Letsile Tebogo, velocista botswano capace di vincere la medaglia d'oro sui 200 metri delle Olimpiadi a Parigi, dopo essere arrivato sesto nella finale dei 100 proprio dietro all'azzurro Marcell Jacobs, ha vissuto una mattinata unica e indimenticabile della sua vita in quanto è stato ricevuto da Papa Francesco in Vaticano, a due giorni dal Golden Gala di Roma, meeting italiano della Diamond League, dove sarà uno dei principali protagonisti della gara più attesa, quella dei 100 metri che concluderà il programma della serata, in cui sfiderà ancora una volta Jacobs oltre che altri straordinari campioni.
Per l'atleta africano, che è stato accompagnato dal suo allenatore Dose Mosimanyane e dal suo manager italiano Federico Rosa, è stato certamente un momento di enorme emozione specie quando ha chiesto al Papa una preghiera per la madre, Elizabeth Seratiwa, prematuramente scomparsa a soli 43 anni lo scorso 18 maggio, le cui iniziali con la data di nascita sono state incise sulle scarpe con le quali ha vinto i giochi a cinque cerchi, che il Pontefice ha voluto firmare in segno di affetto.
Tebogo, che ha solo 21 anni compiuti il 7 giugno scorso, ha iniziato a corre nel 2019 senza scarpe, indossandole solo dall'anno dopo, e ha vinto il suo primo grande titolo internazionale in occasione dei campionati del mondo under 20 del 2021 in Kenya quando conquistò l'oro sui 100 metri, ma anche l'argento sui 200, impresa poi ripetuta esattamente l'anno successivo nella stessa manifestazione di categoria in Colombia.
A livello assoluto i suoi primi importanti podi sono arrivati nel 2023 ai campionati iridati di Budapest in Ungheria, con l'argento sui 100 e il bronzo sui 200 metri, e poi quest'anno l'apoteosi dell'oro olimpico sul mezzo giro di pista, non dimenticando che nel frattempo si è anche dedicato molto bene ai 400, portando la sua squadra della 4x400 in Francia a un prestigioso argento.
LE DICHIARAZIONI DI TEBOGO
"Vedendomi vincere l’oro olimpico forse tante persone saranno andate a cercare sulle mappe per vedere dove si trova il Botswana e, leggendo sulle mie scarpe le iniziali del nome di mia mamma con la sua data nascita, spero che qualcuno abbia pregato per lei. Correre senza scarpe in Africa e nelle regioni povere del mondo è normale. Spero che le mie vittorie sui 100 e sui 200 metri portino attenzioni al Botswana e all’Africa in generale. È significativo che gli africani non vengano visti unicamente come atleti che corrono le lunghe distanze in quanto, con più strutture anche sportive, sarebbe importante organizzare finalmente le Olimpiadi in Africa e così che il mondo conoscerebbe culture straordinarie. Sono certo che mia mamma sarà felice per quanto accaduto oggi in quanto era una donna di fede. Quando è morta, per un cancro al seno dopo una lunga battaglia, ho pensato di chiudere con lo sport ma poi ho proseguito e ho vinto i Giochi per lei che ha dato a me e mia sorella, che ha 12 anni, l’opportunità di crescere nonostante il contesto dove siamo nati, il villaggio di Kanye che nessuno sa dov’è. Sempre insieme, grazie allo sport, abbiamo visto città che non pensavamo neppure esistessero. Ero un bambino iperattivo, senza speranze ma lo sport e l’amore infinito di mamma hanno consentito di realizzarmi nella vita fino all’oro olimpico. Tutti i bambini in Africa dovrebbero avere queste opportunità".