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Le Sdottorate: Torino (di nuovo) Capitale. Milan, rimpianto De Zerbi

 Granata e bianconeri guidano la classifica con Inter e Udinese. Rossoneri probabilmente pentiti della scelta dell'allenatore

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Dopo tre giornate nessuna squadra a punteggio pieno. Negli ultimi anni era successo solo nel 2022-23 (ammucchiata a quota 7 punti di sei squadre: Atalanta, Lazio, Milan, Napoli, Roma e Torino in rigoroso ordine alfabetico) e nel 2010-11 (Cesena e Inter in testa con 7 punti). Due anni fa poi scudetto al Napoli, nel 2011 titolo al Milan. Oggi un quartetto di testa, composto da due delle favorite alla vittoria finale e da due rivelazioni assolute. Inter e Juve cominciano il loro duello a distanza, Torino e Udinese sognano finalmente in grande. Il terzo turno si chiude appunto con il successo dell’Udinese su un Como ultimo in classifica con un’altra neopromossa (il Venezia) e soprattutto con lo 0-0 dello Stadium. Partita di rara bruttezza peraltro quella tra Juventus e Roma. D’altronde se nelle nomination di Dazn il poker di possibili migliori in campo recita Savona, Locatelli, Ndicka e Mancini qualcosa evidentemente non è andato per il verso giusto. La terza uscita ufficiale della Vecchia Signora targata TM ci svela dunque che anche la Juve del nuovo corso può giocar male e non segnare (a secco dopo i tris al Como e al Verona). Due dei quattro allenatori in testa alla classifica sono esordienti in Serie A. Kosta Runjaic (alzi la mano chi conosceva costui appena un paio di mesi fa…) ha passaporto tedesco e origini croate, non è di primo pelo (53 anni) e al massimo aveva allenato nella A polacca. Miglior risultato due anni fa, un secondo posto con il Legia Varsavia vincitore negli anni 2000 di ben 9 scudetti. Paolo Vanoli la A l'aveva conquistata poche settimane fa con il Venezia.

PARTENZA SPRINT GRANATA – Il Torino - malgrado il solito mercato sparagnino di un Cairo sempre più nel mirino dei tifosi - si ritrova a sorpresa in testa alla classifica. A fronte di un mercato che ha visto uscire due Nazionali (Buongiorno e Bellanova) e un attivo nella casse di più di 40 milioni (per l’esattezza 41,5 a fronte dei 16,5 spesi e dei 58 introitati) il vero fuoriclasse granata siede in panchina. Si chiama per l'appunto Paolo Vanoli e al suo debutto in A ha raccolto fin qui 7 punti in tre giornate. Di cui due trasferte e con il grande rimpianto per quel 2-2 maturato in pieno recupero a San Siro contro il Milan. Nessuno, nel dopo Superga, era partito così bene nella sua prima esperienza in granata. Neppure l’allenatore dell’ultimo scudetto, Gigi Radice, che nel 1975-76 aveva perso a Bologna alla prima giornata per poi battere il Perugia e pareggiare ad Ascoli per teorici 4 punti (dandone tre alla vittoria, anche se all’epoca valeva solo due punti). Due vittorie e un pareggio era stato il bottino raccolto da Gustavo Giagnoni nel 1971-72: Mantova-Torino 1-2, Torino-Lanerossi Vicenza 2-1 e Varese-Torino 2-2. Avversari decisamente inferiori (sulla carta) almeno a due di quelli affrontati da Vanoli, Milan e Atalanta. Alla fine di quel campionato i granata arrivarono secondi a un solo punto dalla Juventus. Ma con il clamoroso doppio scippo consumato da due famigerati arbitri nativi entrambi di Cormons, in provincia di Gorizia: Enzo Barbaresco (che a Marassi contro la Sampdoria non convalidò un gol di Agroppi con il pallone entrato almeno di mezzo metro prima di essere respinto da un giovane Marcello Lippi) e Paolo Toselli (che a San Siro alla penultima giornata annullò una rete di Toschi per carica al portiere quando a ostacolare Cudicini fu il suo difensore, Rosato). Sampdoria-Torino finì 2-1, Milan-Torino finì 1-1. Due punti mancanti che in classifica avrebbero significato scudetto al Toro. Il primo dopo Superga, in anticipo di quattro anni rispetto a quello vinto da Gigi Radice. 

RIMPIANTI ROSSONERI – Il Milan nella parte destra della classifica con due miseri punticini sui 9 a disposizione fa una certa impressione. Anche perché i pareggi contro Torino a San Siro e Lazio all’Olimpico sono arrivati in rimonta (con il Toro addirittura dallo 0-2). E soprattutto perché il gioco latita, la difesa fa acqua, il centrocampo non fa filtro e l’attacco fatica. Il bel precampionato rossonero sembra ormai un ricordo lontano, l’amara realtà vede Paulo Fonseca già in discussione. In effetti l’ultimo esonero di un allenatore rossonero si produsse con una media punti superiore. Marco Giampaolo venne licenziato nell’ottobre 2019 (dopo una vittoria: a Marassi contro il Genoa) con un bottino di 9 punti in 7 giornate (e alla terza il suo Milan di punti ne aveva 6 contro i 2 di oggi). Probabilmente l’errore sta a monte: il Milan avrebbe dovuto infatti puntare tutto su Roberto De Zerbi. Uno “della casa”, uno con il Milan nel cuore (come del resto il suo fido secondo Andrea Maldera, il miglior “tattico” italiano in circolazione), uno che conosce benissimo il campionato italiano (155 panchine in A, ultima esperienza a Sassuolo con tre stagioni in crescendo e due ottavi posti), uno che in campo internazionale ha fatto bene prima nello Shakhtar e poi benissimo nel Brighton (trascinato nelle coppe europee per la prima volta nella storia). E che adesso prova a interrompere in Ligue 1 lo strapotere del Psg (sei campionati vinti sugli ultimi sette).

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