Sinner, il caso doping e il futuro: "Tanti pensavo fossero amici, invece... Giocherò altri 15 anni"
Il numero uno del tennis mondiale ha parlato della vicenda doping che non è ancora chiusa
Jannik Sinner chiuderà il 2024 da numero 1 della classifica Atp. Il suo anno più bello in carriera si è rivelato anche essere il più difficile visto che, tra un trionfo e l'altro, ha dovuto convivere con la vicenda doping che lo riguarda da cui sembrava essere uscito prima del ricorso Wada. "All'inizio è stato difficile perché non sapevo cosa sarebbe successo con il team, non sapevo come comportarmi e non potevo aprirmi - ha raccontato Sinner in una intervista realizzata qualche giorno prima del ricorso Wada -. Poi mi sono detto che non avevo fatto niente di sbagliato, non sapevo niente e quello che sarebbe accaduto non l'avrei potuto comunque controllare. Il momento più difficile è stato quando è uscita la notizia, in un momento delicato: ho capito che ci sono tanti giocatori che pensavo fossero amici e in realtà non lo sono".
La notizia è diventata di dominio pubblico prima dello US Open, poi vinto: "Mi sono fatto tante domande, è stato difficile preparare il torneo così perché al circolo ci siamo andati in ritardo sul programma e avevamo tutte le telecamere addosso - ha continuato Jannik a Sky Sport -. Guardavo i colleghi per capire cosa pensassero veramente e mi sono reso conto così di chi mi è amico e chi no".
Anche il periodo tra l'errore di Indian Wells e l'uscita della notizia è stato brutto per Sinner: "Ci sono state delle partite in cui la notte prima non dormivo, come quella di Wimbledon contro Medvedev. Normale stare male il giorno dopo. Ringrazio il mio team che mi è stato vicino, mi sono sentito protetto ed è per questo che dedico a loro i tornei. Senza il loro aiuto non avrei superato il periodo duro, ma ero sicuro di essere nel giusto e quella è la cosa più importante".
Ora Sinner chiuderà il 2024 da numero 1 della classifica Atp: "Come persona non sono mai cambiato, il successo non mi ha stravolto né ha cambiato come tratto le persone che incontro. L'unica cosa che è mutata è il mio tempo libero, ne ho molto meno. A 23 anni sono arrivato al punto che ho sempre sognato - ha concluso nell'intervista -, diventare il numero uno. Proprio adesso bisogna continuare a lavorare e migliorare perché tutti i giocatori ti inseguono. Giocherò altri 15 anni se il fisico tiene, non è un periodo così lungo come può sembrare. Intanto sto cercando con il mio team di fare tutte le scelte giuste per giocare il più a lungo possibile".