LA STORIA

Valentina Petrillo, prima atleta trans alle Paralimpiadi: “Mi ispiro a Mennea”

La runner azzurra, che ha completato la trasformazione nel 2019, si è raccontata in una lunga intervista: "Sono ipovedente, trans e felice"

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Valentina Petrillo corre veloce, detro e fuori dalla pista, per lasciarsi alle spalle il chiacchiericcio e il rumore. Classe 1973, è la prima atleta transgender alle Paralimpiadi in gara sui 200 e i 400 metri piani. Napoletana di nascita e bolognese d’adozione, cinque anni fa ha cominciato il percorso di transizione che l’ha portata a gareggiare come Valentina, sprinter ipovedente.

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Alla Repubblica ha raccontato passato, presente e futuro: “Le sensazioni sono buone, punto a vincere una medaglia. Vivo la vita come una missione, per infondere speranza nelle persone trans e disabili. In pista corro per una comunità intera. La vittoria più bella? Essere un punto di riferimento per tante ragazze, che spesso mi chiedono consigli per la terapia ormonale”.

Il suo idolo? “Pietro Mennea. Mi rivedo nella sua storia: anche io figlia del sud, cresciuta in un contesto difficile, senza pista. Mi allenavo per le strade di San Carlo all’Arena, negli anni '80 preda di eroinomani e spacciatori. Quando rientravo a casa, correvo per evitarli. Questo era il mio allenamento. Avevo paura. Lo sport non rientrava tra le priorità della famiglia. A scuola non c’era neanche la palestra”.

Dove nasce l’amore per l’atletica? “Davanti alla tv, quando ho visto Mennea vincere l’oro a Mosca. Per strada sfidavo gli amici: loro in bicicletta, io a piedi. Vincevo sempre io. Una volta siamo arrivati fino a Pomigliano d’Arco. A quel punto il mio amico Sandro ha detto: “Basta, torniamo indietro”. Correvamo lungo l’Asse Mediano in costruzione”.

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A Parigi spera di ricevere il sostegno delle istituzioni? “Mi aspetto il supporto della mia nazione, così come ogni altro atleta che compete in una manifestazione del genere. Voglio cambiare la prospettiva sugli atleti trans. Conterà soltanto il cronometro, oltre ogni polemica”.

Il rapporto con la sua famiglia? “Ottimo, nonostante abbia divorziato dalla mia ex moglie, Elena. Lei sarà a Parigi insieme a mio figlio Lorenzo, 9 anni. Nel 2017 mio padre Edoardo, ottantaduenne, ha accettato senza problemi il coming out. Mia madre era morta poco prima".

Sarà lei la portabandiera azzurra nella cerimonia di chiusura? “Mi farebbe molto piacere, dipenderà dai risultati”.

Cosa dice ai giovani che vogliono affrontare un percorso come quello che ha fatto lei? “Se ce l’ho fatta io, possono farcela tutti. Sono ipovedente, trans e felice”.

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