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Gioco Sporco torna in prima serata su Italia 1: i casi Pantani e Senna con il racconto di Julio Velasco

La serie crime di SportMediaset protagonista in tv per due giovedì con materiale inedito

Giovedì 29 agosto, in prima serata su Italia 1, nuovo appuntamento con «Gioco Sporco – I misteri dello sport», una produzione originale SportMediaset. Vicende tragiche legate al mondo dello sport, con elementi contraddittori che, a distanza di anni, non sono stati del tutto chiariti. In questa puntata verranno raccontate le storie di Ayrton Senna, Marco Pantani, Donato Bergamini e Filippo Raciti, con aggiornamenti legati a sviluppi processuali degli ultimi mesi. Interviste esclusive, documenti e materiali inediti, testimonianze dirette e diversi flashback narrativi sveleranno l’aspetto intimo dei vari protagonisti: tutti hanno un lato oscuro, che deriva dalle loro origini, dall’impossibilità di rimanere normali di fronte al successo planetario, da esperienze di vita che li hanno fatti deviare. A parlare, nel tessuto del racconto, saranno persone, testimoni che li hanno conosciuti nelle loro vite straordinarie, autentiche opere d’arte, che hanno avuto un epilogo tragico. In tutte le puntate la straordinaria partecipazione del C.T. della Nazionale femminile di Pallavolo Julio Velasco, fresco vincitore della storica medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Un personaggio che lo sport lo vive da sempre, lo conosce nel profondo, sa capire chi lo pratica decifrandone i sentimenti. Con lui la criminologa Margherita Carlini e la psicologa Francesca Cenci accompagneranno gli spettatori nelle pieghe di queste storie.

Julio Velasco su Ayrton Senna e Marco Pantani:

«La morte di Senna ha cambiato la Formula 1, perché sport non può voler dire morte. Mentre la storia di Marco Pantani è emblematica per lo sport ma anche per la vita: quello che è stato il più grande scalatore di sempre aveva delle debolezze che fanno riflettere. Quando i grandi campioni cominciano il declino, con problemi come droga, alcool o solitudine, non dobbiamo tenerli sull'altare degli eroi solo, dobbiamo aiutarli quando da un momento all'altro passano a essere persone comuni».

Di seguito, le parole di Tonina, la mamma di Marco Pantani: «Mi sono fatta un'idea: Marco è morto per una questione di soldi. La morte non va in prescrizione mai, io ho portato un sacco di prove, purtroppo non posso portare quello che l'ha ammazzato. Madonna di Campiglio? Era diventato il "dopato d'Italia" sui giornali, per tutti. Io dico solo che Marco non l'hanno mai preso. Delle volte dico "ma se lui non ha preso niente, allora è il più patacca". Tutti fanno e prendono solo lui?».

Di seguito, le dichiarazioni di Angelo Orsi, amico fraterno di Ayrton Senna: «Mi manca un amico, ricordo le serate a casa mia: Ayrton mi raccontava di quando mio figlio scappava da scuola per andarlo a vedere in pista di nascosto. Forse Senna ha voluto che io fossi al Tamburello quel giorno, al momento dello schianto, perché testimoniassi la sua morte con le mie foto. C'era una ferita profonda e il sangue che usciva: mi hanno offerto soldi, cifre con molti zeri, anche solo per vedere queste foto ma nessuno le hai mai viste e nessuno le vedrà mai.».

I dubbi di Donata Bergamini, la sorella di Donato: «C'è sempre stato qualcosa di strano in questa storia, troppe cose strane fin dal primo giorno. Noi abbiamo sempre parlato di quello che abbiamo visto, il viso e le gambe, non siamo mai stati creduti nonostante il magistrato avesse visto il corpo di mio fratello. Già dalla prima autopsia c'erano le motivazioni per mettere sotto torchio qualcuno affinché parlasse, perché quello che avevano detto non era vero. Non avrò pace finché mio fratello non avrà pace, adesso basta chiacchiere».

Uno stralcio delle parole di Antonino Speziale: «A me di quello che pensa la gente su di me non frega niente. Ho pagato tutta la mia pena fino all'ultimo giorno senza benefici e sono tranquillo con la mia coscienza perché non ho ammazzato io l'ispettore Raciti.: voglio far capire a tutta Italia che a ucciderlo è stata una manovra sbagliata di un suo collega.».

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