Il giorno dopo può essere meglio ma anche peggio e, all'indomani della finale della staffetta 4x100 maschile delle Olimpiadi di Parigi, dove gli azzurri campioni in carica di Tokyo 2020 hanno chiuso al quarto posto con il tempo di 37"68, in tanti si pongono dei quesiti su alcune scelte tecniche che, se fatte in altro modo, avrebbero potuto regalare un risultato finale diverso con certamente buone probabilità anche di un sensazionale bis d'oro.
Senza che si possa pensare siano delle critiche, vorremo anche noi porre delle domande, auspicando che in fase di consuntivo finale delle gare olimpiche di atletica, il responsabile tecnico delle staffette, Filippo Di Mulo, voglia dare delle spiegazioni sulla ragione per cui ha schierato un quartetto piuttosto che un altro, sia in semifinale che in finale, per cui andiamo ad analizzare entrambe le due gare facendo le nostre considerazioni in merito.
SEMIFINALE
Disputata intorno alle 12 di giovedì 8 agosto, la squadra azzurra ha corso nella prima semifinale con in formazione, Matteo Melluzzo, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu, chiudendo al quinto posto in 38'07 nella più veloce delle due semifinali, in quanto nella seconda ha vinto la Cina con un tempo ben più alto di quello degli azzurri, 38"24, ma la squadra azzurra si è ritrovata in finale con l'ultimo tempo tra i ripescati e ha inevitabilmente avuto in sorte per l'atto conclusivo la seconda corsia, certamente la peggiore tra quelle sino alla nona, in quanto il raggio stretto delle due curve non facilita chi vi corre.
Sarebbe bastato qualche centesimo meglio per chiudere la propria gara in posizione migliore, sia pur con la sfortuna di essere capitati nella serie nettamente più veloce, ma il cambio in particolare tra Jacobs, che pur ha fatto una frazione eccezionale, e Desalu è stato molto schiacciato, al punto che solo da questo errore si sono persi almeno 20 preziosi centesimi, e allora non ci può non chiedere la ragione per cui sia stato schierato in terza frazione proprio Desalu, che la sera prima con poco più di 12 ore di riposo aveva gareggiato nella sua semifinale dei 200 con l'inevitabile stanchezza che ne poteva derivare, ma ovviamente lo stesso discorso vale per Filippo Tortu, quarto frazionista, anche lui la sera prima nelle semifinali dei 200, al di là del fatto che il suo cambio con Desalu sia stato accettabile.
In altre occasioni, gli atleti che avevano gareggiato poche ore prima erano stati tenuti a riposo, e non è che mancassero le valide alternative, specie e soprattutto per Desalu che, in realtà, è stato inserito a sorpresa perché il quartetto titolare della vigilia sembrava essere quello dell'oro europeo, con Lorenzo Patta in terza frazione, e proprio Patta sempre presente nelle grandi occasioni come l'oro di Tokyo, ma anche l'argento dei mondiali di Budapest 2023, è sempre stato considerato una certezza assoluta per la staffetta, nelle frazioni in curva, come poi ampiamente e straordinariamente dimostrato ieri sera in finale.
Naturalmente non possiamo sapere perché Patta non abbia corso in questa semifinale, magari un piccolo dolore, magari lui stesso l'ha chiesto, aspettiamo una spiegazione come del resto ce lo aspettiamo sul perché non si sia voluto provare, quantomeno in semifinale, Chituru Ali, anche se questo tema è certamente un punto fondamentale sull'analisi della finale.
FINALE
L'ampia premessa sulla semifinale non può non essere anche parte di quanto accaduto poi nell'atto conclusivo, ieri sera 9 agosto alle 19.47, dove l'Italia ha schierato la squadra campione europea con Patta al posto di Desalu, ritrovandosi in una scomoda seconda corsia che però a dire il vero, ha influito negativamente solo in parte, poiché andando ad analizzare i singoli parziali dei vari frazionisti, sempre prendendoli con un minimo di cautela perché possono essere più o meno influenzati dai cambi, notiamo che Melluzzo ha corso in 10"40 di secondo miglior tempo tra tutti, Jacobs in 8"98 anche lui secondo tra tutti, mentre addirittura il ritrovato Patta ha fatto un capolavoro con il miglior tempo di tutti di 9"12 in curva, passando di fatto il testimone a Tortu in seconda posizione solo dietro al Giappone, che con Sani Brown aveva fatto una sensazionale seconda frazione in 8"88, con l'Italia che però era nettamente davanti a Canada, Sudafrica e Gran Bretagna, ma con l'oggettivo riscontro degli ultimi 100 metri finali che vedono il nostro ultimo frazionista con il tempo di 9"20, meglio solo proprio dell Giappone, mentre Andre De Grasse ha fatto 8"89 portando al trionfo la sua squadra, e Simbine e Hughes addirittura un sensazionale 8"78, mantenendo il distacco che avevano tra di loro al cambio che li aveva visti ben staccati dalle primissime posizioni.
Evidente quindi che l'Italia fosse di fatto lanciata per un possibile oro, in quanto l'unica squadra che aveva davanti di poco era il Giappone, che non schierava certo il miglior atleta in ultima, e anche che Tortu abbia purtroppo trovato una delle sue serate peggiori perché veramente troppo è il divario accumulato in 100 metri lanciati rispetto ai suoi avversari, ma lui stesso ieri sera con grande onestà ha ammesso di non essersi espresso al meglio, pur avendo cercato di dare il massimo.
Peccato, perché forse il velocista azzurro era anche un po' stanco per i tre giorni di gare consecutivi, in prove tutte decisive per un motivo o per un altro, e ancora una volta torna la domanda postaci in occasione della semifinale del perché non utilizzare Ali, quest'anno sceso a 9"96 pur in condizioni particolarmente favorevoli, ma sempre molto vicino a crono tra i 10 e i 10"10, ovviamente pensando che sarebbe stato meglio fargli disputare la semifinale ma, considerando che anche in questa gara Tortu non fosse apparso brillantissimo, forse qualche dubbio in più, e non è detto che non l'abbia avuto, Di Mulo se lo sarebbe dovuto porre.
Ovviamente con i se e con i ma non si va da nessuna parte, e rimane in ogni caso un riscontro cronometrico di valore, il quarto di sempre nella storia italiana della specialità, ma troppo vicino non solo al podio, 7 centesimi, ma anche all'oro, 18 centesimi, per non considerare quanto accaduto, ovviamente in virtù del suicidio agonistico dei favoriti statunitensi, una enorme occasione perduta.