Sono più i rimpianti che i gol e le occasioni sprecate da un'Inter che fa un vero e proprio harakiri contro la Juventus, lascia per strada una vittoria che fino al 70' era in cassaforte e permette al Napoli di Conte di mettere a segno la prima mini-fuga del campionato. Lautaro e compagni scivolano a -4 e devono fare mea culpa, perché questo pareggio ha più le sembianze di una sconfitta e rappresentava un'occasione ghiotta per mandare un segnale alle rivali e raffreddare le ambizioni scudetto dei bianconeri. I campioni d'Italia sono stati bravi a ribaltare il match dall'1-2, ma poi sul 4-2 hanno davvero sprecato troppe occasioni e l'ingresso di Yildiz ha devastato una fascia destra in cui nel frattempo era uscito Pavard (ammonito) per un Bisseck non all'altezza e un Dumfries croce e delizia, tra rigori, gol segnati e sbagliati e la solita fase difensiva zoppicante.
A proposito di concessioni, Sommer ha già incassato 13 gol in sole 9 giornate, tanti quanti subiti l'anno scorso ma dopo 27 di giornate (il 4 marzo nel 2-1 contro il Genoa). Con una fase difensiva così, difficile ambire allo scudetto, perché è storicamente risaputo che dalle nostre parti vince quasi sempre la squadra che ne prende meno. La mancanza di equilibrio non è dovuta solo alle assenze (pesanti) di Calhanoglu e Acerbi, perché anche con loro in campo certe amnesie si erano già manifestate. Inaccettabile come è stato preso il terzo gol, in contropiede e da una rimessa laterale nella metà campo juventina. Poi c'è la questione cambi: di solito Inzaghi è bravo a ribaltare o blindare i match attingendo dalla panchina, ieri sera le risposte dalla panchina non sono state positive. In particolare Bisseck e Frattesi hanno combinato davvero poco: il primo ha messo sul piede di Yildiz con un colpo di testa il pallone del 4-4, mentre il secondo non è mai riuscito nelle sue proverbiali incursioni. Inoltre con l'uscita di Zielinski, Barella è stato arretrato come regista, in una posizione in cui non convince e che allo stesso tempo toglie al centrocampo la mezzala forse più forte del campionato.
Inzaghi non ha nascosto delusione e arrabbiatura che è un po' quella di tutti i tifosi interisti. Ovvio che non sia tutto da buttare e dalle cose positive bisogna subito ripartire, come dopo il derby quando sono state messe in fila 5 vittorie tra Serie A e Champions League. Aver rifilato 4 gol a una squadra che sino a ieri ne aveva presi solo uno è segno che la fase offensiva funziona. Rimane sì il rammarico per le 4-5 occasioni non sfruttate sul 4-2, dal gol di Dumfries al 70' si è vista l'Inter famelica e quasi perfetta dell'anno scorso. Zielinski come regista non ha fatto male, anche se Calhanoglu è di un altro livello e sa benissimo come alzare e abbassare il ritmo del gioco. Il polacco, però, dal dischetto non ha fatto rimpiangere l'infallibile turco. Infine Mkhitaryan, che si è definitivamente scrollato di dosso la ruggine delle prime giornate ed è tornato il giocatore decisivo e imprescindibile della Seconda Stella. Ora sono da evitare distrazioni contro Empoli e Venezia, perché altrimenti la sfida con il Napoli del 10 novembre rischia di essere già da dentro o fuori nella corsa scudetto.