Sulla carta, Josh Nebo è tutto ciò che l'Olimpia Milano cerca da diverse stagioni nel proprio pitturato: atletismo, tempismo per viaggiare sopra i ferri, graduale aggiunta di consistenza nel proprio gioco, anche all'interno della stessa stagione. In vista del 2024/25, tra una LBA dove riconfermarsi e un'Eurolega piena di stimoli, l'ex Maccabi ha lungamente parlato al sito ufficiale dell'Olimpia.
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I TEMPI DEL COLLEGE
"Avevo una sola proposta per giocare in prima divisione: St. Francis, Pennsylvania, lontano da casa. Ma non avevo alternative. Stare fuori (anno da redshirt a Texas A&M, nda) mi ha permesso di sviluppare il mio corpo, di imparare a lavorare in sala pesi e anche in campo. Ero magrissimo, non avevo massa muscolare. Ma in quell’anno mi sono concentrato sul fisico, sono migliorato in campo. Credo abbia cambiato la traiettoria della mia carriera".
IL SOGNO NBA
"ll Covid mi ha negato la possibilità di fare i workout per le squadre NBA. Sono rimasto al buio, non sapevo come mi consideravano. Sapevo che non sarei stato scelto e che avevo davvero bisogno di fare dei provini, farmi conoscere di più. Ma non potevo".
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L'ANNO DA ROOKIE IN EUROPA
Venire in Europa credo sia stata la migliore decisione che abbia mai preso nella mia carriera. Molto meglio che girare in NBA senza meta. È stato uno shock culturale. Era il mio primo anno lontano da casa ed era tutto chiuso, non potevo neppure andare al ristorante. La mia vita era tutta allenamento e casa. Ma fortunatamente ho avuto un grande allenatore (Ariel Beit-Halahmy) e veterani in squadra che mi hanno messo sotto la loro ala, mi hanno protetto e guidato.
JOE RAGLAND
"Joe Ragland è stato la cosa migliore che mi potesse capitare. In campo naturalmente mi ha reso tutto più facile, ma anche fuori dal campo mi ha insegnato tanto, mi ha fatto capire su cosa concentrarmi. Credo sia stato decisivo anche nella mia crescita successiva: è stato il mio mentore e una sorta di allenatore. Abbiamo guardato i video insieme, ho ascoltato le sue critiche, mi ha guidato nei progressi. L’ho apprezzato tantissimo".
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L'IMPATTO CON EUROLEGA A KAUNAS
Durante la mia stagione da rookie in Israele ero diventato un grande fan dell’EuroLeague, guardavo tutte le partite, seguivo tutte le squadre, così quando sono arrivato a Kaunas avevo un’idea chiara di cosa dovessi aspettarmi, di come sarebbero andate le cose. È stato molto diverso da quello che avevo sperimentato l’anno precedente. Non ho prestato troppa attenzione a quello che si vedeva in partita, ma sono stato attento al lavoro svolto quotidianamente, per ampliare il repertorio, guardando i video, cercando di capire come poter migliorare e sentirmi a mio agio in campo. Si tratta di avere pazienza e continuità nella routine di lavoro quotidiana.
RIMBALZI
"Non so se ci sia un segreto nei rimbalzi. La chiave è giocare duramente, avere un motore che va sempre e pieni giri, giocare con il desiderio di mettere le mani sulla palla e avere la consapevolezza che quello è il mio compito principale in squadra. L’obiettivo è essere il migliore nel proprio lavoro. Avverto la responsabilità di tentare di essere il migliore in ciò che faccio. Per me è divertente andare a rimbalzo e cercare di prenderli tutti".
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L'OFFERTA DELL'OLIMPIA
"Ho deciso di venire qui perché questo è un grande club, che ha grandi ambizioni e vuole tornare al top della competizione anche in EuroLeague, tornare magari alle Final Four. Io e il club condividiamo gli stessi obiettivi e anche gli stessi valori: vincere, tornare alle Final Four, competere al livello più alto. L’Olimpia ha gli obiettivi e le ambizioni che anche io pretendo dalla mia squadra".