PENTATHLON MODERNO

Malan: "Un tatuaggio per celebrare il bronzo di Parigi, ma lascerò dello spazio..."

Il torinese ci racconta l'emozione ancora viva della medaglia olimpica, l'incontro con Mattarella e la missione Los Angeles 2028

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© Mickel Bura

Il 10 agosto del 2024 resterà una data indelebile nella memoria di Giorgio Malan. Quel giorno, infatti, il 24enne atleta torinese delle Fiamme Azzurre ha vinto la medaglia di bronzo nella gara individuale del pentathlon moderno ai Giochi di Parigi, sua prima Olimpiade della carriera. Un evento che ancora oggi lo lascia quasi senza parole e che prossimamente sarà celebrato con gesto, un anche questo "indelebile". "A breve farò un tatuaggio, anche se non so ancora dove farlo, se sul braccio o in qualche altra parte. Il soggetto saranno naturalmente i cinque cerchi, ma visto che ho in prospettiva di fare altre Olimpiadi mi sa che non scriverò niente... Poi vediamo cosa succederà in futuro", ha detto a Sportmediaset.it in occasione di un evento organizzato da Le Coq Sportif alla Canottieri Milano.

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"Ci ho messo un po' a realizzare di aver vinto una medaglia olimpica, ma quando ci ripenso mi rendo conto che è tanta roba. E' un'emozione forte, un sogno che si realizza. Ancora desso penso un po' quello che ho pensato quando ho tagliato il traguardo: ma cosa ho fatto? Che cosa è successo? Sì, l'emozione è ancora tanta", ha aggiunto Malan.

-Dove si tiene una medaglia olimpica?
"La medaglia è a casa, ma non la tocco perché, come sapete, si rovinano un po', soprattutto quelle di bronzo. E' un peccato, ma ammetto che spesso ci butto un occhio. Quando l'ho vinta me la tenevo sempre al collo ovviamente, ci ho anche dormito. Poi, dal secondo giorno ho visto che cominciava a rovinarsi e ho iniziato a toccarla un po' meno, ma l'emozione è rimasta sempre quella".

-Sei già tornato alla vita di tutti i giorni?
"Questa medaglia non ha cambiato particolarmente la mia vita. Penso di essere maturato come persona e come atleta, ma sono il Giorgio di prima, non è cambiato molto. Di sicuro è un'esperienza che ti arricchisce, ma sarebbe sbagliato se ti cambiasse troppo. Sono contento di come ho affrontato e vissuto il tutto".

-Chi è e cosa fa Giorgio Malan nella vita di tutti i giorni?
"Mi alleno tanto! Facciamo una media di quattro sport al giorno, tutti i giorni, che è tosto, e il tempo libero è ben poco. Però devi essere molto bravo a organizzarti la giornata per poter inserire qualcos'altro. A me banalmente piace uscire con gli amici, mangiarci una pizza, stare un po' con la mia ragazza nei weekend. Quindi cose normali, ma che mi permettono di staccare un po' e riposare anche mentalmente. Le mie passioni extra sono fare altri sport, tipo andare in bici o sciare. Mi piace lo sport a 360" e ho scelto il pentathlon proprio per questo. Poi mi piace andare in montagna e viaggiare per quel poco che ci è concesso. Tifoso di calcio? No, seguo tanti sport, ma non il calcio. In famiglia non c'è tradizione per questo sport, non mi è stata trasmessa e quindi non è nata la passione".

© Mickel Bura

-Come è stato l'incontro dei medagliati azzurri con il presidente della Repubblica al rientro da Parigi?
"E' un evento istituzionale che il presidente Mattarella "deve" fare, ma si nota subito la sua passione. E' un evento molto bello e piacevole per noi atleti. Il Presidente è stato molto bravo a chiamare anche chi aveva ottenuto il quarto posto. Io sono arrivato terzo, ma era un attimo finire quarto, quindi dare lo stesso riconoscimento è stato un bellissimo gesto. Crea un buon clima e si sente e si vede che è anche appassionato".

-A Parigi hai avuto modo di legare con atleti di altre discipline?
"Io sono rimasto sei giorni, di cui solo due al villaggio perché poi ci siamo spostati a Versailles, dove c'era il nostro campo gara. Non è stato possibile legare nel vero senso della parola, ma condividere anche solo la mensa con atleti di altri sport e nazionalità è stato bellissimo. Nella nostra palazzina all'ultimo piano c'era poi un luogo di incontro ed è stato unico trovarsi con il top del top degli atleti italiani come se si fosse al bar a fare due chiacchiere".

-Risultati a parte, questa Olimpiade è stata come ti aspettavi alla vigilia?
"E' sempre stato il mio sogno partecipare e le aspettative non sono state deluse, anzi, pienamente soddisfatte. Non sapevo bene cosa aspettarmi, tanto che tendenzialmente la notte prima di una gara "normale", anche se importante, dormo sempre abbastanza tranquillo perché so a cosa vado incontro. Qui, invece, ho fatto veramente fatica a dormire la prima notte. Ma è stata un'emozione buona perché poi ha portato anche bene".

-Guardiamo al futuro: sei mai stato a Los Angeles?
"Ci sono stato nel 2010 con i miei genitori, ma ero molto piccolo e mi ricordo poco. Mi sa che dovrò ripassare un po'...".

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-Prima di arrivare in California, quale sarà il tuo programma di avvicinamento ai Giochi del 2028?
"Devo dire che sono contentissimo della gara che ho fatto a Parigi, ma credo di avere del margine un po' in tutti gli sport. In realtà non vedo l'ora di ricominciare per testarmi e vedere di migliorare. Da qui a Los Angeles 2028 ci saranno le classiche gare di Coppa del Mondo, i Mondiali, gli Europei e la qualifica olimpica. In questi anni dovrò cercare di colmare quel margine, capire col mio staff dove andare a migliorare, che tra l'altro è una cosa che a me piace molto".

-Cambierai qualcosa nell'avvicinamento basandoti sull'esperienza di questa tua prima volta?
"Finora siamo stati molto bravi. Nel 2023 abbiamo puntato su una gara, che era l'Europeo, per qualificarci e l'ho vinta. Nel 2024 abbiamo puntato tutto sull'Olimpiade ed è andata bene, ma anche l'Europeo di un mese prima era andato molto bene. Abbiamo calibrato bene lo sforzo e siamo arrivati al picco nel momento giusto. Quindi secondo me il programma andrà ripetuto, ma non copiato, perché si sa che ogni anno è sempre diverso. E comunque, nonostante degli intoppi, abbiamo reagito bene. Si possono fare delle piccole modifiche negli allenamenti e nel progetto generale visto che abbiamo a disposizione quattro anni. Ma ripartiremo da determinate basi, che un anno fa non avevamo e sono molto curioso di vedere dove sarò tra quattro anni".

-Quattro anni, appunto: quale sarà il tuo obiettivo?
"Io punto sempre a migliorarmi, ma tutti quelli che hanno fatto più di un'Olimpiade mi dicono che ognuna è un po' come fosse la prima. Io sono molto contento di come ho affrontato questa, di come l'ho vissuta, approcciata, di come sono stato all'interno di quella settimana. Di quello ne farò tesoro, senza copiarlo perché sarà un'esperienza diversa. La strada però è quella lì e spero di continuare a divertirmi e godermi ogni attimo come a Parigi. Se migliorerò anche il risultato, sarò super contento".

© Mickel Bura

-Come sta il pentathlon moderno in Italia e a livello internazionale?
"In Italia a livello di risultati siamo migliorati tantissimo. Soprattutto in campo maschile: a Tokyo non avevamo nessuno, mentre qui se ci fosse stata la gara a squadre avremmo addirittura vinto. Le ragazze sono sempre state al vertice in questi ultimi anni, ma purtroppo a Parigi è mancata la zampata. Però loro sono consolidate in alto, anche se in una gara secca può succedere di tutto. Per il nostro movimento è comunque un'ottima cosa. In campo internazionale dovremo vedere questo cambiamento relativo all'equitazione (che sarà sostituita da una corsa a ostacoli, ndr). E' stato fatto per rendere il nostro sport un po' più televisivo e sono curioso di vedere come andrà. Per quanto mi riguarda, trovo un peccato cambiare, si snatura un po' il pentathlon moderno: non cambierà nome, ma diventerà un altro sport. A me comunque piacciono le sfide e sono pronto ad affrontare questo nuova disciplina a ostacoli. C'è un po' di rammarico ma non ci possiamo fare nulla".

-Se non avessi fatto il pentathlon, quale sport avresti scelto?
"Quando ero più piccolo c'era un po' il dubbio. Facevo il pentathlon, ma ero bravino nei singoli sport individuali. In tanti mi dicevano di fare solo nuoto o solo atletica. In quel momento non sapevo se fosse la scelta giusta, ma oggi posso dire di sì. Devo ammettere che anche il triathlon come sport multiplo mi ha sempre ispirato, ma dovendo scegliere, forse mi sarei dedicato solo alla corsa. Penso anche che fare quattro sport ogni giorno sia sì impegnativo, ma forse fare sempre lo stesso può diventare noioso. Insomma, dovendo cambiare, cercherei uno sport che mi permetta di essere il più versatile possibile".

-Non potersi dedicare al 100% a un solo sport quanto ti toglie?
"Potrei fare sicuramente meglio potendomi dedicare in esclusiva a una sola disciplina, però nel pentathlon bisogna scendere a compromessi e sta alla bravura dell'atleta e del suo staff capire quando conviene investire più tempo in una piuttosto che in un'altra. E' qui che ognuno trova il suo equilibrio e capisce come gestirsi. E questo è il bello e il difficile di questo sport".

Parigi 2024: Malan splendido bronzo nel pentathlon moderno

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