ATLETICA

Vallortigara dopo l'intervento al tendine di Achille rilancia le sue ambizioni per la prossima stagione

Intervista esclusiva alla saltatrice in alto, bronzo ai mondiali di Eugene 2022, pronta a tornare ai livelli che le competono dopo due stagioni molto complicate

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© Getty Images

Elena Vallortigara, specialista del salto in alto femminile dove ha conquistato nel 2022 a Eugene in Oregon negli Stati Uniti la medaglia di bronzo nei campionati del mondo, sta vivendo un periodo di recupero dopo l'operazione subita lo scorso 5 luglio al tendine destro di Achille, che le si è rotto nel corso dei Campionati Italiani di La Spezia a fine giugno, quando ancora era in lizza per puntare alla sua seconda partecipazione olimpica in carriera a Parigi, dopo quella di Tokyo nel 2021.

La 33enne saltatrice, seconda italiana di sempre nella specialità con 2,02 metri superati nel 2018, ma con un'altra prestazione esattamente a 2,00 realizzata proprio in occasione del podio iridato negli States, è reduce da una paio di anni travagliati ancor prima del grave infortunio subito, per una serie di problemi che dopo un 2023 non all'altezza delle sue aspettative l'hanno portata a decidere di trasferirsi da Siena, dove viveva e si allenava da 7 anni con Stefano Giardi, a Formia per essere seguita dalla primatista italiana della specialità dell'alto, Antonietta Di Martino.

L'esperienza nella città laziale in provincia di Latina, sede del centro sportivo di preparazione olimpica noto soprattutto perché sede negli anni 70 e 80 degli allenamenti del mitico Pietro Mennea, non è stata però positiva per Vallortigara che, dopo solo 7 mesi nella primavera del 2024 è ritornata a Siena, dapprima allenandosi quasi da sola e poi riprendendo a essere seguita dal suo tecnico Giardi, poco prima appunto dell'infortunio che ha chiuso inevitabilmente la sua stagione in cui ha disputato solamente quattro gare, la cui ultima è stata quella di qualificazione negli Europei di Roma, dove non è riuscita ad accedere alla finale. 

Nonostante quanto accaduto, la saltatrice azzurra ha ritrovato proprio in questo periodo di recupero dopo l'intervento enorme fiducia, frutto di una rinnovata tranquillità interiore che traspare evidente dalle sue parole.

© Vallortigara

Elena come procede la riabilitazione dopo l'intervento al tendine di Achille destro del 5 luglio scorso?

"Sono molto contenta e soddisfatta di come stanno andando le cose, anche se l'operazione effettuata a Forlì dal Prof. Lijoi non è stata certo semplice, ma tutto è poi andato per il meglio e i riscontri che ho avuto nel corso delle varie settimane successive sono stati particolarmente positivi".

Dopo la splendida medaglia di bronzo ai mondiali di Eugene nel 2022 dove hai superato 2 metri esatti, seconda miglior prestazione della tua carriera, cosa non è andato nel 2023 che ti ha spinto a un cambio di guida tecnica?

"Tutto è iniziato da un problema logistico legato al nostro campo scuola di allenamento a Siena, che è stato chiuso per lavori di rifacimento nella primavera del 2022 e riaperto tra varie difficoltà solamente all'inizio del 2023, creando a me e al nostro gruppo di lavoro enormi disagi in quanto siamo stati costretti a fare centinaia di km per mesi al fine di trovare un'alternativa. Questo mi ha sicuramente tolto una parte di tranquillità che, quando stavo per ritrovare una volta riaperto l'impianto senese, ho invece definitivamente perso perché si è rotto il rapporto di fiducia con il mio allenatore Giardi, in quanto lui nel frattempo aveva preso impegni ulteriori che non gli permettevano, a mio avviso, di dedicarmi l'attenzione che desideravo".

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Tu sei di Schio ma la tua vita è a Siena dal 2016. Per andare ad allenarti a Formia con Antonietta Di Martino hai fatto un grande sacrificio allontanandoti addirittura dal tuo compagno. Potrebbe essere stato anche questo ad aver minato la tua tranquillità interiore che poi ha compromesso il rapporto con la tua nuova guida tecnica?

"Il problema a Formia nei miei sette mesi trascorsi non è stato certamente la lontananza dal mio compagno, con cui siamo abituati a vivere da sempre lunghi periodi di lontananza perché io sono spesso in giro, tra i raduni nella fase della preparazione e le tante gare nei vari momenti agonistici dell'anno. Quanto mi è mancato è stato invece riuscire a trovare quella tranquillità interiore che mi era mancata negli ultimi tempi a Siena, ma questo è dipeso dal fatto che probabilmente non sono riuscita a far capire bene ad Antonietta le mie esigenze, che erano quelle di avere un certo tipo di autonomia personale nella gestione dei miei allenamenti".

Con il tuo storico allenatore Stefano Giardi, con cui ti eri peraltro lasciata molto bene, ti sei in ogni caso ritrovata subito. Come e quando è nato questo ritorno?

"Anche nei mesi passati a Formia, quando tornavo a Siena in alcuni fine settimana, mi capitava di incontrare Stefano nel campo di allenamento e si è sempre preoccupato di chiedermi come andasse. Quando sono tornata definitivamente questa primavera, all'inizio mi allenavo quasi da sola ma poi in maniera molto naturale ci siamo riavvicinati, anche perché lui nel frattempo aveva risolto a sua volta alcuni suoi problemi che lo avevano tenuto lontano l'anno precedente, per cui è stato quasi automatico ricominciare a collaborare insieme, vista la grande stima reciproca che nutriamo".

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L'infortunio di giugno che ha portato all'operazione al tendine è stato improvviso o avevi avuto delle avvisaglie in precedenza?

"In realtà proprio non me lo aspettavo, anche se qualche giorno prima della gara di La Spezia dei campionati italiani avevo sentito una fitta molto forte al tendine di Achille destro, ma da veloci accertamenti fatti non sembrava nulla di cui preoccuparsi più di tanto".

Il 21 settembre scorso hai compiuto 33 anni e hai subito 4 mesi e mezzo fa un intervento delicato al tendine di Achille, oltretutto dopo avere vissuto in maniera complicata gli ultimi due anni agonistici. Hai mai pensato di mollare tutto?

"Non posso negare che la rottura del tendine di Achille a quasi 33 anni, con tutte le incognite sul recupero, mi abbia creato inizialmente un forte sconforto ma, paradossalmente, questo ennesimo problema accadutomi alla fine di due anni veramente difficili, pur nella sua gravità maggiore di ogni altra cosa, mi ha dato una carica fortissima perché sono convinta di aver ancora tanto da dare a uno sport, e a una specialità in particolare, che amo tantissimo e mi piace veramente in quanto mi fa sentire felice".

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Che obiettivi ti sei posta per il 2025 oltre ovviamente ai mondiali di Tokyo, dove peraltro la finale del salto in alto sarà proprio il giorno del tuo compleanno. È possibile vederti già impegnata in qualche gara al coperto?

"Io e il mio tecnico abbiamo deciso di procedere nel recupero senza alcuna forzatura, con l'obiettivo di arrivare nella miglior condizione proprio verso la fine dell'estate, in occasione dei mondiali in Giappone a settembre, ma ovviamente con l'esigenza di iniziare a gareggiare già verso maggio perché sarà indispensabile creare posizione nel ranking mondiale ai fini della qualificazione. Escludo quindi di poter pensare a importanti manifestazioni internazionali al coperto, quali europei e mondiali di marzo, ma non di provare magari qualche gara test al coperto per vedere come va la preparazione".

Ascoltando il tuo fisico sino a quando pensi di poter essere competitiva in futuro?

"Ovviamente è molto complicato rispondere. Io mi sento molto bene e credo di non dovermi porre dei limiti e in ogni caso mi piace ricordare la fantastica spagnola Ruth Beitia che a 37 anni nel 2016 vinse le Olimpiadi di Rio nel salto in alto, per cui nulla è impossibile".

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La tua amica e ormai ex rivale Alessia Trost, peraltro più giovane di te di circa 18 mesi, ha deciso di abbandonare l'attività agonistica per dedicarsi alla carriera di tecnico. Piacerebbe anche a te proseguire su tale strada il giorno che decidessi di smettere?

"Sinceramente non mi vedo, almeno per ora, nel ruolo di allenatrice, non mi sento portata a dedicare del tempo per insegnare le varie tecniche, mentre invece per il mio futuro penso che mi piacerebbe sfruttare al meglio la laurea in psicologia ottenuta proprio quest'anno, per poter fare più un lavoro in questo ambito sempre nel mondo dell'atletica, o dello sport in generale".

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