INTER

Marotta a Scaroni: "Milan unica squadra di Milano? Auguro anche a lui la seconda stella"

Il presidente nerazzurro risponde anche a Conte: "Ha un suo obiettivo quando parla, rigore ineccepibile"

Arriva a stretto giro di posta la replica di Beppe Marotta alla stoccata di Paolo Scaroni nei confronti dell'Inter. "Scaroni ha detto che rappresenta l'unica squadra di Milano? Dipende da che punto di vista - ha dichiarato il presidente nerazzurro a margine dell'assegnazione del Premio Liedholm - . Se l'unica squadra di Milano è rappresentata da lui è perché noi rappresentiamo qualcosa di ancora superiore". "Ma non voglio far polemiche, Paolo è un amico - ha aggiunto -. Sulla mia cravatta ci sono due stelle, auspico che presto possa raggiungerle anche il Milan...". 

Poi qualche battuta su Inter-Napoli e sul duro sfogo di Antonio Conte nel dopo gara per il rigore assegnato all'Inter. "Conte è persona intelligente e grande comunicatore. Ha il suo obiettivo quando parla - ha spiegato Marotta -. L'arbitro era ben vicino all'azione, sicuramente c'è stato il contatto, il piede è stato spostato e quindi era rigore". "Poi il dibattito sul protocollo Var è un dibattito costruttivo - ha proseguito -. Con la tecnologia gli errori sono diminuiti. E nella fattispecie il rigore era ineccepibile".

"Oggi il calcio vive una pressione continua, dove davanti a un rigore non dato ci sono polemiche enormi e infinite - ha continuato il presidente dell'Inter -. Consiglio a Inzaghi, che è giovane e in costante crescita, di acquisire la tranquillità e la pacatezza di Liedholm". "Mercato di gennaio? Non credo perché abbiamo una rosa competitiva - ha aggiunto -. Abbiamo una squadra di grande valore".

Infine qualche considerazione sullo stato del calcio italiano volgendo lo sguardo al futuro. "La parola chiave è sostenibilità. Purtroppo questo si è perso negli ultimi anni - ha detto Marotta -. Oggi non esiste più il modello di mecenatismo. La dimostrazione è che oggi le due squadre di Milano sono gestite da proprietà straniere e menomale che ci sono altrimenti ci sarebbero stati problemi anche per loro". "Le televisioni sono il 60% dei ricavi e va venduto un prodotto ai tifosi - ha aggiunto -. Perché i tifosi sono anche dei clienti e oggi i giovani fanno fatica a vedere una partita intera. Perciò la sfida sarà quella di creare un prodotto migliore”.