"Il mio lavoro con la Red Bull sulla Formula Uno è finito già la scorsa primavera all'indomani dopo il Gran Premio del Giappone, da allora però ho lavorato sodo sulla RB17 Hypercar, una sorta di progetto collaterale che mi sta tutt'ora appassionando tantissimo, perché è qualcosa di un po' diverso. Si tratta di applicare gli stessi principi che ho imparato dalla Formula 1, ma per un progetto differente... Ci sto ancora lavorando e ci lavorerò fino al primo giorno del prossimo mese di marzo (quando il 65enne genio inglese terminerà l'attuale gardening leave, ndr), e poi darò ilmio contributo anche dopo quella data. Non dalla factory di Milton Keynes, oviamente! Si tratterà più di parlare con i miei collaboratori in videoconferenza o via e-mail. E quando la macchina farà il suo debutto - la prossima estate - presenzierò anche ai primi test in pista". Nel corso di un recente episodio del podcast "High Performance Podcast", Adrian Newey ha...gettato nel panico i tifosi di Aston Martin, la squadra che poco meno di un mese fa (martedì 10 settembre) ne ha annunciato l'ingaggio, rivelando che il cordone ombelicale con i "Tori" non è stato del tutto reciso, anche se il rapporto sarà limitato al completamento dei primi giri di ruote e di pista della superesclusiva e costosissima) Hypercar targata RB, destinata ad essere prodotta in una cinquantina di esemplari.
Nel podcast, Adrian torna sulle motivazioni che (insieme ad un ingaggio "da pilota") lo hanno convinto a lasciare un team nel cui garage - cosa a lui particolarmente indigesta - si iniziava a respirare aria cattiva in conseguenza del cosiddetto Hornergate, per poi chiudere con un pensiero di grande stima (ma soprattutto di autostima!) sul pool di ingegneri da lui formato e "ispirato" nell'asettico reparto corse di Milton Keynes:
"Inizi a sentirti come se stessi facendo tutto per routine: quasi in automatico, diciamo così. In parole povere, e per quanto non sia affatto male, non ti svegli più di soprassalto nel cuore della notte con una grande idea. O per meglio dire, avevo molte più idee riguardanti la Hypercar che pla la monoposto da Gran Premio e questo mi sembrava sbagliato, sapevo che era sbagliato. Arrivi ad un punto in cui senti di aver bisogno di nuove sfide. Il team ha raggiunto un buon livello di maturità, è un'organizzazione molto matura a livello di ingegneria, così come il resto del team, quindi in un certo senso penso di aver fatto la mia parte. Ho iniziato a sentirmi come se stessimo diventando un po' ripetitivi. Penso che i ragazzi sentissero anche che anche loro avevano bisogno di dimostrare che potevano farcela da soli, quindi ho pensato: 'Ok, ne darò loro la possibilità, lanciandomi al tempo stesso in una nuova sfida'".