“Il mio approccio è quello di una grande opportunità per imparare, crescere e anche godermi il momento. Qualche timore credo che ci sia sempre, la possibilità di non riuscire ad essere all'altezza delle aspettative credo che spaventi tutti. Non ho paura del giudizio, so che Mercedes ha un’opinione chiara sul mio potenziale. Sono abbastanza tranquillo, se mi si presentasse l'opportunità la prenderei con entusiasmo e cercherei di sfruttarla nel miglior modo possibile. Sto dedicando tutto me stesso per provare a raggiungere questo obiettivo, ho in testa solo il piano a. Mi sono imposto di restare concentrato suo mio obiettivo più immediato, ovvero far bene in F.2. Poi a volte capita che la mente ti porti a pensare ad altro, ma con molta onestà ti dico che oggi per me è ancora un sogno. Vedremo se si avvererà”. La data fatidica di domenica 25 agosto (giorno del suo diciottesimo compleanno) è ormai dietro l'angolo ma Andrea Kimi Antonelli guarda già oltre e - nell'intervista esclusiva con Motorsport.com, della quale riportiamo alcuni passaggi - affronta al tempo stesso a cuor leggero e con la... maturità che sta per timbrare anche sul calendario le domande sul tourbillon di emozioni e di avvenimenti che negli ultimi mesi lo hanno portato al centro dell'attenzione e ormai... alle soglie del Mondiale.
KIMI E LA MERCEDES
“L’aspetto positivo di una relazione già abbastanza lunga è che la squadra ha avuto modo di conoscermi e farsi un’opinione anno dopo anno. Mi hanno sempre detto che sanno bene ciò di cui sono capace. Sento la loro fiducia e questo mi gratifica e mi carica allo stesso tempo. Il percorso che abbiamo fatto in questi cinque anni è stato molto bello, mi hanno aiutato tanto e mi stanno ancora aiutando. Il supporto è cresciuto nel tempo e dallo scorso anno è subentrata anche la preparazione fisica. Uno degli aspetti che apprezzo di più è sentire il supporto della squadra nei momenti difficili: fa davvero la differenza. Sono molto, molto contento di essere parte della famiglia Mercedes”.
KIMI E IL RAPPORTO CON TOTO WOLFF
Il rapporto con Toto Wolff è molto bello e non solo professionale. Nei momenti difficoltà gli chiedo aiuto, non lo nego, e lui cerca sempre un modo per darmi fiducia. Ti faccio un esempio: a Silverstone dopo la deludente qualifica in F.2 ho deciso di chiamarlo perché era un momento un po' difficile. Abbiamo parlato molto e quella conversazione mi ha ridato fiducia, il giorno dopo ho vinto ed è stato davvero bello vederlo sotto il podio”.
KIMI E LA FAMIGLIA
“Mio padre viene in pista ad assistere alle gare, è molto importante per me avere un membro della famiglia vicino. Mi piacerebbe avere anche mia madre, ma ho una sorella minore e giustamente lei ha anche altre priorità. Da parte mia gli impegni sono ovviamente aumentati, trascorro sempre meno tempo a casa e ci sono momenti in cui sia io che i miei genitori ne risentiamo un po’, ma alla fine è uno dei tanti sacrifici che bisogna fare. A volte però sento un po' la mancanza di casa”.
KIMI E LA SCUOLA
“Quando sono in pista devo recuperare, i miei compagni mi tengono informato sul programma che viene fatto in classe e quando sono in viaggio cerco di tenermi allineato. Ci sono dei momenti più difficili, quest’anno quando c’è stata la tripla trasferta Bahrain, Jeddah, Melbourne, prima di partire ho attaccato una mia foto sulla sedia in classe per far capire a tutti che col pensiero ci sarei comunque stato. Poi… a dirla tutta non è andata proprio così, ma i miei compagni sapevano che non ero sparito nel nulla!”.
KIMI E LA PRIMA VOLTA SULLA MERCEDES
“È stato emozionante e impressionante vedere così tante persone intorno alla macchina, è qualcosa a cui un giovane pilota non è abituato. L’emozione mi ha accompagnato anche nel primo giro. Eeavamo a Spielberg e le condizioni non erano delle migliori: diluviava e nel pomeriggio ha anche nevicato! Poi il secondo giorno la pista è migliorata e sull’asciutto sono emerse prestazioni, potenza, decelerazione e carico aerodinamico: tutto pazzesco! Ora posso dire che fino a quando non la provi non puoi apprezzare quanto sia speciale una macchina di Formula 1, solo in pista capisci perché ci sono duemila persone che lavorano per realizzare una monoposto”.
“In pista a Silverstone è stato incredibile. Quando pensi alla sequenza di curve che va da Copse a Chapel credi che non sia possibile, poi quando provi e vedi che la macchina ci sta dentro ti dici…cavolo, c’è ancora margine! Una monoposto di F.1 ti dà tanta fiducia, ma mi risulta ancora difficile trovare il limite. Sono ancora in quella fase in cui capisco di poter chiedere di più,e ogni volta che oso qualcosa in più la macchina ci sta. Arriverà il momento in cui capirò che non c’è più niente da spremere: quello sarà il limite, ma è una finestra molto stretta e sono consapevole che il margine d’errore è sottilissimo. Sto lavorando per capire come poter essere stabilmente nella finestra corretta. Più cresce la confidenza con la macchina e più sento fiducia”.