Una serata con tanto amaro in bocca per il Milan nel primo e unico turno infrasettimanale dell'anno di Serie A, con gli uomini di Fonseca che si leccano le ferite contro il Napoli al termine di una prestazione non tutta da buttare. Un ko che fa male, figlio delle tante assenze in casa rossonera tra squalifiche, infortunati e scelte tecniche, una sconfitta tra le mura amiche di San Siro davanti a un pubblico che assiste a una prova in cui, a dir la verità, manca la qualità della squadra e dei singoli.
A dire 0-2 a San Siro si potrebbe pensare a una partita brutta dei padroni di casa e una eccellente degli ospiti, verità a metà. Perché Milan-Napoli è stata innanzitutto la gara d'attenzione e cinismo massimo per gli uomini di Conte, di sfortuna e poca qualità per i rossoneri. Sì, perché senza Gabbia e Theo Hernandez il Milan capitola subito alla prima disattenzione, con Lukaku che manda in spiaggia Pavlovic con una sportellata che un difensore della stazza del serbo non può e non deve incassare. Poi Emerson Royal troppo leggero e un Fofana di rincorsa vengono mandati al bar da Kvaratskhelia che chiude i conti già al 43'. Perché a dir la verità, se non ci fosse stato il raddoppio a spezzare le gambe dei rossoneri nei minuti finali della prima frazione, nel secondo tempo poteva essere un altro match. Il Milan, infatti, nella totalità dei 90' non è stato brutto da vedere, ma non ha saputo sfruttare quel poco che il Napoli ha concesso.
Con i se e con i ma, si sa, non si va da nessuna parte. Così come non si va granché lontano senza valide alternative agli assenti a cui il Milan ha dovuto far fronte. Chi per squalifica o per infortuni, altri per scelta tecnica o forfait dell'ultimo minuto. Theo, Gabbia, Reijnders e Abraham sono solo alcuni, se poi ci si aggiungono anche Pulisic e Leao il Napoli entra in campo già con la consapevolezza di avere pensieri in meno.
Ed è così, perché senza la qualità dei suoi uomini migliori il Milan di Fonseca rende la vita facile al Napoli e non riesce a fare quanto gli uomini di Conte fanno a San Siro, sfruttare gli errori. Buongiorno e Gilmour l'avevano apparecchiata a Musah nella prima frazione, la dormita dello stesso Buongiorno su Morata poteva anch'essa essere la chiave per svoltare il match, non fosse stato per l'offside dello spagnolo. Ma nulla di ciò è stato trasformato da un Milan sprecone, senza soluzioni e con poca qualità dei suoi uomini. Le statistiche, che lasciano sempre il tempo che trovano, dicono di un 60% di possesso palla dei rossoneri e 13 tiri, di cui solo 5 nello specchio e zero gol. Poche occasioni nitide capaci di impensierire Meret. Troppo poco per un allenatore che nel pre partita aveva presentato la sfida come "importante, ma non decisiva", per una squadra che però ha l'obiettivo chiaro di lottare per lo scudetto. E intanto per trovare un Milan con un avvio di stagione peggiore di questo bisogna andare indietro di cinque anni, a quello di Giampaolo e che fu poi di Pioli, con 7 sconfitte in 12 gare (oggi sono 5 in altrettante).
La scelta di Okafor al posto di Leao non premia, l'ingresso tardivo del portoghese fa il resto e se ci si mette in più anche la forzatura di far giocare un Pulisic non in forma (in panchina per uno stato influenzale) si capisce il vero problema: in casa Milan, a differenza di quanto vuol pensare Fonseca, non sono "tutti uguali". Non un Milan brutto, ripetiamo, quello visto col Napoli, ma in chiara difficoltà. E il risultato, che è quello che fa da padrone ai fini della classifica e premia a fine campionato, riconsegna al popolo rossonero una squadra che arranca e subisce troppo, incapace di mettere una pezza nelle perdite degli altri reparti e assente quando i suoi big sono fermi.