Un Clasico che entra nella storia del calcio senza passare dal via. Quattro a zero ai campioni d'Europa in carica nel loro tempio. Un trionfo che ai più vecchi tifosi del Barcellona ha ricordato il leggendario 0-5 del 17 febbraio 1974. I catalani erano quelli guidati da Rinus Michels in panchina e Johan Cruijff in campo. Ai più giovani sarà invece tornato in mente il 2-6 al Bernabeu nel 2009, il giorno in cui Guardiola decise di spostare Messi nel ruolo di falso nueve distruggendo ancora il Real Madrid.
L'anno dopo è arrivato anche il 5-0 al Camp Nou a consolidare Pep nel ruolo nuovo di guru del calcio. Vittorie eclatanti rilanciate dai quattro gol a zero dell'ultimo Clasico al Bernabeu. Hansi Flick è arrivato in estate a sostituire Xavi e sembrava una sorta di ripiego, portandosi dietro tutti i dubbi di chi deve adattarsi a un'idea di calcio unica nel suo genere, a un calcio inserito nel DNA di un club come in nessun altro. Una "legacy" che parte da Vic Buckingham, passa da Rinus Michels, arriva a Johan Cruijff, si mantiene viva con Van Gaal e Rijkaard e trova il suo apice con Guardiola. Il calcio totale, abbinato a una tecnica individuale perfezionata dalla cura della Masia, unita al pressing e a un gioco basato su passaggi brevi alternati a verticalizzazioni letali.
Flick si è perfettamente inserito in questa logica mettendoci qualcosa di suo. Le statistiche, dal suo arrivo, fanno impressione. Il Barça guida la Liga con sei punti di vantaggio sul Real. Il bilancio in campionato è di nove vittorie in dieci giornate con una sola sconfitta (con l'Osasuna), con 37 reti segnate e 10 subite. In Champions ha perso la prima partita a Monaco, in dieci dal decimo del primo tempo per l'espulsione di Eric Garcia, contro i francesi di Hutter, per poi goleare lo Young Boys (5-0) e il Bayern Monaco (4-1), con il bilancio di dieci gol fatti e tre subiti.
Pochi dubbi che il Barcellona sia la squadra più spettacolare del mondo in questo momento. Flick ha deciso di prendersi parecchi rischi piazzando la linea difensiva a centrocampo e utilizzando una tattica del fuorigioco da anni '70, con il portiere pronto a spazzare come libero aggiunto. Il resto è fatto da palloni in verticale per la sponda di Lewandowski per gli esterni, Yamal e Rafinha, che tagliano verso il centro in velocità. Il resto lo fa l'inventiva di Pedri, che sa sdoppiarsi nel ruolo di centrocampista centrale e trequartista affiancando Fermin Lopez, un altro, insieme a Cubarsì e a Casadò, dei giovani che stanno trascinando i blaugrana. In più, c'è il ritorno in campo di Gavi dopo il lungo infortunio.
Questo Barça, insomma, può davvero entrare nel gruppo delle squadre leggendarie che hanno portato i catalani nella storia del calcio mondiale.