ADDIO SCHILLACI

Unico, inimitabile Totò: dal Messina al Giappone, una vita sempre al massimo

 La morte dell'eroe di Italia '90 ha scioccato l'intero mondo del calcio

di
@Getty Images

Gli anni '80 erano al tramonto. In una domenica di fine agosto del 1989 un siciliano nemmeno troppo giovane, andava verso i 26 anni, viene fatto debuttare da Dino Zoff in Serie A. La maglia è quella della Juventus e l'avversaria è il Bologna. Finisce 1-1. Salvatore Schillaci realizza un sogno che sembrava impossibile e che da lì a qualche mese si moltiplicherà cambiandogli la vita e consegnandolo all'eternità calcistica.

Sono tanti, troppi, i fotogrammi di una vita incredibile, finita comunque troppo presto. Il rapporto straordinario con un altro grandissimo personaggio, il professor Scoglio, amante di tattica ma non abbastanza da costringere Totò dentro schemi prestabiliti ("Organizzo gli altri dieci, lui deve solo correre dietro la palla") nel suo storico Messina. Ovvio che non potesse trovarsi troppo bene con Zeman, che comunque gli permise di segnare 23 gol nel campionato di Serie B. Le reti che convinsero  Boniperti a portarlo alla Juve. Nella prima stagione in A furono 15 in campionato, nell'anno in cui i bianconeri si portarono a casa Coppa Italia e Uefa.

Abbastanza da convincere Vicini a convocarlo per il Mondiale casalingo del 1990. Lui va in panchina al debutto con l'Austria in mezzo a un Olimpico di Roma vestito a festa. Entra al posto di Carnevale e segna il gol decisivo subito dopo aver messo piede in campo. E a tutti noi che scattiamo in piedi dal divano arriva chiaro in testa il pensiero di come il calcio sappia diventare una favola. Da lì per Salvatore Schillaci, detto Totò, la vita assomiglia a un luna park. La gente assedia la sua casa di Palermo, con i parenti che escono sul balcone acclamati come eroi. E lui non si ferma più. Sei gol e capocannoniere a Italia '90, gli occhi sgranati diventati simbolo di un Mondiale, la sua freschezza e innocenza che conquistano un'intera Nazione. 

Addio Salvatore Schillaci: l'eroe di Italia '90 aveva 59 anni

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Gli altri anni con la Juve, il passaggio all'Inter, i gol-vendetta ai bianconeri indossando la maglia nerazzurra, il finale di carriera in Giappone, dove diventa un idolo anche in un mondo così lontano dal nostro. Lui sa adattarsi a tutto. Anche a una vita a cento all'ora, con due matrimoni, un incarico politico, la gestione nella sua Palermo di un centro sportivo per ragazzi, la partecipazione all'Isola dei famosi e a Pechino Express, oltre a qualche cameo al cinema. Prima che un male incurabile ce lo portasse via insieme alla nostra giovinezza. Nessuna retorica nel pensiero che quegli occhi sgranati rimarranno sempre nel cuore di un'intera generazione. 

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