SCI ALPINO

Adolfo Lorenzi lancia l'appello dopo la morte della figlia Matilde: "Serve introdurre un airbag soft"

L'imprenditore torinese vorrebbe lavorare su un progetto per la sicurezza degli atleti

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Adolfo Lorenzi è distrutto dal dolore, tuttavia non vuol smettere di guardare al futuro e aiutare chi ha accompagnato la figlia Matilde nel suo lungo percorso. Il padre della giovane sciatrice piemontese, scomparsa dopo una terribile caduta sul ghiacciaio della Val Senales, vuol lanciare un segnale all'intero movimento sciistico puntando soprattutto sulla sicurezza e sui mezzi che potrebbero aiutare gli atleti. 

"Sto pensando un dispositivo, che per l’appunto possa incrementare la sicurezza. Ci sarà da lavorare, lavorare sodo - ha spiegato Lorenzi in un'intervista a La Gazzetta dello Sport -. Conosciamo i dispositivi attuali che nello sci si usano per le discipline veloci. Gli airbag, c’è anche un produttore italiano che li costruisce. Noi immaginiamo di poter creare un airbag soft che possa aiutare nelle discipline come gigante e slalom, perché quello nelle discipline veloci è troppo invasivo. Evolverlo in una versione diversa per soddisfare esigenze diverse. Ma è solo la prima idea, nata in un giorno".

Per finanziare questa ricerca, Adolfo Lorenzi ha pensato di iniziare a raccogliere i fondi necessari a partire dal giorno dei funerali chiedendo espressamente di non portare fiori nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Giaveno, ma destinare quei soldi alla fondazione che vorrebbe lanciare. "Dobbiamo farla diventare un tesoro. E dunque raccoglieremo dei fondi, in piena trasparenza, perché non vogliamo nessun fiore per il suo funerale. Faremo un progetto coinvolgendo università, aziende per riuscire ad aumentare la sicurezza per i ragazzi che sciano. Pensiamo che quanto successo a Matilde debba diventare una ricchezza e busseremo a tutte le porte. I fiori durano una settimana, un progetto dura nel tempo".

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L'imprenditore piemontese si è fatto un'idea anche su quanto sia successo in Val Senales sposando la tesi della Procura di Bolzano e pensando come dietro la morte di Matilde non ci sia altro che una tragica fatalità: "Noi pensiamo che sia stata una fatalità che poteva succedere ad altri atleti, a chiunque. Per questo riteniamo che si debba fare qualcosa, ormai il nome di Matilde è in tutta Italia. Noi siamo convinti di avere avuto la migliore assistenza, il miglior intervento per quello che si può fare oggi. L’assistenza sulle piste, l’elisoccorso, nulla da eccepire. Ma dobbiamo arrivare ad avere un dispositivo che al momento dell’impatto possa salvaguardare meglio uno sciatore".

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