Dan Peterson è nella Hall of Fame: "Ho dato corpo e anima al basket"
Il coach 88enne ha ricevuto il prestigioso riconoscimento della FIBA: "È arrivato nel momento perfetto"
Pochi personaggi nel mondo dello sport hanno potuto cristallizzare la loro immagine legandola a un ruolo. Dan Peterson lo ha fatto, perché lui è e sarà per sempre "Il Coach". A maggior ragione dopo essere stato inserito ufficialmente nella Hall of Fame della FIBA. Un riconoscimento che ha commentato con grande emozione anche ai nostri microfoni: "Qualcuno dice che mi è stato consegnato tardi... ma credo sia arrivato nel momento perfetto, a 88 anni. Sono felice per questo".
Ci sono tante persone a lui care ad applaudirlo, tutte in piedi. Gallinari, Bonamico e Villalta, avversari come Tanjevic e Bulgheroni, poi gli amici: "Sono abbastanza tranquillo, ma è una grande soddisfazione, un riconoscimento alla carriera. Penso che l’emozione arriverà dopo, quando mi renderò conto. Quando me l’hanno annunciato ad aprile non potevo dirlo, ma lì fu tanta l’emozione. Un momento di soddisfazione, emozione e piacere".
Quanto duro lavoro c’è dietro questo premio? "Ci sono i sacrifici miei e della mia famiglia. Della mia prima moglie che non c’è più. Dei miei quattro figli: sono stato un padre assente. Ma d’altronde per far carriera sono andato anche in Sud America. Chi vuole fare l’allenatore purtroppo deve dedicare anima e corpo alla squadra, che diventa la famiglia del coach. I giocatori sono come dei figli".
Ha più dato o ricevuto dalla pallacanestro? "Ho dato tanto al basket, ma ricevuto molto di più. Mi ha cambiato la vita. L'esperienza in Cile per due anni è un debito che non potrò mai ripagare. Anche se qui in Italia ho sicuramente ricevuto di più".
Bello riflettere sulle "grande famiglia" che il basket le ha regalato: "Quando allenavo non pensavo alle mie idee, perché ero contento quando vedevo un giocatore inventare qualcosa da sé. Quando tiravano fuori qualcosa di speciale, che era merito loro. Ho allenato grandi persone".
La sue visione sul campionato che sta per cominciare: "Ogni anno dico che sarà un campionato equilibrato. Ma ho visto che ci sono due squadre: Milano numero uno e Bologna numero due, che sono una spanna notevole sopra le altre. Andranno loro in finale, sicuramente. Mi ricordo che quando arrivai in Italia era già così: Milano e Varese una spanna sopra".
Come possono cavarsela Olimpia e Virtus in Eurolega? "Abbiamo due buone squadre, solide. Ma due squadre non al completo: il loro obiettivo non è la Final Four, ma la Final Eight. Poi può succedere di tutto, anche se è dura perché ci sono squadre molto forti. Una strada in salita, durissima, ma possibile non gasandosi troppo, facendo un passo alla volta".