Vero, i gol sono arrivati tutti nel giro di cinque minuti alla fine del primo tempo, per il resto non si può dire che il Milan abbia particolarmente brillato. Come è altrettanto vero che ci sia ancora qualcosa da registrare dietro. Non si possono però negare i dati oggettivi, tra i quali spicca la presenza dei rossoneri nella zona alta della classifica e la media di 2,33 gol segnati a partita (14 totali dall'inizio del campionato). Fonseca, in poche parole, dal "dead man walking" del post Liverpool si è trasformato in un allenatore a cui, perlomeno, si può concedere ancora qualche settimana.
Funziona così nel favoloso mondo del calcio tritatutto alimentato da media e social. Il portoghese a cui si potevano muovere critiche in diretta nelle interviste post partita (cosa impensabile per altri allenatori), ha scelto di proseguire con l'all-in del derby e i risultati gli stanno dando ragione, per lo scorno di chi già lo dava per finito. Il sistema è quello di domenica scorsa. Davanti ai quattro difensori, tra cui ormai Gabbia si è guadagnato il posto da titolare, ci sono Fofana e Reijnders alle spalle del quartetto iper offensivo formato da Pulisic e Leao larghi, con la coppia di attaccanti centrali.
In fase di non possesso i quattro attaccanti si collocano sulla trequarti cercando di stare stretti per non rischiare l'imbucata centrale. Contro un 4-3-3 come quello del Lecce, l'obiettivo è isolare Pierret, il perno di metà campo, con Fofana e Reijnders chiamati ad aggredire le mezze ali Coulibaly e Ramadani, mentre i quattro dietro mantengono alta la linea. In zona medio-alta parte il pressing che, alimentato dagli attaccanti, permette dei recuperi palla che possono essere micidiali (come si vede in occasione del terzo gol). I rischi arrivano, con una squadra così stretta, quando gli avversari riescono a uscire sul difensore laterale. In quel caso è troppo lo spazio per la scalata di Fofana e Reijnders e il Milan rischia le imbucate di chi si inserisce a tempo alle spalle della linea difensiva.
In fase offensiva, invece, il centrocampista francese rimane a occupare la zona davanti alle difesa e forma una specie di rombo con Pulisic, che si accentra da desta, una delle due punte che viene incontro, e Reijnders che si alza sul centro-sinistra. L'ampiezza è occupata da Leao ed Emerson Royal. Questo come principio generale perché spesso le posizioni cambiano ma le funzioni restano. Theo, per esempio può spingere sulla corsia mancina, accentrando Leao, o può occupare il mezzo spazio, con Rejinders che sta in copertura. Senza contare le sovrapposizioni interne dell'esterno francese (vedi secondo gol rossonero, retaggio dell'era-Pioli).
La coppia Morata-Abraham contunua a funzionare, anche se il primo non è al meglio ed è uscito per fare posto a Loftus-Cheeck, una delle alternative da giocarsi a partita in corso come Chukwueze, entrato per Pulisic. Per capire se la strada sia quella giusta occorrerà attendere ancora un po', anche se il tempo è uno di quei beni preziosi che a certi allenatori si fa una gran fatica a concedere.