La Roma è assente, il Milan in ritardo. Tutte le altre hanno invece risposto all'appello: il campionato si ferma per la terza volta e nell'attesa di una ripartenza quanto mai frizzante (Milan-Juve sabato 23 novembre) ci presenta una classifica che negli ultimi anni mai si era vista. Sei squadre in due punti: comanda il Napoli (26 punti), che esce da San Siro con ancor maggior consapevolezza, seguono Atalanta, Fiorentina, Inter e Lazio (tutte a 25), chiude l'album di famiglia la Juve (24 punti). C'è il Milan, si diceva, in ritardo: i rossoneri hanno 8 lunghezze di distacco dalla capolista ma una partita di recuperare.
Un equilibrio che corre sul filo dell'incertezza, un nulla oggi come oggi separa sogni scudetto da ambizioni europee. C'è chi, rispetto alle previsioni iniziali, sta over-performando. La Fiorentina, ad esempio: dopo le prime quattro giornate Palladino già era sulla graticola, dal ko contro l'Atalanta ha invece messo in fila 7 vittorie e un pareggio, incassando 4 gol e realizzandone 20, trascinato in alto da un Kean in versione Bati-gol. La Lazio anche: i biancocelesti hanno capitalizzato al meglio un calendario che alla ripresa si farà più complesso, ma la qualità non mente e non è casuale che Baroni corra forte anche in Europa. Del Napoli si è già detto altrove: comanda e lo fa con merito, se a Conte si dà un vantaggio, anche minimo, per chi rincorre si fa dura. Con Inter e Juve, gli azzurri sono i più accreditati allo scudetto, sarebbe ingeneroso chiedere tanto a Fiorentina e Lazio. Occhio però all'Atalanta che vince anche partite "sporche", come quella di ieri contro l'Udinese. Sul Milan, ora attardato ma potenzialmente a cinque punti dalla vetta, pesa l'incognita della volubilità, quel senso di capricciosa leggerezza che impedisce ragionamenti a lungo termine. Ma a un terzo quasi del campionato il dato di fatto è questo imprevisto, diffuso equilibrio, su cui probabilmente nel lungo periodo inciderà - tra i vari fattori - anche l'Europa. E chi viaggia solo in Italia potrà trarne vantaggio. Ecco perché, si diceva, è quanto mai pericoloso concedere spazio a Conte.