ATLETICA

Alessia Trost chiude la carriera agonistica ma apre quella di allenatrice del salto in alto

Intervista esclusiva alla saltatrice azzurra che ha annunciato il suo addio alle gare ma non certo alla passione per la sua disciplina

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Alessia Trost, specialista del salto in alto e grande talento dell'atletica italiana del nuovo millennio, ha annunciato lo scorso 3 novembre il suo addio alle competizioni agonistiche a soli 31 anni, dopo un grave infortunio al tendine di Achille patito in gara a gennaio che l'ha costretta a una lunga riabilitazione da cui non ha più trovato le necessarie motivazioni per proseguire, ma al tempo stesso ha comunicato di proseguire la propria attività sportiva nel ruolo di allenatrice della sua stessa disciplina.

L'atleta, nata l'8 marzo del 1993 a Pordenone, ha iniziato a frequentare l'impianto di atletica della sua città sin da bambina perché il padre era un allenatore di questo sport, e ha avuto una grandissima carriera giovanile conquistando due titoli mondiali, uno allieve nel 2009 a Bressanone e uno juniores nel 2012 a Barcellona, culminata poi il 28 gennaio 2013 quando a neanche 20 anni ha valicato la soglia dell'eccellenza dei 2 metri a Trinec, durante un meeting internazionale indoor nella Repubblica Ceca.

Sempre nel 2013 Alessia ha vinto anche i suoi due primi titoli nazionali assoluti sia al coperto e all'aperto, dopo i vari giovanili, ma pure il titolo europeo under 23 a Tampere in Finlandia con la misura di 1,98 che è sempre rimasto il suo personale all'aperto, così come i 2 metri di gennaio quello all'aperto, in quanto negli anni a seguire non è più riuscita a progredire a livello di prestazione, ma è rimasta sempre un'atleta di punta della nostra nazionale conquistando nel 2015 un altro oro agli europei under 23, poi un ottimo quinto posto nella finale olimpica di Rio nel 2016 e una medaglia di bronzo ai mondiali indoor di Birmingham nel 2018.

Una carriera certamente di alto profilo, quantomeno sino alla sua seconda partecipazione olimpica nell'agosto del 2021 a Tokyo, in una specialità estremamente complicata quale il salto in alto dove il gesto tecnico ha una rilevanza fondamentale per cui, forse, i vari cambi di allenatore avuti dal 2016 in avanti possono talora aver minato alcune sue certezze nei momenti agonistici.

Dopo l’esperienza a cinque cerchi giapponese, per Alessia si sono susseguiti periodi complicati da innumerevoli problemi fisici che già durante il 2022 l'hanno portata all'idea di abbandonare l'attività agonistica, salvo poi ripensarci grazie al fatto di essersi trasferita a fine anno a Roma presso il Centro Sportivo Castelporziano del suo Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle, dove ha ritrovato le giuste condizioni per nuove importanti sfide, ma purtroppo quando sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto, a gennaio di quest'anno il destino si è messo definitivamente di traverso.

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Alessia hai annunciato qualche giorno fa il tuo abbandono dell'attività agonistica. Come è nata questa decisione?

"Nella mia seconda gara dell'anno, a fine gennaio a Nantes, mi sono rotta il tendine di Achille e questo mi ha subito impedito di puntare a quelli che potevano essere gli obiettivi dell'anno, quali Europei di Roma e Olimpiadi di Parigi, dopo un 2023 in cui non ero riuscita a ottenere i risultati sperati, ma in cui avevo risolto una serie di problemi avuti in precedenza grazie al fatto di essermi trasferita dalla fine del 2022 a Castelporziano per allenarmi. Di fatto, quando questa estate dopo una lunga riabilitazione sono riuscita a tornare in pedana il mio corpo ha dato segnali inequivocabili alla mia testa, e ho capito che era giunto il tempo di smettere".

Il tuo però non è stato certo un addio all'atletica in quanto hai anche dichiarato di aver intrapreso l'attività di allenatrice. È un desiderio che hai sempre avuto o è nato negli ultimi tempi?

"È un pensiero che ho iniziato a coltivare negli ultimi anni, in particolare dopo le Olimpiadi di Tokyo, nel senso che mi è capitato spesso di chiedermi cosa avrei fatto se avessi smesso l'attività agonistica, e dedicarmi all'allenamento l'ho sempre considerata un'opzione. Ovviamente sino all'inizio di questa stagione il mio pensiero era focalizzato su ben altro, ma poi è accaduto l'infortunio e nella lunga fase di recupero ho avuto tanto tempo per ripensarci e capire che se si fosse creata l'opportunità sarebbe stata per me un'ottima possibilità, in quanto ho sempre vissuto sin da bambina nel mondo dell'atletica e sarebbe stato bellissimo rimanerci".

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Che tipo di ruolo tecnico svolgi in questo momento?

"Insieme al mio Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle, che mi avrebbe rinnovato la possibilità di rimanere all'interno della squadra agonistica, abbiamo immaginato di coprire un ruolo vacante nella struttura tecnica nel Centro Sportivo Castelporziano che è quello riguardante proprio il salto in alto nell'ambito del gruppo giovanile delle Fiamme Gialle Simoni, e ovviamente sono felicissima che si sia creata questa possibilità, in quanto spero di poter trasmettere la mia passione per questa specialità a tanti giovani e giovanissimi".

Una carriera giovanile straordinaria, un ottimo quinto posto alle tue prime Olimpiadi di Tokyo nel 2016, l'argento agli europei indoor di Praga nel 2015, il bronzo nel 2018 ai mondiali al coperto di Birmingham. Poi cosa è successo?

"Sono successe tante cose, in particolare dal 2016 anno in cui ho perso mia madre e questo sicuramente mi ha reso in quel periodo particolarmente fragile. Credo in ogni caso di aver subito molto in quegli anni anche una grande pressione psicologica dall'esterno, nel senso che tutti si aspettavano da me sempre grandi risultati e questo sicuramente mi ha creato un ulteriore condizionamento, che poi mi ha portato spesso a cambiare allenatore, senza riuscire a trovare la necessaria stabilità nella gestione della mia personale tecnica di salto".

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Se tornassi indietro c'è qualcosa che non rifaresti?

"Probabilmente sono tante le cose che gestirei in altro modo, come sicuramente la fine del mio rapporto professionale con il mio storico allenatore Gianfranco Chessa, anche lui scomparso nel 2017. Principalmente però credo che muterei un certo atteggiamento mentale che avevo tanti anni fa, in particolare dopo aver ottenuto i miei migliori risultati, di pensare di saper tutto e avere capito ogni cosa del salto in alto. Detto ciò tornare indietro è impossibile e forse anche poco utile".

Tracciando un bilancio finale pensi di avere più rimpianti o soddisfazioni?

"Sicuramente vari rimpianti ma al tempo stesso sono felice e orgogliosa di quanto fatto, ora più che mai perché ho realizzato dei grandi risultati in una disciplina che mi piace tantissimo".

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Quali ritieni sia stato il momento più bello e quello più brutto?

La soddisfazione maggiore l'ho provata in occasione della medaglia d'argento nei campionati europei al coperto di Praga, quando ho superato 1,97 che è stata la stessa misura finale della vincitrice Kuchina con cui ho poi fatto lo spareggio per il primo posto, perdendolo, ma per me quella giornata con il primo podio da assoluta è rimasta memorabile. I due momenti peggiori, quando ho provato una delusione profonda, sono stati in occasione dei mondiali all'aperto del 2017 a Londra e del 2019 a Doha, in quanto sono stata eliminata in entrambe le occasioni in qualificazione ed ero andata con ben altri obiettivi".

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Il futuro come sarà adesso?

Sto frequentando il Corso Istruttori e sto anche cercando casa a Roma, dove vivo da due anni dentro il Centro Sportivo Castelporziano, ma adesso che ho la definitiva certezza di rimanere qui con un progetto a lungo termine, ed è tempo di sistemarmi in maniera più stabile. Per il resto, come detto, sono molto felice di poter seguire dei ragazzi giovani cercando di farli appassionare il più possibile".

Cosa pensi dell'attuale momento dell'atletica italiana?

"Sono veramente contenta, quasi stupita di quanto stia accadendo, sperando che questo momento continui e l'atletica possa diffondersi ancora di più portando un sempre maggior interesse, sia nel grande pubblico ma anche ovviamente nelle giovani leve che la vogliano praticare. Ho visto tutte le giornate degli Europei di Roma a giugno, nello Stadio Olimpico, ed è stato un grandissimo spettacolo dove ho provato un'ammirazione infinita per i nostri atleti e credo, proprio in quei giorni, di aver definitivamente maturato la decisione che il mio tempo agonistico fosse terminato".

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