contro la Serbia sono una discreta dichiarazione d'intenti.

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Di giocatori in grado di elevare il gioco come LBJ e Steph, gli USA ne hanno diversi anche solo considerando il roster di Kerr a Parigi 2024 (il primo tempo di Durant nell'esordio del Pierre Mauroy e l'ultimo quarto nella semifinale dell'8 luglio sono solo uno dei possibili esempi); di Jokic, Giannis e Doncic, tutte le altre selezioni ne hanno a disposizione al massimo un paio contemporaneamente. Quindi no: non è la Francia la favorita per la finale della Bercy Arena, ma lo sarà Team USA.

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Gli elementi di interesse, però, sono moltissimi. La serata al tiro della Serbia potrebbe aver indicato una via da seguire per l'attacco francese, che potrebbe così nascondere le falle ancora presenti in cabina di regia: non è un caso che la prova più convincente del roster di Collet, l'82-73 dei quarti di finale col Canada, sia stata l'unica in cui i transalpini abbiano tentato più conclusioni da 3 che da 2 (rispettivamente 28 e 20) di un'Olimpiade nella quale i quintetti francesi hanno invece utilizzato Yabusele, Lessort e Wembanyama come innesco e non come valvola di sfogo (34.25 tentativi di media da 2 nelle restanti gare, a fronte di 28.25 triple tentate).

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Altro grandissimo spunto sarà il confronto, diretto o meno, tra Victor Wembanyama e Joel Embiid. Il primo non ha mai trovato il ritmo con le conclusioni dal palleggio (26.6% da 3 a Parigi 2024) ma è un fattore difensivo con pochi eguali, soprattutto in assenza dell'altra torre gemella Gobert. Il secondo è subissato di fischi dal pubblico francese da inizio torneo e ha iniziato a rispondere sul campo, con gesti tecnici e altri assai meno legati al gioco, solo dai quarti in avanti: dopo un girone eliminatorio ai limiti del frustrante, un paio di possessi difensivi col Brasile e una seconda metà di gara con l'adeguata fisicità contro la Serbia hanno mostrato un lungo dei Philadelphia 76ers finalmente connesso con lo spirito e la mentalità del team di Steve Kerr

A tutto il resto ci han pensato LeBron James e, specialmente ieri, Stephen Curry. Ed è facile pensare che possano ripetersi anche in Francia-USA.

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