Ha ammesso gi addebiti che gli vengono contestati Cristian Ferrario - ritenuto il prestanome del leader ultrà nerazzurro Andrea Beretta e di Antonio Bellocco, ucciso da Beretta a coltellate un mese fa - ai domiciliari perché coinvolto nell'inchiesta della Procura di Milano che ha azzerato i vertici della curva Nord dell'Inter e Sud del Milan. Gli interrogatori di garanzia degli ultras arrestati, condotti dal gip Domenico Santoro, si sono conclusi oggi, alcuni condotti nel carcere di Opera, altri invece a Palazzo di Giustizia. Presente anche il pm Paolo Storari.
Ferrario, come si legge nel capo di imputazione, come "prestanome di Beretta e Bellocco" incassava 40.000 euro "con causale fittizia: restituzione per cucina" al posto dei due capi ultrà - "che attraverso tale fittizia attribuzione eludevano le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale" a cui erano sottoposti - come compenso di una "protezione mafiosa da loro fornita" a un conoscente "che aveva effettuato investimenti in Sardegna, osteggiati attraverso atti vandalici". In più a Ferrario, difeso dall'avvocato Mirko Perlino, oltre al trasferimento fraudolento di valori, è stata contestata l'aggravante di aver agevolato l'associazione mafiosa dei Bellocco.
Il Gip Domenico Santoro si è recato a Opera per interrogare Gianfranco Ferdico, il padre di Marco, uno dei capi ultrà dell'Inter, Renato Bosetti e Giuseppe Caminiti. Quest'ultimo, come Bellocco legato alla 'ndrangheta, è accusato anche dell'omicidio del 1992 di Fausto Borgioli, uomo della banda di Francis Turatello. I tre e altri due ai domiciliari, convocati a palazzo di giustizia, non hanno risposto alle domande.