INTERVISTA ESCLUSIVA

Caterina Banti annuncia il ritiro dopo l’oro di Parigi: “Voglio rimanere nel mondo dello sport con un altro ruolo”

La 37enne romana ha deciso di lasciare il mondo agonistico dopo aver conquistato il secondo successo a cinque cerchi in compagnia di Ruggero Tita 

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Caterina Banti è entrata nella storia della vela grazie al secondo oro olimpico conquistato a Parigi nel Nacra 17. Insieme a Ruggero Tita ha costruito un tandem leggendario che ha saputo dominare la scena negli ultimi tre anni conquistando tutte le kermesse a disposizione. Dopo il trionfo nelle acque di Marsiglia la 37enne romana ha deciso a questo punto di metter un punto alla propria carriera e puntare su altre prospettive, dicendo addio alle competizioni agonistiche, ma rimanendo in quel mondo che gli ha dato tanto.

Dopo il trionfo di Parigi, in molti vi vedono come portabandiera a Los Angeles 2028. Ci sarà?

Per me è stata l’ultima Olimpiade visto che ho deciso di ritirarmi dalla mia carriera da atleta. Sicuramente come portabandiera non ci potrò essere, ma potrei presentarmi in altre vesti.

Sta pensando di rimanere nel mondo della vela come allenatrice?

Non proprio da allenatrice, ma ci sono varie cose in essere. Mi piacerebbe ridare quello che ho imparato in questi anni sulla mia pelle.

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Come ha vissuto la seconda vittoria olimpica?

E’ stata l’Olimpiade della consapevolezza e della maturità, perché questa vittoria ci ha regalato una maggior comprensione di noi stessi. Dopo Tokyo con Ruggero c’era l’obiettivo di vincere un’altra medaglia, un’impresa complicata visto che era difficile già vincerne una. Riuscire a centrare questo traguardo è stata una soddisfazione sia per noi che per tutto il team.

In questi tre anni avete vinto praticamente tutto. Come si rimane sempre sulla cresta dell'onda?

Ci vuole una dedizione al lavoro molto profonda, una predisposizione al sacrificio e una grandissima determinazione. Abbiamo avuto la fortuna di esser in due in barca, abbiamo messo assieme la forza di entrambi e siamo riusciti a far il meglio su tutti i fronti. L’attenzione va rivolta a tutti i dettagli, dalla cura della barca alla tecnica passando per la preparazione fisica e mentale, lo studio dei campi di gara e il team che ci circonda. Dopo Tokyo abbiamo deciso di provare a ripeterci creando un nostro metodo. Per farlo abbiamo cercato di alzare sempre più l’asticella sotto ogni punto di vista. 

Come si alimenta la fame di vittoria?
Non è tanto fame di vittoria, perché partiamo sempre con un obiettivo, ma non è detto che riusciamo a portarlo a casa. Il punto di forza è stato quello di guardare sempre alla performance. Non ci siamo mai accontentati, cerchiamo di migliorarci da ogni punto di vista, dalla tecnica in barca alla preparazione mentale. E’ la ricerca di un miglioramento continuo, di andare sempre oltre.

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Siccome siete in due a gareggiare, come gestite l'imbarcazione durante le competizioni?

Non è solo come si gestisce la gara, ma l’equipaggio, l’uno senza l’altra non va avanti. La barca si porta in due, i nostri ruoli sono fondamentali che devono andare di pari passo. Noi ci alleniamo tutti i giorni e abbiamo a che fare la gestione su tantissime cose. Abbiamo lavorato tanto, abbiamo trovato una sintonia in barca sin da subito. E’ vero che ci sono stati problemi di comunicazione profondi visto che siamo un uomo e una donna e abbiamo cinque anni di differenza, ma con l’aiuto di una psicologa dello sport la situazione è migliorata. L’importante è trovare dei compromessi e trovare soluzione per superare i problemi e andare sempre avanti verso l’obiettivo e da qui ognuno deve ricoprire al meglio il proprio ruolo. La barca è un lavoro di squadra, non c’è solo chi va in barca, ma anche chi è fuori. Noi abbiamo un team piccolo, però la barca e l’equipaggio vanno preparati al meglio. 

Guardando al futuro, potrebbe prendere parte all’eventuale campagna di Luna Rossa Prada Pirelli in vista della prossima edizione di Women’s America’s Cup?

Mi piacerebbe molto, sono aperta a ogni occasione.

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