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Calhanoglu, cuore e clean sheet: l'Inter in Europa vola con il fattore C

I nerazzurri di Inzaghi hanno 10 punti dopo quattro gare di Champions, ma non hanno mai preso gol. Questione di compattezza e sana casualità

Inter-Arsenal: le foto del big match di San Siro

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Dopo la quarta giornata della fase campionato di Champions League c'è una città in piena festa: Milano. Se il Milan di Fonseca è tornato in città con un'impresa al Bernabeu, chi con tranquilla nonchalance continua a macinare punti in un clima di serena normalità è l'Inter di Simone Inzaghi; dieci per la precisione, in quattro partite, meno solo del Liverpool. Contro l'Arsenal il tecnico piacentino si è permesso il lusso di pensare un po' anche al Napoli, come già fatto a Manchester contro il City tra l'altro, escludendo Thuram, Barella, Bastoni e Dimarco per fare dei nomi, ma senza perdere la caratteristica che in Europa quest'anno la fa da padrona con il biscione in campo: la compattezza.

Con i denti, con le unghie, con il cu...ore - come si vuole, ma i tre punti contro l'Arsenal sono arrivati al termine di quasi 100 minuti di sofferenza in cui però l'Inter di Simone Inzaghi ha saputo bagnare le polveri dei Gunners in tutti i modi ottenendo il quarto clean sheet consecutivo (come l'Atalanta), come non accadeva dal 2004/05 quando fu la Juventus a riuscirci nelle prime quattro partite.

Asciugando gli elogi per una partita, che a prescindere dal modo vale tre punti fondamentali, da analizzare ci sono due cose: il ruolo dei difensori meno utilizzati e il fattore casualità. La prima riporta a Bisseck e De Vrij, quest'ultimo titolare nell'ultimo periodo per l'infortunio di Acerbi. Contro l'Arsenal non hanno sbagliato un pallone, un duello aereo o una scelta e, soprattutto il tedesco, sono risultati decisivi con un paio di chiusure provvidenziali davanti a Sommer. Una nota di grande merito per la gestione del gruppo di Simone Inzaghi, capace in questa stagione più che mai di coinvolgere tutti anche in partite di cartello, una evoluzione rispetto al 3-5-2 recitabile a memoria delle passate stagioni.

© Getty Images

Il secondo aspetto è la casualità. Gli stessi centimetri che hanno esaltato le prestazioni, tra gli altri, di Bisseck e De Vrij sono quelli che avrebbero potuto scrivere una storia diversa, così come l'azione che ha portato al rigore poi trasformato da Calhanoglu. La cosa particolare è che se da una parte si può raccontare di un'Inter impenetrabile come dimostrano gli zero gol subiti in questa Champions League, dall'altra non si può far finta che contro Manchester City (normale, per carità), Young Boys e Arsenal la formazione nerazzurra abbia ottenuto punti andando anche oltre i propri meriti.

Lo dicono gli Expected Goals, quei dati statistici fatti di valori attesi di gol subiti in base alla pericolosità delle azioni; ecco, l'Inter avrebbe dovuto subire 6,5 gol in queste quattro partite e invece Sommer si è sempre ritrovato con la porta inviolata. Centimetri, deviazioni fortuite, miracoli... grinta, come in quell'ultima volta in cui l'Inter vinse tre gare di fila in Champions senza subire gol: marzo-aprile 2010, allenatore José Mourinho e com'è finita penso che qualcuno se lo ricordi ancora.

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