In mezzo a tanta gioventù e all'esuberanza della capolista Trento, spicca l'esperienza e la leadership del capitano.
Toto Forray rappresenta in tutto e per tutto il club: veste questa canotta dal 2011 e negli anni è diventato l'autentica bandiera del basket trentino. Qui ha già raggiunto risultati storici, come le due finali scudetto consecutive, ma l'argentino allontana possibili paragoni.
"Sono squadre diverse, penso che in quella stagione siamo partiti in salita, non avevamo iniziato bene come quest'anno. La sfida di quest'anno sarà mantenere questo livello. L'inizio ci dà grande fiducia, però penso che non ha molto senso comparare due stagioni diverse con giocatori molto diversi".
Ha vissuto tutti i cambiamenti del club e non solo: ha visto cambiare il basket e gioca proprio in una squadra che si fa promotrice di un gioco diverso rispetto al passato.
"Penso che sia una pallacanestro moderna, quella che oggi ti spinge ad attaccare il ferro, a costruire tiri da 3 aperti. È il sistema che crea l'assist e non il contrario. Il coach è uno dei primi a proporla in Serie A e questo ci dà un vantaggio".
I 38 anni della carta d'identità sono difficilmente riscontrabili quando lo si guarda sul parquet: garra, difesa e una migliorata capacità di colpire da lontano, sviluppata nel corso del tempo. Un po' DNA sudamericano, ma anche tanta applicazione e dedizione nel fare quello che ama.
"Cerco di essere sempre concentrato al massimo per essere pronto al momento giusto: in questi anni questo è stato uno dei miei segreti per mantenermi a questo livello e cercherò di continuare così".
La sua storia con Trento è destinata a continuare, che sia sul parquet e o in un altro ruolo. Discorsi che Forray rinvia, perché adesso vuole restare concentrato sul sogno dell'Aquila.
"Il futuro con questo club è molto aperto, mi danno la possibilità di scegliere. So che sono verso la fine del percorso, ma non abbiamo fretta di decidere, vedremo più avanti cosa fare insieme. Magari continuo un anno in più, magari no: non lo sappiamo ancora".
