"Per me un ritiro è una cosa inaccettabile, figuriamoci in un Mondiale. Sono svenuta per il caldo e per l’umidità, mi dispiace tantissimo e non ho parole: ci sono condizioni proibitive ma lo sono per tutti, c’è chi ce la fa e chi non ce la fa, ma qui non è più una Maratona ma una corsa a chi arriva". A parlare è Sara Dossena, una delle due atlete italiane (l'altra è Giovanna Epis, anche lei ritirata) che nella notte italiana ha preso il via nella maratona ai Mondiali di atletica di Doha, costretta poi a ritirarsi per le condizioni climatiche impossibili. Partenza a mezzanotte, già di per sè qualcosa di assurdo, temperatura media di 33 gradi con punte di 37, umidità del 73%!
"Ha senso tutto questo?" ha proseguito la Dossena. "Io per la squadra avrei finito sui gomiti ma non mi hanno fatto finire per ovvi motivi. Io ho perso quattro giorni di allenamento ma non era importante, mi si è presentato uno stato infiammatorio al piede ma non è una cosa che senti in gara: io mi sono ritirata per il caldo (intorno al 13esimo km, ndr), non mi sarei fermata se non fossi svenuta".
Tantissime le atlete costrette al ritiro e a far uso delle cure dei medici, prima di essere trasportate in ospedale, in una gara che sviluppatasi in un circuito di 7 km lungo il lungomare cittadino che si è trasformato in una sorta di via crucis. Per la cronaca la maratona ha visto la vittoria della keniana Ruth Chepngetich che ha conquistato la medaglia d'oro chiudendo in 2h32`43", il tempo più lento della storia per una campionessa iridata.
Solo 7 donne hanno corso in meno di 2 ore e 40. Il 41% delle partenti si è ritirato, compreso le due atlete italiane e le tre etiopi date per favorite. Non sono bastati i continui rifornimenti d`acqua - litri su litri - le doppie bottigliette, gli spugnaggi, gli impacchi di ghiaccio: il calore percepito è stato da record.
L`argento è andato alla Chelimo (2h33`46"), il bronzo alla Johannes (2h34`14").