DYBALA STORY

Roma, è finita la Joya: troppi giorni in infermeria, Dybala verso l’Arabia

Arrivato in Serie A ancora minorenne, ha vestito la 10 della Juve ma è diventato “vecchio” troppo in fretta

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Fra tre mesi esatti, il 15 novembre, “u Picciriddu” compirà 31 anni. Quel giorno, l’americano che voleva fare l’italiano potrebbe essere saudita. Una carriera unica, per certi versi, quella di Paulo Dybala, che sbarca a Palermo nel 2012 - appena maggiorenne - per la cifra record di 12 milioni. All’Instituto Cordoba, club da cui proviene questo ragazzo con la faccia da eterno bambino, è già conosciuto come la Joya. Alla sesta partita in Serie A, in effetti, quella gioia si riverbera sul calcio italiano.

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Dopo tre anni di apprendistato al Palermo, nel 2015, per 35 milioni di euro, il “nuovo Sivori” sbarca alla Juve ed è amore a prima vista: 19 gol nel suo primo campionato in bianconero. A Torino “U Picciriddu” diventa un uomo, un campione, il nuovo Tevez della Juve. Come il suo connazionale, nel 2017 gioca una finale di Champions League... perdendola. Ma le gioie della Joya, in 7 anni di Juve, sono nettamente superiori alle delusioni: 12 trofei vinti, 115 gol segnati, la maglia numero 10 (quella di Baggio, di Del Piero e di Platini) vestita degnamente e amata quasi come ai tempi dei suoi predecessori. Con un’unica, enorme macchia, però: gli infortuni. Sono 112 le partite saltate da Dybala negli ultimi dieci anni di carriera, 615 giorni di “malattia”. Quella fragilità muscolare, forse anche psicologica, diventa una specie di “colpa”, che finisce per allontanarlo dalla Juve nel maggio 2022, quando la Joya si trasforma in tristezza e, in un certo senso, spinge Dybala verso la Fine.

In realtà, prima dell’eventuale oblio arabo, c’è la Coppa del Mondo vinta in Qatar con l’Argentina (grazie, anche, al suo rigore trasformato in finale) e c’è la Roma, che prova a risvegliare il picciriddu che è in lui. Il talento è sempre fanciullo, l’amore dei nuovi tifosi anche. Il fisico, invece, ha un’altra età. Il numero delle partite saltate (37) supera quello dei gol segnati (34). In giallorosso, l’argentino fa 171 giorni di assenza e la bocciatura sembra inevitabile. Per questo eterno bambino, gioia del calcio, diventato “vecchio” e anche un po’ triste troppo in fretta.

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