Justin Alston, il segreto di Treviso che si è preso il derby
Le doti da tiratore e rimbalzista dell'ultimo arrivato in Nutribullet si sono viste già a Venezia: 16 punti + 11 rimbalzi e tanta personalità
Pensare che la sfida alla Reyer di Justin Alston era iniziata con una persa in attacco e un movimento di Simms completamente sfuggito in difesa. La solidità e nella presenza fisica dimostrate dal 30enne di Washington l'hanno però reso uno degli MVP della vittoria della Nutribullet Treviso al Taliercio, risultando il più continuo nei 40' degli uomini di Vitucci: 16 punti, 11 rimbalzi e 29' sul parquet per l'ex PAOK.
Il 6/12 dal campo (4/9 da 2, 2/3 da 3) rende solo in parte la valenza di Alston già guadagnata nelle gerarchie trevigiane: considerarlo un semplice tiratore, pur con una predisposizione naturale ad aprirsi oltre la linea da 3 e una sensibilità notevole dalla media/lunga distanza - specie se considerata l'altezza del rilascio dell'americano (204 cm di altezza, qualcosa in più di apertura alare) -, sarebbe riduttivo.
È invece da sottolineare, come mostrato dalla doppia doppia contro gli orogranata di Spahija, l'impatto a rimbalzo: se accoppiato a centri come Kabengele e Tessitori soffre comunque un deficit di kg e stazza ("solo" 101 kg), quando è schierato al fianco di un altro lungo come sarà Paulicap può essere un fattore contro ali dalle leve meno lunghe.
Il prodotto di Boston University, reduce da una fugace esperienza in Cina con Henan, è l'ultimo arrivato dell'estate a dir la verità meno frenetica del solito del DS Giofrè: aggregatosi al resto del gruppo il 31 agosto, Alston ha trovato un contesto nel quale esaltare i propri punti forti - rimbalzista con tempismo per eseguire i tagli a canestri, portatore di blocchi difficili da aggirare, presenza costante a protezione del ferro quando un compagno è battuto dal palleggio - e minimizzare quelli deboli (letture difensive troppo incerte se è il proprio uomo a bloccare, appoggi insicuri se attaccato direttamente da un palleggiatore rapido, limitata capacità di mettere palla per terra in attacco se non in situazioni di post). L'uomo giusto al posto giusto per coach Vitucci, quindi, che ha già dimostrato di rinunciare difficilmente a lui pur di non snaturare altri elementi del roster: momenti di partita con Olisevicius da 4 come nel finale della stagione scorsa non dovrebbero vedersi mai più.
Nel 75-78 di Mestre, diverse immagini sono rimaste impresse della prestazione di Alston: il paio di canestri dal mezzo angolo, realizzati con la collaborazione della tabella, come un maestro del fondamentale come Tim Duncan era solito fare; il gesto del "too small", "troppo piccolo", riferito a Tessitori dopo il rimbalzo offensivo e conseguente appoggio del +10 a fine terzo quarto; la freddezza ai liberi sul +4 nel finale, tutt'altro che scontata per un tiratore attorno al 70% in carriera a cronometro fermo, col 2/2 dalla lunetta a creare un margine utile a rendere insufficienti i miracoli veneziani di Moretti e Wiltjer. La personalità e i centimetri non mancano: in attesa della condizione ottimale, i primi lampi di Justin Alston hanno però già fatto brillare Treviso.