L'atleta olandese di origini somale Abdi Nageeye vince la 53esima edizione della New York Marathon con il tempo di 2h07'39, al termine di una gara in cui stronca gradualmente la resistenza dei favoriti atleti keniani, tra cui su tutti il favorito campione olimpico di Parigi 2024 Tamirat Tola quarto al traguardo, realizzando l'impresa di riportare l'Europa sul gradino principale della più famosa 42,195 km al mondo, esattamente 28 anni dopo l'ultima vittoria ottenuta proprio da un italiano, Giacomo Leone, il 3 novembre 1996.
Tra gli uomini seconda piazza per il keniano Evans Chebet e terza per il suo connazionale Albert Korir, rispettivamente in 2h07'45 e 2h08'00, i quali sono stati gli ultimi ad arrendersi alla poderosa azione del vincitore negli ultimi 1500 metri, ricordando peraltro come Nageeye pur non essendo considerato alla vigilia tra uno dei possibili vincitori, vantasse nel suo palmares la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Tokyo 2021 dietro al fenomeno Eliud Kipchoge, ma anche un terzo posto nel 2022 e un quarto nel 2023 sempre a New York.
Per le posizioni subito dopo il podio, dietro al campione olimpico Tola che chiude in 2h08'12, un altro keniano già vincitore due volte a New York, quinto è Geoffrey Kamworor in 2h08'50, mentre sesto il migliore degli statunitensi, Conner Mantz in 2h09'00, ricordando come l'ultima vittoria di un maratoneta non africano fosse stata proprio di un atleta USA di origini eritree, Meb Keflezighi, nel 2009.
LE DICHIARAZIONI DI NAGEEYE
"Quando ho tagliato il traguardo mi sono detto se stessi sognando. Ho vinto a New ed ero davvero concentrato in quanto ho lavorato molto per arrivare a questo successo. L’ultimo miglio è stato davvero duro. Ho dovuto spingere oltre i miei limiti. Questa vittoria significa che ho svolto un ottimo lavoro. Il ritiro alle Olimpiadi è stato una delle mie più grandi delusioni della mia carriera. Ho trascorso molte settimane a ripensare a quello che mi era successo a Parigi, ma quando sono tornato ad allenarmi ho ritrovato la forza per andare avanti. Ho usato la delusione olimpica come motivazione. Conoscevo bene il percorso di New York e sapevo che si sarebbe decisa solo negli ultimi 10 km. Per questo è stato importante avere pazienza e aspettare il momento giusto per attaccare".
La vera sorpresa è quindi arrivata dalla prova femminile con il successo della keniana Sheila Chepkirui, al primo grande trionfo in una delle sei majors mondiale, la quale con il crono di 2h24'35 supera grazie a un allungo deciso nell'ultimo km di gara la favorita connazionale Hellen Obiri, seconda in 2h24'49 e vincitrice dell'edizione del 2023, mentre il podio del Kenya è completato dalla terza classificata Vivian Cheruiyot.
Dietro le prime in quarta posizione la bahrainita di origini keniote Eunice Chumba in 2h25'58, in quinta con 2h26'31 la svizzera Fabienne Schlumpf di cui va sottolineata l'eccellente prestazione anche in considerazione del fatto di essere al debutto assoluto sulla distanza dei 42,195 km, mentre in sesta la migliore delle statunitensi, Sara Vaughn in 2h26'56.
Da evidenziare infine il dodicesimo posto della 45enne keniana Edna Kiplagat in 2h29'56, e il diciottesimo dell'altra statunitense, campionessa mondiale sui 1500 metri a Taegu 2011, la 38enne Jennifer Simpson, all'ultima gara della carriera.
LE DICHIARAZIONI DI CHEPKURUI
"L’ultimo miglio é stato molto duro, ma ho spinto me stessa oltre i miei limiti. Sono davvero felice. Il percorso di New York è parecchio impegnativo e ricco di saliscendi, non è come Londra e Berlino. Per correre a New York serve avere molta forza. Il tempo non conta. L’obiettivo era vincere. Conosco molto bene Hellen Obiri e alla fine mi sono detta che dovevo spingere al massimo negli ultimi 600 metri per cercare di staccarla ancora di più quando ho visto che non riusciva a reagire al mio attacco. La vittoria significa molto per me".