“Dopo tre tentativi andati a vuoto a causa di condizioni meteo avverse e un incidente sfiorato avevamo quasi perso le speranze di superare la parete nord-ovest del Drøneren, poi finalmente le cose hanno iniziato a girare nel verso giusto. Ci eravamo basati su pochissime informazioni, in pratica solo una fotografia. Volevamo realizzare una spedizione a basso impatto ambientale, contando solo sulle nostre energie e raggiungendo la base della parete dopo un viaggio di trecento chilometri in kayak nell’Oceano Artico. Tornati alla base, siamo subito ripartiti verso il villaggio di Tasiilaq, le nostre riserve di viveri erano ormai ridotte all’osso”.
Appena tornato al remoto campo base, Matteo Della Bordella riassume così circostanze e senso della sua ultima esperienza alpinistico-esplorativa lungo una nuova via sull’inviolata parete nord-ovest del Drøneren (in Groenlandia), condivisa con due “collaudati” compagni d’avventura - il francese Symon Welfringer e l’elvetico Silvan Schüpbach - e con la “new entry” del team: l’altro scalatore rossocrociato Alex Gammeter.
Davvero una formazione altamente rappresentativa dei Paesi dell’arco alpino, quella composta da MDB e compagni: forte, esperta, ben assortita e... in azione a migliaia di chilometri dalle montagne di casa! I quattro alpinisti hanno fatto centro al quarto tentativo. I primi tre erano stati abortiti a causa delle previsioni meteo sfavorevoli e - nell’ultimo caso - di una scarica di sassi che fortunatamente non ha avuto conseguenze sull’incolumità degli scalatori.
LA PARETE
Prima di Della Bordella e compagni, la parete nord-ovest del Drøneren era stata adocchiata e tentata da Mike Libecki, alpinista ed esploratore statunitense che - intorno al 2015 - si era avventurato in questa regione parzialmente inesplorata della Groenlandia, per la “precisione” nel suo settore sud-orientale. Come i "nostri", anche Libecki aveva tentato un avvicinamento in barca alla parete dei sogni, ritrovandosi però bloccato dal ghiaccio.
Un'avventura molto complessa - quella affrontata ormai nove anni fa dal climber californiano, sfociata in un solo e timido tentativo sulla roccia del Drøneren. Anche per Matteo, Symon, Silvan e Alex non è stato affatto facile organizzare tutta la logistica del progetto, complicata dalla “marcia” di avvicinamento all’obiettivo alpinistico in kayak attraverso l’Oceano Artico, con partenza da Tasiilaq: trecento chilometri all’andata, altrettanti al ritorno.
IL RACCONTO DELLA SALITA
“Dopo tutti i tentativi andati a vuoto avevamo quasi perso le speranze, invece finalmente le cose hanno iniziato a girare nel verso giusto. La parete è bellissima, con una roccia fantastica! In totale la salita è durata cinque giorni e raggiunge difficoltà fino al 7b. Sono 1200 metri di dislivello su cui abbiamo aperto 35 tiri, tutti scalati in libera. In parete abbiamo lasciato solo le soste e non abbiamo utilizzato spit.
Ci sono molti tiri veramente belli, con difficoltà di 7a. Un tiro è invece nettamente più difficile: un 7b su pecker, molto psicologico. Avevamo a disposizione solo una brevissima finestra meteo, che ci ha portato alla decisione di scalare il più velocemente possibile. Per questo ci siamo alternati al comando: solo il primo scalava, mentre gli altri risalivano con le jumar”.
Ridiscesi alla base della parete, i quattro alpinisti hanno avuto ben poco tempo per festeggiare e tantomeno riposare. I nostri hanno preparato i bagagli e caricato i kayak, iniziando subito il lungo viaggio di rientro via mare (anzi oceano) verso Tasiilaq, base di partenza alla fine della prima decade dello scorso mese di luglio. Non si poteva fare altrimenti: la durata prevista della spedizione era infatti di un mese circa e le scorte di cibo erano ormai ridotte… all’osso.