La fiducia confermata a parole va ora sostenuta coi fatti. E nel calcio i fatti coincidono coi punti: sei in cinque partite sono decisamente troppo pochi per poter garantire effettiva tranquillità. Per cui per il Milan di Giampaolo contro la Fiorentina non ci sono alternative alla vittoria: "In realtà per me la fiducia - ha puntualizzato il tecnico rossonero - si fonda sui contenuti, non sul risultato. Mi fa piacere che la squadra e la società (il riferimento è alle parole di Donnarumma e a quelle di Maldini, ndr) siano con me, così come capisco i malumori e le critiche dei tifosi: io devo fare il mio compito, lavorare e portare la squadra a esprimere il gioco che ho in mente. A Torino, per lunghi tratti, ho visto questo".
LA CONFERENZA DI GIAMPAOLO
Donnarumma, interpretando i sentimenti del gruppo, ha dichiarato che tutti i giocatori sono con lei. Le ha fatto piacere questa presa di posizione?
"Certo che mi ha fatto piacere. Ai calciatori non puoi mai mentire, sei lui si espone e perché lo sente, ci crede. Si vede che i miei sentimenti sono arrivati alla squadra".
Venendo al campo: cosa non ha funzionato a Torino?
"Abbiamo avuto solo il torto di non chiudere la partita, di non ammazzarla, è quella la strada per portare a casa la vittoria. In certi momenti non siamo riusciti a fare un buon filtro, ma per buona parte della gara mi sono anche divertito. La squadra giocava e aveva certezze nel giocare. La gestione di alcuni momenti purtroppo non è stata ottimale ma per alcuni dettagli".
A che punto è però la crescita del suo Milan?
"Come allenatore mi preoccupo di come la squadra riesce a recitare la parte nel suo complesso. L'obiettivo è di giocare a calcio, di fare la partita e gestire i tempi, di avere il controllo della partita e una percentuale di possesso palla superiore agli avversari. Per buona parte della gara contro il Torino questo io l'ho visto, l'atteggiamento della squadra mi è sembrato di grande convinzione. Il dettaglio molte volte può far saltare il banco. Ripeto, la partita è svoltata nel momento in cui non siamo riusciti a chiuderla".
E ora che tipo di partita si aspetta contro la Fiorentina?
"Le partite sono tutte complicate, le devi sudare tutte. E' la mentalità che deve fare la differenza. Cerco di rispettare ogni avversario e di giocare con mentalità, non con il braccino corto".
I numeri dicono che segnate poco. L'utilizzo di Leao ha però contribuito ad accrescere il numero di conclusione e aiutato anche Piatek: è d'accordo?
"Prima della partita di Torino le occasioni per tirare in porta non le avevamo create, è vero. E questo era un problema anche per lo stesso Piatek. Contro il Torino ne abbiamo avute diverse. Siamo stati imprecisi ma le occasioni la squadra le ha create. Non esiste un problema attacco. Piatek in quella posizione ritrova il suo habitat, è abituato a giocare lì. Leao ha le caratteristiche per giocare dall'altra parte. La sensibilità dei giocatori di trovarsi gli spazi è figlia delle loro qualità. Dobbiamo cercare di portare molti giocatori nella metà campo offensiva".
Farà dei cambi in formazione rispetto alla partita di Torino?
"Abbiamo valutato attentamente le risposte fisiologiche di ogni singolo calciatore. Oggi facciamo un'altra valutazione poi deciderò. Sarò attento sulla risposta fisica"
Mister, un appunto che si può fare al Milan è quello di apparire fragile fisicamente in certi frangenti della partita. Cosa ne pensa?
"Credo che si possa difendere migliorando il possesso palla. La squadra ha temperamento, bisogna essere bravi a gestire meglio il possesso palla quando c'è reazione da parte degli avversari. Non ci sono gare in cui si riesce a dominare per 95', in quei minuti bisogna limitare l'avversario con le abilità tecniche".
Pensa proseguire tatticamente con il 4-3-3?
"A me non piace cambiare, quando cambi perdi riferimenti, dobbiamo proseguire in una direzione, il 4-3-3 o 4-3-1-2 sposta poco, sono le caratteristiche dei giocatori che determinano un certo modo di recitare dentro la partita. Non vince il modulo".
Come valuta gli inserimenti dei nuovi?
"I nuovi sono disponibili ma devono continuare a fare allenamenti specifici. C'è da lavorare tanto, anche per i vecchi. Quando ci riferiamo a nuovi e vecchi parliamo di condizione fisica. Le sintonie devono essere sviluppate ancora, c'è tanto da fare. Hernandez è stato un mese e mezzo fuori, ha spessore fisico, ha impeto, ha strapotere, è un giocatore molto propositivo ma è stato fuori. Bennacer idem, Leao stesso discorso. Non c'è rammarico. Quelli che hanno giocato prima non sono calciatori da meno. Il Milan non ha solo undici giocatori".
I dirigenti sono con lei, le hanno confermato la piena fiducia. Questo quanto conta per lei?
"La fiducia non è qualcosa che ti regalano perché sei bello, alto e con gli occhi azzurri. Per alcuni è il risultato, per altri è dare continuità al processo di lavoro. Tanti anni fa ho fatto il dirigente di una squadra anche io, so come ragionano i club. Le valutazioni sono sui contenuti, se il club ha ritenuto di esporsi è perché avrà fatto le sue valutazioni".
I risultati arrivati, al di là del gioco, hanno in verità portato a pensanti critiche e malumori tra i tifosi: lei come convive con queste critiche?
"Io le critiche le capisco, il Milan ha una storia e ha milioni di tifosi. Capisco i malumori e le critiche, ho il dovere di continuare a lavorare. Bisogna cercare di migliorare le performance della mia squadra. Mi limito al mio compito".