L'ANALISI

Inter: Correa, adesso spiegaci dove avevi lasciato tutto questo talento

Oltre a quella del Tucu, la grande prestazione delle altre riserve a Verona avvalora la tesi di Marotta dei "titolari e cotitolari"

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Verona-Inter: le foto della partita

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Joaquin Correa deve delle spiegazioni ai tifosi dell'Inter e ovviamente anche alla società che gli versa lo stipendio (tranne la breve parentesi del prestito all'Olympique Marsiglia) dal 2021. Se nel suo repertorio ci sono le giocate che si sono viste a Verona, è incomprensibile come le sue prestazioni dei precedenti tre anni e mezzo siano state quelle certificate dalle immagini eloquenti che si erano viste sino a oggi. 

In un tempo, ma soprattutto nei primi ventidue minuti, Correa ha scritto un "manuale della perfetta seconda punta". Disponibile al lavoro per la collettività, puntuale nelle giocate, ha infilato consecutivamente: una traversa (8'), un gol (17') e un assist geniale per Thuram (22'). Poi, tanto per gradire, ha chiuso il primo tempo con un altro assist - di tacco - per il gol del 5-0 di Bisseck. In uno scampolo di partita ha partecipato a tre gol e mezzo, impresa che non gli era riuscita in tutta la sua esperienza francese (aggiungiamo anche un incrocio dei pali colpito allo scadere). A trent'anni compiuti e con un contratto che si avvia verso la scadenza naturale, ha mostrato un lato di sé che nessuno avrebbe mai immaginato, se non forse Simone Inzaghi quando aveva tanto insistito per farselo comprare tre anni e mezzo fa. 

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Eppure le occasioni per l'argentino non sono mancate. Periodicamente il suo allenatore l'ha riproposto, titolare o per spezzoni di gara, sempre con risultati più o meno sconfortanti, giocate fuori misura, gol sbagliati, tanti fischi da parte del pubblico interista. E quando erano arrivati i pochi lampi, tipo il bellissimo gol segnato in Champions League contro il Benfica a San Siro due stagioni fa, Correa aveva pensato bene di sfogarsi con un'esultanza polemica anziché godersi il momento, gesto che aveva ulteriormente irritato la tifoseria, già sconcertata da certe prestazioni negative. Se una persona avesse deciso di staccare completamente la spina con qualunque evento calcistico nell'ultimo anno e mezzo, faticherebbe parecchio a convincersi che il Correa visto a Verona è lo stesso che vagava per il campo durante le sue precedenti apparizioni in nerazzurro. Invece è proprio lui e forse c'entra qualcosa l'aria di Verona, perché proprio al Bentegodi aveva esordito (entrando a un quarto d'ora dalla fine) con doppietta nella stagione 2021-22. Un'ulteriore spiegazione che il Tucu deve ai suoi tifosi. 

Non è solo il magic moment di Correa a caratterizzare questa prolifica trasferta veneta dell'Inter. In quel primo tempo praticamente perfetto ci sono stati altri segnali positivi da giocatori che in questo campionato hanno avuto poco spazio. Asllani - il più indigesto a Inzaghi da quel gol sbagliato due anni fa a Barcellona - ha occupato diligentemente le mattonelle che di solito vengono calpestate da Calhanoglu, con qualche giocata precisa e con un assist per il gol di De Vrij. Lo stesso olandese, che in realtà ha collezionato un minutaggio consistente nella prima parte di questo campionato, si è fatto trovare pronto nel momento dell'infortunio di Acerbi, è entrato e ha anche timbrato il punteggio con un bel gol. Discorso simile per Bisseck, altro giocatore che ha impiegato parecchio per guadagnarsi un minimo di fiducia da parte del suo allenatore. Preciso nelle chiusure e dinamico nelle ripartenze, ha scritto il suo nome sul tabellino dei marcatori. 

C'è una piccola contraddizione in termini tirando le somme di questa esibizione così prepotente da parte dei nerazzurri. La vittoria di Verona avvalora in pieno la teoria del presidente Beppe Marotta, che recentemente ha parlato di una squadra formata da "titolari e cotitolari", sottolinenado lo sforzo profuso per mantenere tutti i giocatori importanti nonostante la necessità di iniziare una spending review necessaria. Simone Inzaghi - non a parole ma con i fatti - ha sempre preso una strada diversa, puntando moltissimo su quelli che considera titolarissimi e poco sugli altri. Forse le parole di Marotta era un messaggio, nemmeno tanto indiretto, all'allenatore, che sembra aver recepito al volo anche nella gestione dei cambi che da conservativi come al solito, a Verona sono stati anche sperimentali, compreso un inedito cambio di modulo finale. 

Tutto positivo nel primo sabato pomeriggio dopo una sosta che sembrava parecchio minacciosa, senza tralasciare lo spessore di un avversario che da qualche tempo si sta spegnendo pericolosamente. Il Verona nelle ultime sei partite (Inter compresa) ha vinto solamente contro una Roma che stava per cacciare il secondo allenatore stagionale. Per il resto, aveva preso sei gol dall'Atalanta, tre dalla Fiorentina e tre dal Monza. perdendo 1-0 anche uno scontro diretto fondamentale contro il Lecce. Un totale di 20 gol subiti nelle ultime sei partite. Però i gol bisogna segnarli e quando Lautaro è andato a mettersi sotto le coperte con la febbre, tutto questo non era scontato. 

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