l'analisi

Juventus-Como, l'analisi: come un anno fa, molto più di un anno fa

 La stagione scorsa i bianconeri partivano con un altro 3-0: ma il risultato è l'unica cosa in comune tra quella Juve e questa

di
@Getty Images

Hai voglia a dire: "Anche l'anno scorso la Juventus aveva iniziato il campionato vincendo 3-0 (a Udine, ndr)". Se uno volesse metterci il carico andrebbe indietro di altri 12 mesi perché anche in quel caso fu 3-0 all'esordio, contro il Sassuolo. Però il tris maturato ieri contro il Como è profondamente diverso dagli ultimi due targati Allegri e non è solo questione di essere pro qualcuno o contro qualcun altro: il calcio, o quantomeno l'idea di calcio visto che sono solo i primi 90' e per di più contro un avversario che non ha certo fatto barricate al suo ritorno in Serie A, voluto da Thiago Motta per la sua squadra è qualcosa di assai nuovo dalle parti della Continassa, sia per identità tattica che per scelte di uomini.

Partiamo da queste ultime? Ci voleva coraggio per lasciare in panchina Danilo e Douglas Luiz per scegliere Cabal e Mbangula, rispettivamente classe 2001 e classe 2004, per arrivare a schierare un undici dall'età media di 24 anni e 122 giorni, record per i bianconeri dal 1994/95. Tenendo conto degli ingressi dalla panchina, si può perfino dire che in campo non è entrato nessun giocatore oltre i 27 anni: e questo va oltre il modo di giocare, è anche un modo di pensare.

Scelte azzeccatissime, tra l'altro. Cabal non ha avuto gran lavoro dalle sue parti ma Mbangula, gol e assist, ha vissuto una serata da sogno. Ma Thiago Motta è stato bravo anche a non "dimenticare" nessuno indietro, a fine partita ha elogiato sia Vlahovic, davvero sfortunato, che Yildiz, padrone della numero 10 come fosse una maglia qualsiasi.

Rientrando più in profondità nel tema tattico, il 4-2-3-1 di ieri ha vissuto fasi alterne, diventando all'occorrenza un 4-4-2 piuttosto elastico, dove a farla da padrone sono state più le fasce - e non è un caso che Motta voglia sia Nico Gonzalez che Conceiçao - che il giro palla centrale, dove comunque si è rivisto un Locatelli più sciolto, anche perché aveva più scelte in fase di possesso palla. Non è mancato quasi nulla, compresa la capacità di analizzare i momenti del match, vedere l'azione del primo gol: poco di veramente costruito, ma una ripartenza sull'errore avversario. Che, ribadiamo, non può essere considerato vero banco di prova ma di sicuro non ha potuto niente contro questa bella Juve, chiamata ora a confermarsi nelle prossime settimane, anche in Champions League.

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