Non è più tempo di "papaya rules" in casa McLaren e forse non lo è mai stato: da Baku in avanti il team diretto in pista dal Team Principal Andrea Stella non può più permettersi una gestione soft e accomodante dei propri piloti, suscettibile (come si è visto il primo giorno di settembre a Monza) di vanificare in parte la leadership tecnica sulla concorrenza che la MCL60 spinta dalla power unit Mercedes consolida GP dopo GP, senza che questo però si trasformi - sulla linea del traguardo - nel massimo risultato possibile: la vittoria. Gestire i propri piloti lasciandoli liberi di darsi battaglia in pista (rimanendo nei limiti del bene del team, le papaya rules di cui sopra) fa parte del DNA McLaren. Un conto però è quando in squadra ci sono Senna e Prost e si giocano tra loto vittorie e titolo. Un altri quando sono due campioni "in the making" a contendersi la leadership interna mentre il "nemico" vero è là fuori, si chiama Max Verstappen e ha tutte le intenzioni di vendere cara la pelle nelle ultime tappe del Mondiale per aggiudicarsi - magari con il fiatone - il suo quarto titolo consecutivo.
Il campione olandese guida la classifica con sessantadue punti di vantaggio su Norris (303 a 241) e - senza dimenticare che nel mezzo c'è Charles Leclerc (217 punti dopo la domenica trionfale di Monza) - ben centosei su Piastri, staccato quindi di quarantaquattro lunghezze dal proprio compagno di squadra.
È proprio in queste "terra di nessuno" (abitata appunto dal solo Leclerc) che si decide la portata della sfida McLaren a Verstappen. Servirebbero patti chiari, altro che papaya rules! Anche perché un finale di stagione teso e tirato come quello che attende i contendenti si gioca inevitabilmente anche su aspetti psicologici che non possono essere sottovalutati. E da questo punto di vista il pilota McLaren più fragile o perlomeno emotivamente esposto è proprio quello più "vicino" a SuperMax.
Piastri sembra consapevole di questo scenario interno e - al di là della fedeltà alla cusa McLaren - sembra piuttosto propenso a tenere il compagno di garage sulla corda GP dopo GP e il più a lungo possibile, di fatto lavorando alla costruzione della sua candidatura al titolo 2025, quando la superiorità McLaren fin dal primo via sarà acquisita. Solo che i piani 2025 dell'australiano rischiano di... nuocere gravemente a quelli a breve termine del suo team e di Norris, al di là del titolo Costruttori che la McLaren stessa (anche se ancora otto punti dietro a Red Bull: 446 a 438) ha ormai messo in banca.