LE SDOTTORATE

Le Sdottorate: un Milan "vecchia maniera" e i due tabù targati Inter...

Analisi, numeri e curuosità della prima giornata di Serie A

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© Getty Images

Quattro partite, quattro pareggi. Il primo sabato di campionato è un mix di emozioni soprattutto a San Siro e a Marassi e ridimensiona pesantemente le ambizioni delle milanesi. Il Milan rischia il ko al Meazza, dove il Toro non vince da quasi 40 anni (0-1 gol di Schachner in quella stagione 1984-85 che vide alla fine il Verona scudettato e i granata secondi sulla scia). L’Inter è raggiunta nel finale al Ferraris da un Genoa volitivo e coriaceo.

DEBUTTO FLOP – Il bel precampionato del Milan non si è trasferito ieri sera sul manto erboso di San Siro. Al netto della rabbiosa reazione nei minuti finali e degli azzeccatissimi cambi (a segno i nuovi entrati Morata e Okafor), la squadra di Fonseca, al suo debutto sulla panchina rossonera tre anni dopo le sue due stagioni nella Roma, sembra portarsi dietro i tanti punti interrogativi di quella di Pioli. Due su tutti: Leao è davvero un top player? Calabria è il degno capitano rossonero? E poi il domandone che si fanno tutti i tifosi: perché Theo Hernandez in panchina e Saelemaekers al suo posto sul binario sinistro?

ESORDIO OK – Tanti esordi, assoluti o relativi, in questa prima frazione della prima di campionato. Ovviamente l’uomo-copertina è Paolo Vanoli, al suo debutto su una panchina di Serie A a 52 anni. Vanoli – braccio destro di Conte e suo guru difensivo in occasione dello scudetto interista del 2022 – ha schierato al Meazza una squadra a viso aperto. Stesso modulo (3-5-2) del suo predecessore Juric e praticamente stessi uomini almeno in partenza: con l’ispano-guineano Coco (ex Las Palmas) al centro della difesa al posto del gioiello Buongiorno (sulla carta non proprio un affarone ma il nuovo leader difensivo granata si è mosso proprio bene) e un’idea alla fine niente male, Vojvoda centrale di destra. A tradire Vanoli lo sciagurato ingresso del georgiano Sazonov che sul più bello si è addormentato lasciando a Morata il facile tocco in anticipo dell'1-2.

TABU’ – Marassi non proprio un campo amico per mister e capitano nerazzurri. Simone Inzaghi da quando è alla guida dell’Inter non vi ha mai vinto. L’anno scorso 1-1 con il Genoa, due anni fa 0-0 con la Sampdoria e nella stagione 2021-22 altri due pareggi, 2-2 contro i blucerchiati e 0-0 contro i rossoblù.  Una tradizione negativa, come quella di Lautaro Martinez, solitamente bomber implacabile, che quando vede il Grifone diventa piccolo piccolo: ci ha giocato contro sette volte per un totale di 481 minuti senza mai andare a segno e rimediando anzi tre ammonizioni. Tu chiamali, se vuoi, tabù rossoblù…

GUAPPO – E’ francamente sempre più stucchevole il comportamento in campo di Francesco Acerbi che negli ultimi tempi sembra più dedito a fare il guappo di periferia piuttosto che il buon difensore (che è). Una china fastidiosa che avvicina il centrale dell’Inter ad altri colleghi intenti a provocare e a cercar rogne più che a giocare. Un paio di nomi sparsi qua e là: Leonardo Bonucci, Federico Gatti e Gianluca Mancini. E dire che le grandi squadre hanno spesso espresso difensori di qualità eccelse, arcigni e magari anche duri ma sempre corretti. Anche qui qualche nome sparso qua e là: Samuel, Cannavaro, Nesta e Maldini per coprire l’intero spettro delle tre tradizionali big con le maglie a strisce. Ecco, Acerbi prenda nota e si guardi qualche bel filmato su youtube di quelli che potrebbero essere esempi edificanti. Anche a 36 anni non è mai troppo tardi per migliorarsi…

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