IL GRANDE EX

Del Piero, messaggio alla Juve: "Chi ha fatto la storia deve essere nel club"

L'ex capitano bianconero si racconta in un'intervista parlando di passato, presente e futuro

© Getty Images

Alessandro Del Piero è stato, è e sarà sempre una bandiera della Juve. Nel corso di "Federico Buffa Talks", l'ex numero dieci ha infatti ribadito il suo grande legame con l'ambiente bianconero lanciando anche un "messaggio" alla Vecchia Signora. "Io credo che una persona, o più di una persona nell'entourage di una società che abbia partecipato alla storia del club debba esserci e debba ricoprire mansioni - ha detto Alex -. Il legame che ho con la Juve rimane bello com'era all'epoca. Non lo sporcherò mai con niente, se mai dovessi ricoprire un ruolo in questa società". "Ma sapete cosa vuol dire avere la gente che esulta anche per una scivolata, una rincorsa, ovviamente per un gol?  - ha proseguito Del Piero -. Stadi come quelli moderni poi, così vicini ai calciatori, ti fanno volare".

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Poi qualche battuta sulla Juve in Serie B nel 2006. "Quando siamo retrocessi in Serie B con la Juventus abbiamo trovato un campionato totalmente diverso da quello a cui ero ed eravamo abituati - ha raccontato Alex -. Quello è stato un momento drammatico per la Juve". "C'era tanto odio nei nostri confronti, noi eravamo i capri espiatori, che sul campo dovevano penare - ha continuato -. Entrando in campo pensavo che solo un mese e mezzo prima ero a Berlino a sollevare la Coppa del Mondo. Ero comunque sereno perché essere lì in Serie B era una mia scelta". "Il momento era drammatico anche per come ci vedeva la gente e per quello che pensavano di noi - ha proseguito -. Ho giocato con compagni straordinari in Serie B. Per la Juve era un momento di ricostruzione, avevamo delle posizioni scoperte e anche la penalizzazione di -17 che ci era stata inflitta in classifica. Per tutte le squadre era la partita della vita, non potevamo permetterci tanti sorrisi". 

E parlando sempre di momenti complicati, Del Piero poi ha spiegato nel dettaglio la decisione nel 2011 di firmare il rinnovo di contratto con la Juve in bianco. "Quella decisione nasce da alcuni mesi difficili. La squadra andava male e si parlava tanto del mio contratto soprattutto dal punto di vista economico - ha raccontato -. Io avevo sempre sottolineato come non fosse quello il problema, probabilmente era fatto anche per mettermi un po' in cattiva luce. Per questo motivo ho poi annunciato pubblicamente che avrei firmato in bianco". "È una decisione che nasce però dal 2006 dopo la retrocessione in Serie B. Lì è iniziato un percorso che ci ha visto finire nel baratro, ma che io non volevo accettare - ha aggiunto -. Il mio desiderio era lasciare una Juve vincente come l'avevo trovata io nel 1993". "La mia idea in quel momento era quella di vincere ancora - ha proseguito -. Nel 2011 quindi ho firmato in bianco per togliere tutti i dubbi sul mio conto, le mie motivazioni erano solo legate al campo e al legame con la Juventus. Quello che mi è successo in 19 anni con quella maglia ha dell'incredibile". 

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Infine qualche battuta sul rapporto con Zidane. "Zizou l'ho vissuto da compagno e purtroppo anche da avversario. C'era una totale sinergia tra noi, non servivano parole né sguardi - ha raccontato Alex -. Bastava pensare la giocata e, anche se lui era dietro di te, sapevi esattamente che si sarebbe fatto trovare proprio nel posto in cui tu avevi pensato di mettergli la palla". "Secondo me Zizou è diventato Zidane alla Juve, poi l'ha dimostrato di più al Real Madrid perché ci ha vinto la Champions League, però la Juve lo ha formato sotto molti aspetti", ha concluso. 

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