Uno stadio pieno come non mai, il record di incasso, più di 200 nazioni collegate con San Siro. Per capire quanto conti la partita di stasera basterebbe questo. Oppure la suggestione di due proprietà americane che si scontrano fuori dagli Usa o la curiosità di sapere se possa di nuovo capitare che chi è sfavorito alla fine vinca. Tutto giusto ma stavolta c'è di più. C'è che un allenatore si gioca già la panchina e Inter-Milan assume un significato da dentro o fuori a settembre.
Fonseca penserà a come mettere in difficoltà Inzaghi, su questo non c'è dubbio. Ma l'ombra di Sarri e Tudor è talmente ingombrante da coprire qualsiasi pensiero. L'Inter ha altri priorità. Tipo, ad esempio, prendersi i tre punti e portarsi in quelle zone di classifica da cui, per forza e lignaggio da campione in carica, spiccare il volo verso il bis tricolore. A settembre può accadere anche questo, in un calcio talmente frenetico da non darti il tempo di respirare.
Oppure capita che gli allenatori, più che a lavorare sul campo, si ritrovino a fare gli esperti di video da mostrare ai giocatori con la conseguenza inevitabile di vedere partite a scacchi (a chi volesse confutare questa tesi consigliamo la visione di Juventus-Napoli, sempre se si è già belli riposati per non cadere in un sonno profondo). Mosse e contromosse e piani gara specifici ci sono sempre stati, soprattutto nei match più sentiti. Questa volta c'è chi rimane più o meno fedele a se stesso, Inzaghi, e chi pensa a una sorpresa che assomiglia all'azzardo di chi sa di giocarsi molto. Forse tutto.
Il Milan con la doppia punta Abraham e Morata (accoppiati in orizzontale o in verticale) è un'ipotesi concreta che, almeno sulla carta, sposa l'idea di un Milan a trazione straoffensiva, se si pensa che sulle fasce ci sono Pulisic e Leao, che Rejnders non è propriamente un centrocampista di interdizione e che gli esterni bassi, Emerson Royal e Theo Hernandez, sono soliti spingere a fondo sulle fasce. Fonseca, insomma, sembra dire: "se mi gioco tutto me lo gioco a modo mio".
Quando si affronta l'Inter non si può cercare di mettersi a pressare uomo contro uomo in marcatura individuale. L'Atalanta ne sa qualcosa. I nerazzurri vivono di inserimenti dei centrali bassi, cambi di posizione, rotazioni in ogni zona di campo, esterni che diventano attaccanti, corse in verticale difficilmente "assorbibili" da qualunque difesa. Il Milan, a differenza degli anni di Pioli, applica un'aggressione che parte dal controllo della zona. La chiave di tutto sarà quella di mantenere la compattezza necessaria per non preoccuparsi troppo del movimento ipercinetico degli avversari, anche in fase di costruzione.
Il pressing alto da parte milanista sarà inevitabile ma anche rischioso perché, una volta superata la prima pressione, l'Inter troverebbe praterie da assaltare. Il blocco basso, di contro, esporrebbe la squadra di Fonseca a duelli più complicati da affrontare per chi, per caratteristiche individuali, non ha la fase difensiva nelle sue corde. I motivi per guardare la partita, insomma, anche per chi non è direttamente coinvolto, non mancano di certo e non mancheranno di farlo anche i possibili nuovi occupanti della panchina rossonera.