AVVENTURA AD ALTA QUOTA

Alpine Connections 2024: missione "quattromila" compiuta per Kilian Jornet

Il fenomeno catalano ha collezionato tutte le 82 vette da 4000 metri (e oltre) delle Alpi in soli 19 giorni senza l'utilizzo di veicoli a motore  

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© Nick Madelson

“Questo progetto è stato qualcosa di veramente incredibile dal punto di vista fisico, tecnico e mentale. Credo si sia trattato della cosa più dura che abbia mai fatto. Mentalmente è molto difficile rimanere concentrati per tante ore di fila su quel tipo di terreno. Quello che mi porterò sempre dentro di questa avventura sono soprattutto i momenti vissuti in montagna: il sorgere del sole, la profondità delle notti e la compagnia degli amici sulle creste in alta quota. Adesso però è il momento di riposare e di rielaborare. Credo che servirà un po’ di tempo per assimilare tutto quello che è successo e tutto quello che ho vissuto lassù, perché è stato davvero molto, molto intenso dal punto di vista emozionale. Ora quindi faccio una pausa per rielaborare tutto quanto e poi… ripartire con nuovi progetti”. Kilian Jornet riassume così, con queste parole e con queste riflessioni la sostanza è il senso del progetto "Alpine Connections" che - nella seconda metà del mese di agosto - lo ha portato a toccare in una frenetica corsa multidisciplinare (e sostenibile) tutte le ottantadue punte "ufficiali" da quattromila metri e oltre della catena alpina, fissando già (dopo il meritato riposo) la sua intenzione di intraprendere nuovi progetti. Vengono subito in mente, a livello sportivo, un paio di missioni possibili: UTMB e Trofeo Kima, eventi i cui teatri d'operazioni Jornet ha curiosamente... sfiorato nelle scorse settimane, mentre era intento nel suo progetto! In entrambi i casi Kilian potrebbe puntare a riprendersi i record sulla distanza che lui aveva fissato rispettivamente nel 2022 e nel 2018 e che sono stati cancellati nel 2023 dal trailrunner statunitense Jim Walmsley (UTMB) e recentissimamente, appunto - dallo skyruner scozzese Finlay Wild (Kima). Kilian potrebbe mettere mani (e piedi, e fiato) alla missione UTMB già l'anno prossimo, per poi tornare in Val Masino nel 2026: il Kima si svolge con cadenza biennale. 

© David Arino

Il progetto intrapreso e portato a termine di Kilian si è svolto nella seconda metà del mese di agosto ed era iniziato all’indomani della straordinaria vittoria del trentaseienne atleta-imprenditore catalano (la decima della serie!) nella cinquantunesima edizione della storia Sierre-Zinal, uno dei “gioielli della corona” della regular season di Golden Trail World Series, conosciuta anche come la "Corsa dei Cinque Quattromila". Una sfida colossale, mai tentata prima (in questi termini e con questa programmazione) iniziata alla vigilia di Ferragosto dal Piz Bernina (il quattromila situato più ad est lungo l’arco alpino) per poi spostarsi nel Canton Vallese (e di nuovo dalle parti… di Sierre, per salire i cinque "quattromila" di cui sopra!) e sui giganti della Valle d’Aosta e della Savoia.

Alpine Connections ha seguito - a meno di un anno di distanza - la traversata (in otto giorni) di tutte le vette da tremila metri di quota dei Pirenei, che Kilian aveva intrapreso nell'autunno del 2023. Due performances per certi versi analoghe ma al tempo stesso completamente diverse dal punto di vista tecnico. Molto simili le motivazioni personali: allora il ritorno sulle montagne che Killian aveva frequentato da bambino (i suoi genitori gestivano uno dei rifugi della catena pirenaica che segna il confine tra Spagna e Francia), oggi la rivisitazione della Alpi, sulle quali ha vissuto per oltre un decennio negli anni più intensi della sua attività sportiva.

© Nick Madelson

Nell’arco di sedici tappe e diciannove giorni (diciotto di attività e... uno di riposo), Kilian ha percorso 1207 chilometri e accumulato un dislivello totale di 75.344 metri, raggiungendo tutte le 82 vette di 4000 metri delle Alpi secondo la classificazione UIGAA (Union Internationale des Associations d'Alpinisme). In una combinazione ibrida di trailrunning, alpinismo, arrampicata e ciclismo, Kilian Jornet ha riunito in un progetto unico ed estremamente ambizioso tutto ciò che lo appassiona: la maestosità delle montagne, l’omaggio all'alpinismo e ai suoi grandi interpreti del passato (remoto e recente), la ricerca fisiologica e la ricerca dei limiti fisici e mentali, condividendo tutto questo con amici, familiari e colleghi che lo hanno a tratti accompagnato in un’avventura però largamente e convintamente solitaria.

Partendo dal Piz Bernina (metri 4049 slm) sulla linea spartiacque principale della catena (al confine tra Italia e Confederazione Elvetica) e finendo alla Barre des Écrins (metri 4102) in Francia, Kilian ha spinto i suoi limiti fisici e mentali in una dimostrazione di tecnica, pianificazione, precisione e adattamento molto difficile da comprendere per chi non ha mai affrontato concatenamenti alpini di questa portata. Lungo il suo itinerario, il fondatore del brand NNormal ha scalato alcune delle montagne più importanti delle Alpi, come il Monte Rosa (metri 4634), il Cervino (4478) e naturalmente il Monte Bianco, la massia elevazione delle Alpi con i 4810 metri del suo plateau di vetta.  

© David Arino

La passione di Kilian Jornet per la montagna e la storia dell'alpinismo lo ha portato a sognare il progetto Alpine Connections, che fino ad ora era stato documentato solo da due team di alpinisti che lo hanno sempre ispirato: Ueli Steck (62 giorni nel 2015) e la “cordata” composta da Franz Nicolini e Diego Giovannini (60 giorni nel 2008). Il progetto ha avuto un duplice significato per Kilian: da un lato la familiarità con le montagne dove ha vissuto e si è allenato per dieci anni prima di trasferirsi per amore in Scandinavia (sua compagna di vita è la trailrunner svedese Emelie Forsberg), dall'altro la sfida delle Alpi sconosciute e selvagge, in zone poco frequentate dove ha potuto contare sulle poche relazioni esistenti e sull'esperienza di amici e guide alpine. Tutto questo, unito ad un eccezionale sforzo fisico e ad una costante lotta contro la fatica e contro i "demoni” ben noti agli atleti degli sport di endurance (a partire dalla forte limitazione e dalla privazione del sonno), ha richiesto una concentrazione vitale su tratti di terreno estremamente tecnico ed esposto, potendo contare su un solo vero (e intero) giorno di “stacco” e riposo.

© David Arino

Quando ha iniziato la sua avventura da Saint Moritz (martedì 13 agosto, due giorni dopo la vittoria nella Sierre-Zinal, Kilian non sapeva fino a che punto avrebbe potuto spingere la sua performance e quante fossero le probabilità di portarla a termine con successo. Il suo obiettivo finale era quello di collegare tutte le cime ma - per aumentare le sue chances di riuscita - il “nostro” ha saggiamente e programmaticamente deciso di affrontarne giorno per giorno le possibili incognite. Questo è ciò che lo ha portato a strutturare il progetto in fasi, permettendogli così di gestirle al meglio fisicamente, mentalmente e logisticamente.

© Nick Danielson

Lo spirito innovativo e la creatività di Kilian Jornet si sono riflessi anche nella modalità dell’intero progetto Alpine Connections. Pur seguendo itinerari già completati da alpinisti che avevano in passato messo in atto il concatenamento di più punte da quattromila metri, Kilian ha disegnato sulla carta (e lo schermo dei suoi dispositivi) le sue tracce cercando di trovare quella che lui chiama "la linea più logica": quella che collega il maggior numero possibile di cime da cresta a cresta, senza fare ritorno a fondovalle. Elaborato nel corso di mesi, il piano originale ha per forza di cose lasciato spazio alle condizioni meteo (l’avventura ha fatto i conti con le follie meteo di un’estate alternativamente e imprevedibilmente caldissima oppure tempestosa), con quelle ambientali e con il suo stato fisico, che lo hanno a più riprese costretto a modificare e adattare il piano iniziale. Così, avanzando giorno dopo giorno a seconda delle sensazioni e delle condizioni, Kilian ha "cavalcato" le Alpi di Svizzera Italia e Francia, accompagnato da diversi amici alpinisti (spesso compagni di squadra delle gare di scialpinismo) che lo hanno raggiunto lungo l’itinerario, accompagnandolo in varie tappe, per un totale di 32 vette su 82 affrontate in compagnia (e una cinquantina invece in modalità “solo”).

© David Arino

Kilian ha poi potuto contare sul supporto logistico (ma anche umano) di gestori dei rifugi visitati, dalle guide alpine, dai gestori dei campeggi, dei membri della sua famiglia e poi del calore umano e del tifo sportivo delle persone (alpinisti escursionisti, turisti e popolazioni locali) incontrate lungo il percorso. Tanto da portarlo a dichiarare: "Questo progetto è tanto mio quanto di tutti coloro che mi hanno aiutato in ogni fase. La loro conoscenza, il loro sostegno e la loro amicizia hanno reso possibile qualcosa che sembrava irraggiungibile".

© David Arino

Le tappe di Alpine Connections (da tre ore e 45 minuti a… 34 ore, con una media di diciassette ore quotidiane in movimento), si sono svolte prevalentemente a piedi, di corsa, scalando e arrampicando, il resto è stato speso spostandosi in bicicletta da un massiccio all’altro: 87% del tempo a piedi contro il 13% in bici. Un piccolo team a gestione familiare (a partire da mamma Nuria) gli ha fornito supporto con la logistica per cibo, attrezzature e creazione di contenuti in un progetto che ha richiesto più di sei mesi per essere messo a punto prima della sua fase operativa.

© David Arino

La passione di Kilian per la scienza e la conoscenza scientifica lo ha portato anche a monitorare e misurare rigorosamente diversi parametri fisici che, una volta analizzati, aiuteranno a comprendere meglio le reazioni del corpo in situazioni (anche e soprattutto le condizioni-limite) come quelle vissute dall’atleta catalano e a utilizzare i dati per studi futuri.

© Nick Madelson

ALPINE CONNECTIONS IN CIFRE

- Tappe 1-4: Kilian ha iniziato la sua sfida in Svizzera, scalando vette iconiche come il Piz Bernina (metri 4049) e il Weissmies (4017), affrontando fin dall'inizio condizioni meteorologiche difficili.

- Tappe 5-9: Nel cuore delle Alpi, nella regione del Vallese, il Kilian ha collegato numerose vette, tra cui il Weisshorn (4506) e il Dom des Mischabels (4545), in una serie di tappe molto tecniche, tra cui il leggendario Spaghetti Tour.

- Tappe 10-14: Le tappe finali lo hanno portato nell'area del Monte Bianco, dove Kilian ha scalato alcune delle vette più alte e iconiche del mondo, come il Monte Bianco (4810) e le Grandes Jorasses (4208). Queste tappe finali sono state le più lunghe e tecnicamente più impegnative.

- Tappe 15 e 16: L'ultima parte del progetto si è svolta nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (Italia), collegato da una lunga tappa in bicicletta al Parc National des Écrins, dove si trovano le ultime due vette del progetto, la Dôme de Neige des Écrins (4.015 m) e la Barre des Écrins (4.102 m).

© Nick Danielson

I NUMERI DEL PROGETTO

82 vette oltre i 4000 metri in 3 paesi (Svizzera, Francia e Italia

18 giorni di attività e un giorno di riposo: Kilian si è preso un giorno di riposo a causa della stanchezza e delle cattive condizioni in montagna

16 tappe con una media di 17 ore di attività per tappa

1207 chilometri con 75.344 metri di dislivello in 267 ore, 45 minuti e16 secondi di attività

5 ore e 17 minuti di sonno medio

87% dell'intinerario a piedi contro il 13% in bicicletta

© Nick Danielson

Il 40% delle vette (32 cime) accompagnato dagli amici: Philip Brugger, Mathéo Jacquemoud, Genís Zapater, Alain Tissier, Michel Lane, Bastien Lardat, Noa Barrau, Henry Aymond, Emily Harrop e Benjamin Vedrines a piedi, e Jules Henri e Vivien Bruchez in bicicletta

Kilian ha completato le attività in bicicletta più lunghe che abbia mai registrato

Un team di quattro registi ha seguito e documentato il progetto: David Ariño, Joel Badia, Nick Danielson e Noa Barrau

Un team di fisiologi guidato dal dottor Jesús Alvarez lo ha seguito durante parte dell'avventura per raccogliere dati e campioni fisiologici

Un team di supporto di due persone lo ha seguito in un furgone per fornire rifornimenti in determinati punti e attrezzature di trasporto

© Noa Barrau
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