Le Olimpiadi sono il luogo dei sogni per ogni atleta che si rispetti. Una sorta di "parco giochi" dove poter raccogliere le emozioni più profonde prima di pensare direttamente al risultato. Questo atteggiamento ha aiutato Giorgio Malan che, all'esordio nella rassegna a cinque cerchi, ha conquistato il bronzo nel pentathlon moderno. Una medaglia che, in campo maschile, in Italia mancava da trentasei anni quando nel 1988 a Seul Carlo Massullo conquistava l'argento. Un lasso di tempo incolmabile, ma che ha per certi versi aiutato il portacolori delle Fiamme Azzurre che ha potuto affrontare la prova senza eccessive pressioni e soprattutto godersi tutto il divertimento che le Olimpiadi portano con sè.
Ci racconta la sua esperienza alle Olimpiadi?
Direi non male. Era la mia prima Olimpiade, realizzando di fatto il mio primo sogno. Volevo godermelo appieno come lo avevo sognato da bambino, quindi lo ho affrontato con quell'ingenuità, ma con il desiderio di divertirmi senza la pressione di dover far un risultato. Ho potuto così pensare il più possibile alla mia gara e cosa sarebbe successo lì, godendomi appieno il pubblico che ci sta attorno alle Olimpiadi. Mi sono fatto stupire da molti aspetti e tutto ciò è stato correlato da questo bellissimo risultato.
Com’è stato accolto questo podio a livello italiano visto che l’ultima medaglia risaliva a Seul 1988?
Siamo stati tutti molto contenti, io in primis per i grandi sacrifici fatti, il mio staff che è stato fondamentale per questo risultato, le Fiamme Azzurre come gruppo sportivo, ma anche in primis la Federazione visto che è un risultato che mancava da davvero tanto tempo. C'è stato un grande lavoro soprattutto nel settore maschile visto che a Tokyo nessuno si era qualificato per le Olimpiadi. Ora siamo addirittura riusciti a superare le ragazze che erano presenti anche nel 2020 e quindi ci stiamo confermando come ottima nazione in entrambe i settori.
Quando è scattato per la laser run ha creduto di poter recuperare e raggiungere la medaglia?
Inizialmente non avevo ambizione di risultato, puntavo a godermi l'esperienza e dare il 100%, anche se speravo di poter centrare almeno al finale. Sapevo che facendo una gara normale potevo farcela e così è stato. Quando sono partito per la sfida per le medaglie ho pensato che almeno una top ten l'avrei potuta centrare, tuttavia quando sono scattato per la laser run al quinto posto, ho iniziato a valutare il podio. A qual punto sapevo che, se avessi fatto una bella gara, ce l'avrei potuta fare e così è stato, senza pensare effettivamente alla posizione.
Cosa è accaduto nella scherma dove è stato eliminato subito?
In realtà quello era il bonus round, una sorta di contorno rispetto alla vera fase di scherma che si svolge il primo giorno di gara che è il ranking round, un torneo che prevede una sfida "tutti contro tutti" e soprattutto la vittoria assegnata a chi va per primo a segno. Quello che si vede nella giornata della finale assegna solo dei punti bonus, quindi l'esser eliminato non mi ha penalizzato più di tanto. Il ranking round non era comunque andato benissimo nonostante quest'anno abbia messo grande impegno su questa specialità ottenendo risultati costanti, comunque al di sotto delle mie possibilità. Ciò è accaduto anche alle Olimpiadi, però sapevo che con quei punti mi sarei potuto giocare un buon risultato.
Quanto è legato alla “fortuna” questo sistema che prevede che "chi vince, regna"?
In generale gli assalti a una stoccata sono un po' delicati e differenti da un assalto a quindici stoccate come la scherma. Bisogna a questo punto ingegnarsi per essere competitivi e fare risultato con una stoccata come fanno i migliori. Entra la fortuna, ma i più forti fanno sempre punti.
Come si gestisce lo sforzo affrontando tutt'e cinque le specialità prima in semifinale e poi in finale?
È complicato perché è uno sforzo intenso e prolungato nei giorni, ma forse lo è ancor di più mentalmente visto che, finita una gara, stacchi soltanto in parte dovendo affrontarne subito dopo un'altra. È necessario o rimanere nella bolla, oppure staccare completamente. Questa è la parte più complessa visto che la finale sono due ore di gara, ma alle Olimpiadi hai iniziato due giorni prima, nelle altre competizioni internazionali ben cinque giorni prima. L'abitudine e l'esperienza aiutano per capire sè stessi e cosa fare nei momenti "morti" per evitare di sprecare energie inutili.
Siccome il cavallo nell’equitazione è estratto poco prima della gara, come fa ad abituarsi all’animale?
Per noi è sempre stato così visto che non abbiamo mai usato il cavallo prima della gara. Ciò rende il nostro sport molto particolare perché nell'equitazione è fondamentale il rapporto fra cavallo e cavaliere, noi invece non abbiamo possibilità. E' la parte più adrenalinica della gara perché non sappiamo come possa reagire il cavallo e soltanto nei venti minuti precedenti alla prova possiamo conoscere l'equino. Solo lì dobbiamo esser bravi a capire come si possa comportare. Non possiamo esser troppo sicuri però di come reagirà perché anche lui è un animale, prova emozioni, quando entra in campo gara vede il pubblico e per questo può cambiare atteggiamento. Mi è sempre piaciuto dover mettere in campo versatilità e adattamento anche all'ultimo minuto.
Come la trova la decisione del CIO di sostituire l’equitazione?
E' una decisione che non condivido perché mi sono innamorato del pentathlon in questo modo ed è un peccato che venga stravolto. Il pentathlon finisce ora con Parigi e da lì in poi inizierà un nuovo sport. Nonostante ciò è inutile piangersi addosso, mi piacciono le sfide e per questo mi sto approcciando a questa nuova disciplina. Sono convinto che dando il massimo, arriveranno ottimi risultati anche lì.
A tal proposito, come si è appassionato al pentathlon?
Mi sono appassionato perchè il mio docente di educazione fisica, all'epoca anche mio istruttore di nuoto, mi ha proposto il pentathlon. Da lì inizi con corsa e nuoto e poi si aggiungono gli altri sport. Approcciarmi a così a tante discipline diverse mi ha entusiasmato e da lì non ho più smesso.
Quali saranno gli obiettivi per la prossima stagione?
Innanzitutto rimettermi sotto con l'università, mentre le gare importanti partiranno a marzo. Inizierà un nuovo ciclo olimpico, motivo per cui sarà necessario capire cosa avrà funzionato e cosa no in maniera da far evolvere al meglio il mio staff. Se andranno fatto delle scelte drastiche sul lungo periodo, arriveranno ora. Siamo ancora lontani da Los Angeles e quindi sarebbe giusto farle ora.
Qual è il suo sogno?
Io mi sento un uomo libero, senza pressioni addosso. Sono competitivo, mi piace gareggiare e per questo continuerò a dare il 100% anche se l'importante è continuare a divertirmi.