Anche i ricchi piangono. Sempre meno dei poveri, si potrebbe aggiungere. Poi bisogna vedere che tipo di ricchi siano. Il Manchester City sarà anche la squadra degli emiri, ma la famosa questione del processo in corso sulle 115 presunte violazioni delle regole fair play della Premier, ha fatalmente ridotto le recenti campagne acquisti del club e, probabilmente, la capacità della società e dei suoi giocatori di restare concentrati sulle cose di campo. Alibi che reggono fino a un certo punto, come quello legato al futuro di Guardiola, che, rinnovando per altri due anni, ha eliminato l'ipotesi di un gruppo poco concentrato a causa dell'incerto destino del suo allenatore.
Le sconfitte di fila, dopo il tracollo in casa con il Tottenham, sono diventate cinque tra tutte le competizioni. Una cosa mai successa nella storia di un allenatore che, da quando siede in panchina, ha vinto tutto e ha contribuito a dare un nuovo impulso al gioco. Per qualcuno è addirittura il tecnico più impattante nella storia del calcio. La mazzata presa dagli Spurs all'Ethiad assomiglia a una sorta di pietra tombale su un ciclo straordinario. Guardiola, a Manchester sponda City, ha vinto 6 titoli nazionali su 8, un dominio praticamente impossibile in un campionato come la Premier League. Ha portato la parte meno nobile della città, soffocata dai trionfi dello United, al centro dell'attenzione mondiale, regalando oltretutto sprazzi di gioco indimenticabili e chiudendo la bocca a chi afferma che vittorie e spettacolo non possono andare di pari passo. Ma tanto ci sarà sempre chi dirà: "Facile con giocatori così".
Semplicemente ci sta che un ciclo che è partito nel 2016 possa essersi esaurito. Giocatori chiave come De Bruyne, costretto a vedere il campo con il contagocce, e Gundogan (tornato dopo il breve esilio al Barcellona), hanno tutto il diritto, e l'età, per considerare il meglio della loro carriera alle spalle. Bernardo Silva e Kovacic sono più giovani ma sembrano spremuti da anni ad altissimo livello. Poi ci sono gli infortuni eccellenti, Rodri su tutti, che hanno fatalmente segnato la stagione del City. Lo stesso si può dire sulla ciclica moria di difensori che ha privato Pep di giocatori importanti. Con il Tottenham, però, c'erano Walker, Stones, Akanji e Guardiol, davanti a Ederson, eppure le ripartenze letali degli Spurs hanno fatto sfracelli del reparto arretrato (o meglio di un'intera fase difensiva).
Nel silenzio dell'Ethiad Guardiola ha anche dovuto subire gli sfottò dei tifosi del Tottenham che gli hanno cantato: "You're getting sacked in the morning" (sarai esonerato domani mattina). Il City, in ogni caso, resta secondo in Premier anche se le distanze dai cannibali stagionali del Liverpool rischiano di allungarsi sempre di più, soprattutto considerando che domenica 1 dicembre ci sarà lo scontro diretto ad Anfield. Anche dando per perso il campionato, ma le giornate sono tante, il City è sempre in corsa in Champions e in F.A. Cup. Niente è ancora del tutto compromesso, basta solo ritrovare quella concentrazione che ha fatto dei Cityzens una macchina da gol e vittorie.
"In otto anni non abbiamo mai vissuto una situazione del genere. Adesso dobbiamo viverla e dobbiamo superarla vincendo le prossime partite, soprattutto la prossima. Torneremo. Lo faremo", ha detto Guardiola dopo l'ultimo tracollo. Non resta che puntare tutto sull'orgoglio e, se il ciclo dovesse essere davvero finito, resterà la soddisfazione di aver compiuto un'impresa eccezionale in quasi un decennio già entrato nella storia del club e del calcio. D'altra parte nulla dura per sempre.